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«Trekkenfild» usa le veloci frequenze degli sprinters, non quelle dei maratoneti PDF Stampa E-mail
Lunedì 11 Marzo 2024 10:22

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«Trekkenfild» numero 128, detto, fatto. Al centro i Campionati del mondo in pista coperta, obbiettivo puntato sugli eccellenti risultati degli atleti italiani. Come sempre, un paio di didate sul «topolino» del computer posizionato sulla copertina e buona lettura.

Ultimo aggiornamento Lunedì 11 Marzo 2024 11:58
 
Liste femminili di ogni tempo: rinnovamento in vista per alcune discipline PDF Stampa E-mail
Mercoledì 06 Marzo 2024 00:00

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Ritornano oggi protagonisti Enzo Sabbadin e Enzo Rivis con le loro puntuali e aggiornate liste di ogni tempo, stavolta quelle che vedono protagoniste le donne (messa a punto a fine 2023). Come nostra abitudine, non ci limitiamo a pubblicare le compilazioni sic et simpliciter, ma ci «guardiamo dentro», anzi ci curiosiamo dentro. Come insegnò Bruno Bonomelli a qualcuno di noi che siamo stati ad ascoltarlo, compilare è un nobile e meritorio esercizio, soprattutto in uno sport come il nostro che usa strumenti di misurazione. Ma davanti a questi dati, fondamentali, il passo successivo è capire cosa ci dicono. E dicono sempre qualcosa, magari anche in negativo, quindi non piacciono molto...ai manovratori...

Stavolta abbiamo tirato i bussolotti e ci sono uscite le quattro distanze del mezzofondo: 800, 1500, 3000 e 5000. La prima. Sulle 23 migliori prestazioni iniziali, nove appartengono a Gabriella Dorio (nella foto a sinistra). La più vicina, anzi vicinissima, come tempo - questione di millesimi di secondo - è stata la bolognese Elisa Cusma, atleta con una carriera oltre ventennale cosparsa di molte belle e importanti soddisfazioni. Cusma, in quelle prime 23 prestazioni, fa meglio della vicentina: ne conta undici. E sempre tenendo conto del computo iniziale, il titolo di aspirante alla successione va a Elisa Bellò, anche lei vicentina, originaria di un paese vicino a Thiene. Ha un tempo personale risalente al 2022 ma è tornata sotto i due minuti (che alle nostre latitudini è sempre limite da perforare) anche nel 2023. La più giovane, romana, Eloisa Coiro, classe 2000, sesta a scendere sotto i 120 secondi. Nelle dieci migliori di ogni tempo, rimangono ben salde Fabia Trabaldo, Patrizia Spuri e Agnese Possamai.

Sul doppio di 800 sottraendo 100, per ora ancora saldamente regnante Gabriella Dorio: unica sotto i quattro minuti,  e cinque delle prime prestazioni su sei. Ma attenzione, qui c'è una nouvelle vogue che preme dappresso. L'anno scorso in tre si sono avvicinate: Gaia Sabbatini, Ludovica Cavalli e Vissa Shintayehu, etiope di nascita ma friulana di adozione, in giovanissima età. Il nostro occhio retró ci fa rilevare che ben 16 delle migliori prime 42 pretazioni assolute fanno parte dell'eredità intoccabile e non trasferibile di Gabriella Dorio. Ancora una annotazione: il 4'02"85 che valse il terzo posto a Paola Pigni  ai Giochi Olimpici di München '72, è sempre il quinto tempo. Insoma l'altro ieri...cinquantadue anni fa...

Monarchia assoluta  (non vogliamo usare il sostantivo «dittatura» che ci fa venire i brividi) nei 3000 metri: su 22 prime prestazioni la metà esatta sono timbrate Roberta Brunet, alla quale trasfuse la sua competenza tecnica e la sua bonaria umanità Oscar Barletta. Ingessatissime le prime posizioni con i nomi di Agnese Possamai, Nadia Dandolo, Margherita Gargano e Silana Cruciata. L'orizzonte attuale è rischiarato da Federica Del Buono, figlia di cotanti genitori, Rossella Gramola e Gianni Del Buono, e dalla citata Shintayehu. Una giovanissima Roberta, ancora con la maglia dello CSAIn Torino appare nella foto di destra, lei è al centro, alla sua sinistra (numero 2) Alba Milana.

E chiudiamo con la distanza più lunga, dodici giri e mezzo di pista. Ci son voluti 27 anni ma il nome al vertice, quello della primatista, è cambiato: Roberta Brunet non più monarca ma principessa di un'epoca andata. Oggi regna Nadia Battocletti, trentina di Cles, lei che ha l'allenatore in casa, il padre Giuliano, mezzofondista e maratoneta. Battocletti, Brunet e Maria Guida, prima nella maratona ai Campionati d'Europa nel 2002, le uniche tre sotto i quindici minuti.

Pensierino della sera: abbiamo citato nomi di ragazze, signorine, signore, che hanno scritto le più belle pagine del mezzofondo di questa nostra penisola. Alle generazioni presenti e future il gravoso incarico di sostituirle.

Chiunque può approfondire e fare le sue riflessioni su tutte le altre discipline, soffermandosi sulle liste che potete agevolmente consultare su questo link.

Ultimo aggiornamento Mercoledì 06 Marzo 2024 14:30
 
Gianfranco Carabelli, dai due giri di pista ai molti giri attorno alla scrivania PDF Stampa E-mail
Venerdì 01 Marzo 2024 00:00

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Recita l'articolo 7 dello Statuto dell'ASAI, registrato la prima volta nell'anno 1994 nello studio di un notaro fiorentino:

"L'associazione si propone di promuovere e favorire la ricerca e la raccolta di ogni notizia, risultato, dato e materiale (programmi gare, manifesti, fotografie, risultati, ecc.) di qualunque tipo e genere inerenti la storia dell'atletica leggera italiana..."

Chiaro? La storia dell'atletica leggera italiana. Lo ricordiamo sia ai soci (che avrebbero dovuto leggere almeno una volta lo Statuto, ma sono sempre in tempo...) sia ai non soci, gli uni e gli altri che, talvolta, ci mandano materiali, richieste e proposte fuori tema, facendoci solo perdere tempo. Ma non di questo vogliamo occuparci, ma, molto più piacevolmente, di celebrare un «pezzo di storia» che oggi compie gli anni. Ci sembra di sentire quello che dirà l'interessato, come reagirà, seppure con la sua compassata flemma che sempre lo ha contraddistinto. Ma sentirsi chiamare «pezzo di storia», beh, sì, lo ammettiamo, è un po' troppo. Ma lui sa che noi tutti, asaini bonomelliani, lo facciammo con grande affetto, per augurargli una serena giornata.

Oggi celebra il suo genetliaco Gianfranco Carabelli, atleta di conclamata eleganza, dirigente di alta preparazione, uomo di cultura sportiva per davvero, e, alla fine ma non ultimo, nostro socio da parecchi anni. E autore, di tanto in tanto (nota di rimprovero), di scritti che nobilitano il nostro sito. Non gli abbiamo preparato la torta con le candeline, ma ci affidiamo a due ritrattini di due mani diverse che ricordano un momento sportivo, e, l'altro, un momento dirigenziale.

Campionati italiani assoluti, Firenze, 9 luglio 1966

Bruno Bonomelli, sulla pagina sportiva de «L'Unità» descrisse così la finale degli 800 metri:

“Rapida partenza di Arese, che viaggia in sesta corsia. Ma, quando i concorrenti all’uscita delle corsie si mettono in fila indiana, dietro al trampoliere torinese, l’andatura cala a tal punto che i 400 metri sono superati in 59”2, quanto a dire un tempo ultra-modesto. La gara diventa perciò tattica. Arese sulla dirittura opposta opera un vivace allungo, ma Sicari gli si avvicina poi nuovamente, trascinandosi Carabelli. In curva le posizioni non mutano. Sul rettilineo duro attacco di Carabelli e tenace la resistenza di Arese che viene piegato nella zona dei rettangoli bianchi. Carabelli (1’52”5) corona quindi un sogno lungamente accarezzato. L’ombra di Bianchi, il grande assente, campione dal 1961 al 1965, non oscura il suo meritato successo. Arese (1’52”6), Sicari (1’53”5) resiste a Gervasini (1’53”6), quinto è Sandon (1’54”5) e infine sesto Bozzini, il più giovane della compagnia, in 1’55”8.”

Il commento della rivista federale – “Corsa tattica per gli 800 metri. La gara vive sul duello fra Gianfranco Carabelli e Francesco Arese, forze emergenti dopo la rinuncia di Francesco Bianchi fuori condizione. Gli altri finalisti sono il nervoso siciliano del CUS Elio Sicari, lo junior Roberto Gervasini, il forte padovano Franco Sandon ed il ventenne Giorgio Bozzini. Passaggio lento ai 400 in 59, 600 metri percorsi in 1.25.5 e marcamento stretto. Guida Arese, ai 700 metri attacca di forza Carabelli e resiste sul rettilineo, imballato, al ritorno tardivo di Arese. Esce molto bene nel finale Gervasini, mentre terzo sarà Sicari”.

Il commento della rivista «Atletica Leggera» – Nessuno, solo un passaggio di una riga che dice:” Nelle gare di mezzofondo, ad eccezione dei 10.000, tutti gli altri vincitori appartengono alla nuova guardia: Carabelli GF, Arese, Finelli, Begnis…”.

Noterelle a margine – Carabelli (che quell’anno vestiva la maglia della Pro Patria San Pellegrino) aveva vinto la sua gara nell’incontro Germania – Italia per ventenni a Sindelfingen. Era la prima volta che una squadra di giovani azzurri superava una tedesca: 99 punti a 98. Gianfranco vinse in 1’51”5. In quella stessa occasione, Erminio Azzaro stabilì il nuovo primato italiano dell’alto, valicando 2.11 (terza prova). Il precedente era di Mauro Bogliatto, un centimetro meno. Qualche tempo prima, a Formia, aveva migliorato il primato juniores, con 2.08. Dopo Sindelfingen (19 giugno) il milanese scese ancora in pista, il 26 al «Rastello» di Siena, Meeting dell’Amicizia: si classificò secondo dietro al belga Coquit, segnò 1’50”3, che rimarrà la sua miglior prestazione stagionale. Il 29 rieccolo a Grosseto, vinse: 1’51”0, su Del Buono, Sicari e Gervasini. E poi i Campionati nazionali a Firenze, batteria l’8, finale il 9 luglio. Batterie, la prima: vinse tenendosi a spalla (1’54”3) Giorgio Bozzini, un piacentino con un gran fisico, una corsa bella, rotonda, peccato, non ha fatto, secondo noi, quello che avrebbe potuto; vestiva la maglia dell’Atletica Piacenza; poco o nulla motivato negli allenamenti, si faceva trascinare dal suo amico Sergio Morandi, gran persona, oggi presidente onorario della società piacentina dopo anni di presidenza effettiva. Il fratello gemello di Gianfranco, Giancarlo, accasato ai Carabinieri Bologna, venne eliminato nella seconda batteria, vinta da Arese.

Congedo dagli incarichi dirigenziali

Riprendiamo brani di uno scritto che Augusto Frasca, nostro attuale vicepresidente, scrisse, qualche annetto fa, quando Carabelli decise di lasciare il mondo dirigenziale.  

"Carabelli iniziò da atleta, e raramente ci fu nel mezzofondo veloce stile d’eguale eleganza. Dalla pista, alle aule della Scuola dello sport, primo corso con Crosa e Tommaso Assi, diplomati con lode, e con Gentile, Fabbricini, Devoti, Contento, Mazzeo, Mica, Veneri. Docenti, memoria obbligatoria, Giorgio Oberweger e Nicola Placanica, vecchie querce dello stampo siculo di Giuseppe Russo e dispensatori dialettici di scienza come Carlo Vittori. Il passaggio successivo alla federazione rappresentò un atto dovuto. Periodo migliore, quello vissuto nelle cure della perla – venne spontaneo definirla “oasi di civiltà” - rimasta unica nel panorama dellosport italiano, costituita dal Centro studi e ricerche. Poi, prima ancora di corpose soglie di responsabilità dall’altra parte del Tevere e in varie segreterie generali, atletica compresa, in due fasi, il rientro alla Scuola dello sport, succedendo al comunista Mario Vivaldi, che da direttore della struttura fra i molti meriti ebbe anche quello di disfarsi, dalla mattina alla sera, di un paio di sicofanti". 

Commento alle fotografie. Nella prima, in alto a sinistra, un giovane Gianfranco Carabelli, diciasettenne, con la maglia della Riccardi, vince una gara sui 250 metri, distanza allora nel programma della categoria allievi. A destra, fianco a fianco con Francesco Bianchi, sulla pista dello Stadio Olimpico romano, durante l'incontro con svedesi e norvegesi, anno 1964. La prima foto, sotto a sinistra, è unica, non l'ha mai vista neppure l'interessato: siamo nel 1962, a Pescara, incontro juniores con francesi e polacchi. La foto viene dall'archivio personale del bresciano Giulio Salamina, che in quella gara corse i 1500 metri con siepi. Oltre a lui e a Carabelli, c'è il cuneese Giampaolo Iraldo, quattrocentista, che fu quarto in 49"1. Stesso piazzamento di Carabelli sugli 800, 1'55"1. A chiudere, un Carabelli in giacca e cravatta, all'epoca segretario generale della Federazione; con lui il cav. Mario Bruno, mai dimenticato presidente del Comitato lombardo, e, a destra, Nino Moleti, dirigente dell'Atletica Riccardi.

Ultimo aggiornamento Venerdì 01 Marzo 2024 15:20
 
Trekkenfild ci informa dalle rive dell'Adriatico, ma non solo, ci sono anche i rumors PDF Stampa E-mail
Lunedì 26 Febbraio 2024 09:35

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Numero variegato questo 127 della pubblicazione telematica che ormai veleggia nel suo undicesimo anno di vita. C'è atletica con il tetto sulla testa, commenti, sfruguliamenti, perfino rumors, quelli che molto più banalmente potremmo chiamare pettegolezzi, in attesa di verifica. E, a completamento, qualcos'altro. Come sempre, di tutto di più, motto che non si addice più alla RAI, che ormai ha cambiato lo slogan: di meno, e solo quello che vogliono i padroni del vapore.

Ultimo aggiornamento Lunedì 26 Febbraio 2024 09:49
 
Guardi le liste italiane di ogni tempo, e vieni preso da acuta, profonda nostalgia PDF Stampa E-mail
Martedì 20 Febbraio 2024 00:00

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1990, 1993, 1985, 1986, 1995, 1981, 1999, 1977. Abbinati a 13'05", 13'06", 13'10", 13'11", 13'17", 13'19", 13'20", 13'21". Adesso accostiamo il calendario e i tempi ai cognomi: Antibo, Panetta, Cova, Mei, Di Napoli, Ortis, Battocletti, Fava. L'operazione di miscelatura di questi tre elementi ci porta alla lista dei cinquemila metri corsi da giovanotti del nostro Bel Paese (non sempre...) nella lunga cronaca dell'atletica leggera. Sono otto nomi e altrettanti tempi nei primi undici della compilazione che, come sempre alla fine di ogni anno, ci offrono Enzo Sabbadin e Enzo Rivis, che di questo si occupano nella nostra lillipuziana setta cui piace ancora questo sport, soprattutto conservarne, come qualcuno ha detto, «la memoria storica». Scorrendo, pizzicati da curiosità, la nuova compilazione chiusa alla fine dell'anno 2023, ci siamo soffermati, casualmente, sulla lista dei dodici giri e mezzo di pista. Chissà perchè, o forse perchè chi scrive questa nota molti di quegli eventi li ha vissuti in diretta, non televisiva o streamingzita. E la lista ha fatto tornare a galla i ricordi e le emozioni vissute.

Mettiamo da parte i sentimentalismi, e andiamo alla sostanza. Abbiamo appena detto: otto dei migliori undici catalogati all'alba del 2024. Un dato che fa riflettere, almeno ha fatto riflettere noi. Nell'intervallo temporale 1977-1999, ventidue anni, sono rimasti lì ben saldi otto dei migliori specialisti della distanza. Solo tre son venuti dopo. E, ad osservare attentamente, fra il 2000 e il 2011 non si è inserito nessuno: oltre un decennio vuoto, al vertice della specialità. Considerazioni che, a occhio, potrebbe essere ripetute pari pari per la doppia distanza. Tanto per dire, Franco Fava è inchiodato al settimo posto con quel 27'42", coronato dal terzo posto in quella stupenda gara sulla pista dello Stadio Olimpico di Helsinki a fine giugno 1977, vinta a suon di primato del mondo dal maestro elementare di un villaggio nelle montagne popolate dalla tribù Pokot, Samson Kimobwa, persona mite ed educata, deceduto una decina d'anni fa. Oppure, il quarto posto del furlan Venanzio Ortis da Paluzza nell'indimenticabile finale europea nello stadio praghese Rošický, nel 1978.

Ogni prova, di pista e di campo, ha la sua storia. Noi, casualmente, ci siamo soffermati su questa. A chi avrà voglia, tempo e curiosità di fare lo slalom fra le migliaia di cifre lasciamo la libertà di fare le proprie considerazioni. Intanto oggi "beccatevi" le liste degli uomini disponibili qui. Ad una prossima puntata quelle delle donne, come si conviene.

Nelle foto: in alto a sinistra, Venanzio Ortis e Luigi Zarcone in allenamento; la copertina dell'Almanacco dell'Atletica 1990, edizione Panini, riservata a Salvatore "Totò" Antibo; sotto Stefano Mei e Alberto Cova al termine di una gara. Tutti grandi protagonisti che ritroviamo ancora alla fine dell'anno 2023 nelle posizioni di vertice delle graduatorie nazionali sui cinque e diecimila metri

Ultimo aggiornamento Martedì 20 Febbraio 2024 21:00
 
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