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Arno Società Sportiva Italiana, era il 1922, son quasi cento anni di sport Stampa

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Un raduno di saltatori con l'asta allo Stadio «Berta». Al centro della foto, in piedi, si riconosce Danilo Innocenti, con le braccia lungo i fianchi, primo italiano oltre i 4 metri. Nell'immediato Dopoguerra sarà il direttore sportivo della rinata A.S.S.I. Giglio Rosso


Nella speranza (fondata?) che tutti abbiano capito che domenica l'Assemblea annuale dell'Archivio Storico dell'Atletica Italiana «Bruno Bonomelli» sarà ospitata nella Sala Aldo Capanni all'interno della sede della società fiorentina ASSI Giglio Rosso, abbiamo deciso di pubblicare un brano tratto dal libro «Storia dell'atletica a Firenze e nella sua provincia dalle origini al 1945» di Aldo Capanni e Franco Cervellati. Dove si racconta come nacque il club sportivo, le sue trasformazioni, i suoi impianti, i suoi uomini. Vuole essere un ringraziamento agli amici che ci ospiteranno domenica nella loro sede in viale Michelangiolo.

“L’Arno Società Sportiva Italiana venne fondata il 14 aprile del 1922. Secondo il racconto che ci fece un giorno uno dei soci fondatori, Agostino Marchiani, 18 giovanotti del Rione di San Niccolò furono i fondatori. Stanchi di osservare le regole imposte dal parroco per l’uso del campetto di calcio della chiesa di S. Maria a Ricorboli, i nostri decisero di costruirsene uno proprio in quella grande ansa formata dal viale del Colli, che, fino ad allora, era servita da discarica di materiali inerti.

“La storia proseguì addirittura con il furto, nottetempo, di alcune attrezzature della parrocchia, divise e palloni, ma soprattutto con l’alacre opera di spianamento e bonifica del terreno cui seguì, come è anche documentato dagli archivi, la recinzione del fondo e la costruzione di rudimentali spogliatoi.

“Sappiamo poi che il vessillo della sociale, dai colori bianco-versi, venne inaugurato il 3 settembre del 1922. La cerimonia – alla quale parteciparono le rappresentanze delle maggiori società sportive fiorentine – venne «benedetta» dall’On. Italo Capanni, fascista e squadrista della prima ora, discreto ex-atleta dell’Itala. In tale occasione fu organizzata, dalla società medesima, la Coppa Chiappi, un cross-country podistico.

“L’A.S.S.I. – la forma contratta era sicuramente di buon auspicio -, nata dal bisogno di autonomia di un gruppetto di calciatori, fu sin dalla costituzione una società polisportiva: al calcio si aggiunsero il ciclismo, la ginnastica, il podismo, l’escursionismo.

“I tempi dovevano essere estremamente favorevoli allo sviluppo dello sport cittadino se l’A.S.S.I., dopo pochi mesi di vita, riuscì a dotarsi di una palestra ben attrezzata per l’allenamento della propria squadra ginnastica, dei «boxeurs» e dei lottatori, in via Adriani. Sicuramente fu abile il Consiglio, presieduto da Mario Bordi, ma certamente la giovane società godette di una certa simpatia negli ambienti che contavano.

“Sul piano operativo l’A.S.S.I. risistemò definitivamente il campo di gioco, lo dotò di una tribuna coperta in legno e di uno chalet, e divenne subito un luogo attraente per i fiorentini che accorrevano numerosi, nei giorni festivi, per seguire le vicende dell’undici biancoverde. Fu sicuramente il calcio lo sport nel quale la società ottenne i migliori successi approdando al campionato di III Divisione, nel quale militò fino allo scioglimento della società.

“Altri buoni risultati furono ottenuti dalla sezione tamburello, dal pugilato e dalla lotta greco-romana, dal ciclismo e dalla pallavolo dove l’A.S.S.I. vinse nel 1926 un campionato italiano riservato a squadre dopolavoristiche.

“La Sezione Atletica combinò invero assai poco, e si distinse più per le sanzioni comminate dalla Federazione Italiana Sport Atletici – per aver organizzato gare senza aver rinnovato l’affiliazione alla Federazione – che per i risultati, davvero modesti ei suoi rari atleti. Ma l’A.S.S.I. ebbe comunque una parte importante nella storia dell’atletica fiorentina: per il suo campo, prescelto dalle autorità sportive e di regime – che in pratica si sovrapponevano nella figura del marchese Luigi Ridolfi – per costruirvi il primo impianto fiorentino di atletica leggera omologato dalla F.I.S.A..

“Nella generale «ristrutturazione» dello sport fiorentino, voluta dall’ente sportivo della Federazione provinciale fascista, l’Arno Società Sportiva Italiana venne «fusa» con un’altra società calcistica, la G.E.A., che aveva un bel campo sportivo in via Aretina. Da questa fusione nacque l’Unione Sportiva Fiorenza e, dopo un sopralluogo effettuato sui due impianti sportivi delle vecchie società, il marchese Ridolfi stesso decise che l’U.S. Fiorenza si avvalesse di quello di via Aretina, sede della G.E.A. I fatti narrati accaddero alla fine del 1927 e per rendere meglio l’idea del clima che si respirava in quel periodo, della precarietà estrema delle libertà individuali ed associative, riportiamo una parte di un comunicato dell’Ente sportivo, pubblicato su «Il Nuovo Giornale», che si occupò dell’U.S. Fiorenza:

“I soci delle ex- Società A.S.S.I. - G.E.A. sono d’ufficio iscritti nella U.S. Fiorenza. Coloro che non intendessero far parte del nuovo sodalizio, dovranno singolarmente far pervenire entro il corrente mese alla Segreteria, Piazza Mentana 1, le loro dimissioni con lettera raccomandata. Ogni singolo dimissionario dovrà nella sua lettera di dimissioni indicare, oltre il nome e cognome, anche il proprio indirizzo. Non verrà tenuto conto delle dimissioni inviate in modo diverso a queste disposizioni. Il Triunvirato è certo che tutti i soci delle due associazioni accetteranno disciplinatamente di far parte dell’U.S. Fiorenza, in ogni modo vengono avvertiti che la nota dei dissidenti verrà comunicata all’Ente Provinciale Fascista per gli opportuni provvedimenti”.

“L’A.S.S.I. scomparve dalla geografia sportiva fiorentina dopo appena cinque anni dalla fondazione, il suo campo venne modificato in un moderno ed efficiente impianto per l’atletica leggera, dotato di tutte le attrezzature tecniche e sanitarie e di una tribuna in cemento armato coperta da una tettoia di legno con copertura in coppi. Quest’ultima fu realizzata nel 1929 da Nervi e Nebbiosi, due giovani ingegneri romani, che in seguito progettarono e seguirono la costruzione dello Stadio «Giovanni Berta».

“La moderna struttura realizzata fu sede della Società Atletica Giglio Rosso: sulla pista in carbonella di 333 metri si disputarono innumerevoli gare e si allenarono i più grandi campioni dell’epoca, ma questa è la storia di un’altra società.

“Il 5 novembre 1944, dopo la Liberazione della città, si svolse l’assemblea generale della S.A.U. Giglio Rosso, durante la quale fu deciso di ripristinare la vecchia denominazione della società originaria: l’A.S.S.I. In riconoscimento dell’eccezionale attività sportiva e dei titoli di società ed individuali conquistati nel periodo del regime fascista, i soci della ricostituita Arno Società Sportiva Italiana vollero aggiungere alla sezione atletica il nome di Giglio Rosso.

“Direttore sportivo dell’A.S.S.I. Giglio Rosso fu nominato Giuseppe Lippi che insieme a Bruno Betti, quale allenatore, ricostruì l’atletica fiorentina del dopoguerra”.