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"Il premio in natura": ricordiamo Aldo Capanni rileggendo i suoi scritti PDF Stampa E-mail
Mercoledì 09 Agosto 2017 17:50

Iniziamo la pubblicazione di alcuni scritti di Aldo Capanni, ripresi dal libro "Di tutto un po'", che lui stesso diede alle stampe nel 2002. "Taglio il traguardo dei cinquant'anni di vita in buona salute - ringraziando Dio di questo". Parole che, oggi, hanno un suono stridente. "Scritti brevi" come li catalogò lui stesso nelle dediche introduttive "in parte inediti, in parte pubblicati, in parte resoconti di alcuni miei interventi oratori più o meno riusciti". Questo è il primo, altri ne sceglieremo da qui alla fine di questo anno 2017 che segna il decimo anniversario della partenza di Aldo da questa terra. L'iniziativa è stata sottoposta al fratello, don Alessandro, che l'ha accolta con entusiasmo, lui essendo il lettore più affezionato e più orgoglioso di questi scritti. Noi desideriamo ringraziarlo.

Il simpatico scritto che riproponiamo oggi trovò ospitalità sulle pagine della rivista "Correre" del mese di febbraio 1996.

Emerge un mondo che è, in larga parte, scomparso, un mondo del podismo spontaneo, festaiolo, spesso ambientato in un mondo provinciale, quasi sempre contadino, festa di paese, festa di popolo, oggi esistono i populismi non il popolo. Mondo defunto. I due capponi di Giovanni hanno riportato in superfice nostri ricordi di un atleta - anche lui scomparso - di cui abbiamo ricordato il nome pochi giorni fa: il bresciano Enzo Volpi, da tutti e per sempre conosciuto come "Franco". Più o meno, era protagonista nella stessa epoca raccontata da Aldo, lui era un grande corridore, per i suoi tempi, per i metodi di allora, per le scarse possibilità economiche, unica alternativa i gruppi militari, e Franco vestì i colori amaranto delle Fiamme Oro Bari, venendo dal C.R.A.L. Gnutti Lumezzane (dove, anni dopo, venne alla luce il talento di un altro grande corridore bresciano, Pier Giovanni Poli, per tutti "Gianni"). Non sappiamo se Volpi abbia arraffato capponi e se li sia portati al traguardo. Sappiamo, per certo, che quando correva nei prati, in montagna, in ogni caso nella natura che non fosse una angusta pista, arrivava sempre con una sportina di funghi, o di asparagi di montagna, o di erbe mangerecce. E arrivava prima degli altri. Parliamo di un corridore che nel 1962, alla "Cinque Mulini" quando era davvero la "Cinque Mulini", fu preceduto solo da un tizio che si chiamava Michel Jazy, forse qualcuno vagamente ricorda il nome...Capito? Non correva con i signori Cagafusi. Ebbene sì, di quella atletica abbiamo nostalgia. Così come abbiamo nostalgia di Aldino, della sua cultura, della sua passione, della sua rettitudine.

È iscritto a parlare Aldo Capanni, ne ha facoltà! 

Le nostre amiche corse amatoriali mettono in palio da tempo premi in natura, e il correre per il "prosciutto", la "spalla" o il "salame" è diventata la realtà di tante gare podistiche. In Toscana poi, la realtà che il sottoscritto conosce direttamente, è da anni in vigore la regola di scegliere le corse cui partecipare proprio in base ai premi in palio, così come è d'uso, per i migliori, "dividersi" le gare per non vincere sempre gli stessi premi, ma per alternarsi nel...rifornire le rispettive dispense.

Ma va detto agli attuali podisti che questa non è una regola dei nostri giorni, nè una novità: le gare su strada sono state sempre contraddistinte da premi di questo tipo, anche agli albori della corsa e poi via via nella storia.Il fatto che vi voglio raccontare oggi risale agli anni sessanta e riguarda proprio i premi in natura, anzi, per essere esatti, un traguardo "volante" di stampo ciclistico. Il nome del protagonista è di fantasia, così, se leggerà queste righe e si riconoscerà in esse, potrà approfittare dell'anonimato: lo chiameremo Giovanni. Era un mezzofondista di medio livello, e spaziava dagli 800 ai 5.000 metri, con qualche incursione anche sulle siepi e sui 10.000. La specializzazione non era certo la regola, allora, anzi, proprio per i corridori prolungati di non elevato valore valeva la norma di alternare spesso le distanze e le specialità. Ma le corse in pista Giovanni le sopportava a malapena: erano un obbligo cui lo costringevano il suo allenatore e la sua società, ed erano il necessario prezzo da pagare per essere seguiti, essere allenati al meglio possibile per l'epoca, avere gratis dalla squadra pantaloncini, maglietta, tuta e scarpette, chiodate e non, qualche premio ogni tanto e a fine anno. La famiglia di Giovanni era di origine contadina, e il nostro conosceva bene il valore delle cose, e delle cose da mangiare in particolare: i suoi, reduci dalla fame e dalle privazioni patite in tempo di guerra, gli avevano ben insegnato l'importanza di vivere con la pancia piena o meno. E giovanni sfruttava il più possibile il suo non eccelso talento e il suo allenamento nelle corse su strada. Già in quegli anni, infatti, particolarmente nei piccoli paesi delle zone di campagna, si organizzavano tante gare, garette e garettine, quasi sempre in concomitanza con le sagre paesane e con le varie ricorrenze festeggiate localmente.

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Ultimo aggiornamento Mercoledì 09 Agosto 2017 16:51
 
Ieri, oggi, domani e dopodomani: storielle, punture di spilllo, ricordi autentici PDF Stampa E-mail
Venerdì 04 Agosto 2017 17:00

 

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A Brescia e dintorni, vasti invero, trattasi di oltre 1 milione e 200 abitanti, 205 Comuni, un territorio di 4.800 km quadrati, ci sono tre eventi sportivi che fanno rima: Mille Miglia (oppure Millemiglia tutto attaccato) una corsa d'auto su e gù per il nostro allungato stivale nata nel 1927 e gloriosamente vissuta fino a tragicissimo evento nel 1957; Centomiglia velica sul lago di Garda , la più celebrata regata in acque interne del mondo, creata dalla voglia di regatare di un gruppo di gargnanesi nel 1951; la Diecimiglia podistica a Navazzo, otto chilometri di ascesa dal capoluogo Gargnano, nata nel 1974. Denominatore quasi comune il miglio British, diciamo quasi essendo che il miglio terreste ha una distanza e quello acquatico un altro. Non diamo cifre metriche, per evitare le tiritere dei soliti accademici dell'inutile che si mettono a contestare il centimentro e il millimetro, rotture già metabolizzate in passato.

Con l'andare del tempo, e per ragioni diverse, ognuno di questi eventi sportivi ha sentito il fascino del passato. Le auto non potevano più scorazzare su e giù per la penisola a velocità da circuito di Indianapolis, e così, dopo 20 anni, nel 1977, si è inventata la Mille Miglia Storica, che doveva essere una passeggiata di vecchie ma ancora affascinanti signore (le auto), doveva...che in effetti secondo i dicunt et narrant ci sarebbero ancora dei simpatici buontemponi che, a suon di migliaia di Euroni, dollaroni, ma si accettano tutte le monete, farebbero delle corsettine non proprio da pensionati in vacanza...Voci maligne, non fatele sapere alla Stradale. Vele classiche ante 1981 per la Centomiglia lacustre, barche che hanno fatto una parte cospicua della storia della regata ma, soprattutto, della evoluzione delle barche da regata. Gli scarpinatori potevano essere da meno? Eh no...e allora un bel tuffo non nel lago - che un giorno dicono che non è balneabile e quello dopo ti servono la sua acqua nei ristoranti stellati, freschissima, purissima, fonte Gardasee - ma nel passato. La corsa di Navazzo nacque come "La Caminâa",  denominaziona dialettale di facile intuizione. Le prime edizioni furono un su e giù per le montagne dell'entroterra gardesano, fra i 30 e 35 chilometri. Si torna (domani, partenza ore 9) a quei tempi, che vien voglia di definire lontani, un secolo fa, e nessuno ci può smentire. Una camminatina di 30 km e mezzo, con 1855 metri di dislivello. In sintonia con le mode del momento è etichettato come "trail", il cui significato, secondo il dizionario della lingua inglese, è "seguire le tracce, o le orme". 

Bene, accingiamoci a rivedere la "Camináa Storica" formato trail...ma quale formato? Nel 1974 si faceva questa stessa corsa senza bisogno di adottare etichette in uso nel paese dei Britanni. E la corsa in montagna? Hanno dovuto inventarsi una organizzazione aderente alla Federazione mondiale di atletica, con tanto di presidente, vice, consiglieri, riunioni annuali, viaggi in giro per il mondo con mogli al seguito. Questa è la vera corsa in montagna, solo ascensionale per specialisti dell'arrampicata e dell'aggrappata...alle poltrone e ai benefit. Ma la cosa più ridicola è che, negli anni 50 - 60, e forse anche oltre, questo tipo di corsa era "fuorilegge": gli atleti nazionali non potevano prendervi parte pena la squalifica. Il bresciano Franco Volpi, uno dei più bei corridori pedestri che siano mai apparsi sulla scena della italica atletica, non fu messo nell'elenco degli "azzurri" per i Giochi Olimpici di Roma perchè partecipava a qualsiasi tipo di corsa su strada, sui prati, in montagna, ma evitava la pista. E quelle non molte volte che ci corse sopra fece i primati dei 5 e 10 mila metri. Vedete come è volubile il mondo? Adesso il trail, la corsa in montagna, altra sovrastruttura geronto-dirigenziale per la 100 km, e via allegramente cantando. Di nuovo non c'è proprio niente, se non a creare...posti a tavola. E, avanti c'è posto, serve a rinfoltire il numero dei tesserati, e a tappare i buchi, bene vengano dunque gli ottantenni e i +100, questi li esibiamo in tv. Vabbuò (© comandante Schettino). 

Torniamo sul Monte di Gargnano. Domani questa gitarella in montagna, con 'sto caldo, che Dio ve la mandi buona. Di proposito, abbiamo deciso di pubblicare una foto della prima edizione, con carro agricolo in bellavista, e non trattasi di photoshop: non c'era nessun bisogno di creare costose e inutili sovrastrutture (terminologia marxista). Domenica la "Diecimiglia del Garda", edizione consecutiva numero 44, inclusa la "Camináa": il racconto, senza fronzoli, di questa gara che è stata un fior di gara, lo trovate qui www.diecimigliadelgarda.net. A noi preme rinfrescare la memoria su un evento che ci sta molto a cuore: verrà ricordato Aldo Capanni, che della nostra piccola "cosca" è stato un grande, con un premio a lui intestato. Chissà quanti dei soci che spesso si riempiono la bocca del suo ricordo saliranno a Navazzo. Lunedì riferiremo.

Ultimo aggiornamento Sabato 05 Agosto 2017 13:35
 
Saranno belli gli occhi neri, ma le gambe, ma le gambe, a me piacciono di più PDF Stampa E-mail
Giovedì 03 Agosto 2017 19:41

Per coloro che masticano un po' della lingua di Napomacron...Solito messaggio che noi rilanciamo illudendoci che a qualcuno possa interessare...Gilbert Rossillo fa diligentemente la sua parte, noi la nostra, girando il suo cortese messaggio puntuale all'inizio di ogni mese. Stavolta l'edito consueto è dedicato a una donna cui il buon Dio aveva dato gambe straordinarie...abbiamo detto gambe...Au revoir!

Bonjour à toutes et à tous,                         

A​u nom de la Commission Documentation et Histoire de la Fédération Française d'Athlétisme, j'ai le plaisir de vous adresser la 70ème lettre mensuelle d'informations avec son traditionnel résumé des études réalisées ou mises à jour au cours du mois de juillet que vous pouvez consulter plus en détail via le lien suivant : https://cdh.athle.com/

P.S. - Il titolo è ispirato ad una canzone del Trio Lescano, anni '40.

 

 
Ultimo aggiornamento Giovedì 03 Agosto 2017 20:02
 
2 agosto 1948, Adolfo Consolini dona all'Italia il sesto oro olimpico PDF Stampa E-mail
Mercoledì 02 Agosto 2017 14:30

Sessantanove anni fa, il 2 agosto era un lunedì. Su Londra faceva un tempaccio. Pioveva a dirotto sui Giochi della XIV Olimpiade e sull' Empire Stadium di Wembley  Curiosando fra i nomi altisonanti del Comitato olimpico, in quel momento, enumeriamo lo svedese Sigfrid Edström, che era presidente anche della Federazione mondiale di atletica; lo statunitense Avery Brundage, che sarebbe divenuto presidente del C.I.O.; mentre del Comitato Esecutivo faceva parte anche  il Conte Alberto Bonacossa, proprietario, dal 1929, della "Gazzetta dello Sport". Presidente del Comitato organizzatore dei Giochi londinesi era The Rt. Hon. The Lord Burgley, campione olimpico sui 400 metri ad ostacoli nel 1928, futuro presidente della Federazione mondiale di atletica, sincero amico del nostro Luigi Facelli che aveva incontrato in due finali olimpiche, 1928 e 1932.

Torniamo sulle fradice pista e pedane dell' Empire Stadium. L' atletica era iniziata il 30 luglio e si sarebbe conclusa il 7 agosto. La mattina del 2 agosto, con inizio alle 11 ora locale, la prima gara in programma era il lancio del disco. Gli iscritti erano 35, secondo i dati in nostro possesso si presentarono in 31. L'Italia metteva in campo tre atleti: Adolfo Consolini, Giuseppe Tosi e Giorgio Oberweger. I loro rispettivi numeri di "pettorale" erano il 532, 534 e 533. "The qualifying dtstance is 46 m. All the competitors who attain this distance will take partin the Final". L'omone di Costermano si qualificò con il nuovo primato olimpico: 51.08. L'altro omone, anche più grosso, futuro corazziere al Quirinale, Beppone Tosi, superò i 50 metri di 56 centimetri, lontanuccio il terzo, lo statunitense Gordien (48.40). Solo 8 superano i 46 metri, quattro dovettero essere ripescati, Giorgio Oberweger restò fuori (43.07).

Il tempo di buttare qualcosa nello stomaco e alle 15.30, 3.30 P.M. alla moda British, di nuovo in pedana per la finale. Tosi esordì con 51.78, nuovo primato olimpico, Consolini sotto i 50: 49.67. Il tiro vincente fu il secondo: 52.78, ancora record. Non cambierà più nulla. "Bronzo" per Gordien, un terzo lancio a 50.77. Consolini ebbe tre lanci oltre i 50, Tosi quattro, Gordien uno solo. Lo stesso ordine della qualificazione del mattino.

Per ora è tutto. Ci premeva ricordare la storica giornata del titolo olimpico di Adolfo Consolini (il sesto nella storia atletica della nostra Nazione), di cui ricorre quest'anno il centenario della nascita, come abbiamo avuto già occasione di scrivere su questo spazio varie volte. E scriveremo ancora. Anzi, già che ci siamo: nei prossimi giorni pubblicheremo una "chicca" davvero unica che ci ha fatto avere un nostro socio. Un po' di pazienza. Arrivederci.

Ultimo aggiornamento Mercoledì 02 Agosto 2017 16:13
 
Aldino, il tuo spirito correrà domenica sulle strade della "Diecimiglia del Garda" PDF Stampa E-mail
Lunedì 31 Luglio 2017 17:00

 

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Insegnava; scriveva, tanto e bene, articoli per riviste, libri per tramandare la storia dello sport toscano; faceva del bene assistendo chi soffriva e aveva bisogno d'aiuto, non era Papa ma un precursore di Jorge Mario Bergoglio, venuto dalla Pampa argentina, nella concreta applicazione del Vangelo. Neppure suo fratello Alessandro, che pur di mestiere custodisce i Sacramenti e li celebra ogni giorno, aveva il passepartout del suo animo. Collezionava, grande esperto di fumetti, raccolta completa e originale di Tex, ma anche tutti gli altri "classici" delle strisce; una invidiabile raccolta di libri storici e artistici su Firenze, il suo guscio che amava e odiava per la deformazione che subiva giorno dopo giorno. Il nucleo familiare all'Isolotto, rione nato dal progetto INA Casa e inaugurato dal sindaco Giorgio La Pira nel 1954. Aldo era ironico, talvolta sarcastico,  al punto da far girare i cabasisi, un "maledetto toscano" per dirla con il signor Curzio. Correva, pedalava durante la settimana, faceva esercizi fisici ogni santa mattina, prima di una colazione come si deve, poi mangiava, anzi si alimentava come diceva lui, come un passerotto. La corsa: per se stesso, non ha mai preso parte ad una camminata a pagamento, non per tirchieria ma per precisa scelta.

Di Aldo Capanni, lui sì, proprio lui, si potrebbero enumerare tanti altri "profili" della personalità e dell' opera. Ci fermiamo sullo sport, che già da solo costituisce un tomo molto voluminoso. Insegnante di educazione fisica, in seguito tecnico di atletica leggera, con una spiccata vocazione allo studio, all'approfondimento, alla divulgazione. Dà vita, con pochi altri, al Centro Studi A.S.S.I. Giglio Rosso di Firenze, ci mette anima e corpo, e anche quattrini, per acquisire libri e riviste da tutto il mondo, per stampare una rivista tecnica, a ciclostile  prima  a stampa poi...e infine defunta, après moi le déluge. Si butta a capofitto nella storia e nella ricerca. Pubblica opere sportive nuove, complete, con l'aiuto dell'amico Piero Massai, ex atleta, allenatore, responsabile tecnico federale per i giovani, funzionario alla Amministrazione provinciale di Firenze dove c'è una signora Assessore allo sport che conosce il significato del sostantivo "cultura": Elisabetta Del Lungo. Anni di rigorose ricerche alla Biblioteca Nazionale Centrale di Firenze, in Piazza dei Cavalleggeri, a un soffio d'aria da quel gioiello architettonico che è Santa Croce. Biblioteca che fu una delle mete preferite di Bruno Bonomelli, che finiva sempre a farsi rimbrottare per il suo vocione pavarottiano. Aldo è il motore instancabile di queste ricerche, pur se altri vi partecipano. Atletica, ciclismo, pallacanestro, pallavolo, calcio, il progetto era una storia completa dello sport fiorentino. Poi sconfina anche in altre terre toscane, per analoghe ricerche. Con l'amico Paolo Allegretti mette in cantiere il Museo del Basket, a Lucca, una incompiuta.

Poi, un giorno, passa sulla Autostrada del Sole un rompiscatole, si trovano all' autogrill di Firenze Nord; il subdolo figuro gli parla di un progetto: un gruppo di amici che si dedichino alla storia dell'atletica italiana per proseguire il lavoro di BiBis il quale aveva sempre rifiutato di mettere ordine nelle sue ricerche , e diede in pasto  ad una atletica che non lo meritava solamente un paio di libri sulla corsa campestre e, negli anni '40 - sul finire - e '50 - la prima metà - delle chicche statistiche che nessuno, dicesi nessuno, ha neppure eguagliato. "Avremo solamente delusioni e amarezze" fu il tagliente commento,  ma sapeva bene quello che diceva. Comunque, in quel momento, nacque l'Archivio Storico dell' Atletica Italiana, che in seguito si chiamerà A.S.A.I. Bruno Bonomelli. Di quella banda di scapestrati illusi fu il primo segretario ininterrottamente fino a quando..., appunto, fino a quando...

Ci ha raccontato un amico che fu raggiunto dalla telefonata di don Alessandro mentre stava scendendo le scale della Library del British Museum, a Londra. "Aldo non ce l' ha fatta", erano i primi giorni di gennaio del 2007. Aldino, per gli amici, si era sentito male durante una conferenza sullo sport in una cittadina sui colli di Lucca. Diagnosi feroce, ferri del chirurgo, una lotta durata pochi mesi. Per dire chi era Aldo Capanni: pur con quella brutta bestia addosso, aveva chiuso la contabilità dell'A.S.A.I., aveva lasciato tutto in ordine, intransigente fino alla fine, verso se stesso e verso gli altri. Un gigante fra i pigmei.

Nella Assemblea annuale dopo poche settimane, Elio Forti, socio, organizzatore di una gara podistica che ha avuto davvero momenti di gloria, propose di ricordare Aldo intitolandogli il trofeo per i primi tre classificati della "Diecimiglia del Garda". 2017, son dieci anni che Aldo ci ha salutato, ma a Navazzo, domenica prossima, gli amici del GS Montegargnano e dell'Archivio Storico dell'Atletica Italiana "Bruno Bonomelli" lo ricorderanno ancora, non senza commozione. Cosa sia la "Diecimiglia del Garda", soprattutto cosa sia stata in anni ormai consegnati al libro dei ricordi, lo potete leggere da soli, se ne avete voglia, andando su questo indirizzo https://www.diecimigliadelgarda.net/.

Noi ricorderemo Aldino con la pubblicazione, a partire dai prossimi giorni e fino alla fine dell'anno, di alcuni suoi scritti, ripresi da quel "Di tutto un po'", libro che egli si dedicò in occasione dei suoi cinquantanni. Abbiamo proposto a don Alessandro questa iniziativa che ha avuto la sua "benedizione", urbi et orbi.

Codicillo: se qualcuno dei nostri soci che vivono nel Lombardo Veneto, ma non solo, volessero salire domenica a Navazzo, lago di Garda, sarebbe un bel gesto. Noi ve lo abbiamo detto, voi fate come volete.

Le foto a corredo: i tre trofei messi in palio dall' A.S.A.I. Bruno Bonomelli e la copertina del programma della "Diecimiglia del Garda".

Ultimo aggiornamento Martedì 01 Agosto 2017 11:19
 
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