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Una grande dimenticata: la corsa dei 60 minuti su pista. Al suo posto, il nulla (1) Print

Il titolo sembra la fotocopia di quello che faceva bella mostra nella seconda pagina del Bollettino ASAI che pubblicammo, a stampa, nel luglio del 2004, per celebrare i nostri primi dieci anni di vita (adesso siamo a venticinque). Diceva quel titolo:«Ora di corsa in pista: una gara dimenticata». Appunto, son passati quindici anni, ma di questa affascinante gara, ad alto valore tecnico tra l'altro, si son perse le tracce. Abbiamo chiesto al nostro socio Enzo Rivis, che anche quindici anni fa si era cimentato in una ricerca sulla corsa di un'ora in pista, di aggiornare quel lavoro. Aggiornare? Con che? Il malcapitato ha scartabellato, chiesto a destra e a sinistra, ma di gare di questo tipo manco l'ombra. Per aggiungere qualcosa di nuovo, Rivis si è «inventato» di fare una classifica delle gare a squadre, quelle 24 x 1 ora che, qua e là, si organizzano ancora.

Non ci meraviglia. La nostra atletica - in generale, non in maniera circoscritta all'Italia solamente, che comunque va solo a rimorchio - è alla spasmodica ricerca di qualcosa di nuovo, di eclatante, che attiri le masse (ma quando mai?). Grandi innovazioni: basta marcia 50 km, bisogna o ridurre o cancellare, dictat federomondiale. Noi, nel nostro povero linguaggio imparato alle elementari e poi alle medie, lo chiamiamo volgarmente «ricatto», quello della televisione che dice che la gara è troppo lunga, che questi sculettatori fanno ridere, che la gente (la gente? chi?) non li vuol vedere. E allora il Comitato olimpico internazionale ricatta la Federatletica mondiale: o riducete o vi cancelliamo. Per carità: ci genuflettiamo al Divino Potere televisivo. Oggi è la marcia nel mirino (lo he sempre stata, in verità), domani sarà il martello, poi il salto triplo (innaturale, lo hanno già detto). Ora di corsa? Ma siete matti? Intanto stanno facendo di tutto per mandare in soffitta per sempre metro e cronometro, basta con 'ste liste di tempi e di misure, che palle 'sti statistici!

Sapete quante prestazioni sono entrate nella lista delle migliori conseguite da atleti italiani negli ultimi 20 - 25 anni? Non ve lo diciamo, scopritelo da soli alla prossima puntata, quando vi daremo le liste compilate dal bravo Rivis, che intanto ringraziamo.

 

Le tradizioni sono antiche, il presente non esiste

di Enzo Rivis

L’ora di corsa in pista ha antiche tradizioni. Già si correva a fine del secolo scorso.  Carlo Airoldi è stato il primo primatista italiano con Km 14,180, risultato ottenuto a Milano, al coperto, nel velodromo di Foro Bonaparte, il 12 gennaio 1896. Distanza superata ben due volte in una settimana, sempre in gare indoor a Milano, da L. Ravasco (il 12 gennaio) e da Guido Gatti (il 20 gennaio), rispettivamente con Km 14,755 e Km 16,055. Mentre all’aperto, nello stesso anno, Arrigo Gamba arrivò, il 7 giugno, nel capoluogo lombardo a Km 15,625 (altre fonti riportano Km 15,425).

Alla fine del XIX secolo, la migliore prestazione italiana era già arrivata a Km 16,560 (Edoardo Oderio a Torino il 16 luglio 1899).

Negli anni a cavallo del 1900 l’ora era la gara di lunga distanza più corsa, tanto è vero che la migliore prestazione italiana, seppure ufficiosa, è stata migliorata diverse volte, soprattutto da Giacinto Volpati che, l’ultima volta, a Doublens il 21 agosto 1904, corse Km. 17,622. Risultato poi migliorato da Pericle Pagliani, a Roma, il 30 dicembre 1905 con Km. 17,810.

Bisogna attendere il bustocco Carlo Speroni per superare i 18 km: a Milano, il 27 settembre 1914, corre Km 18,060, tredicesima prestazione europea tra i dilettanti (con record mondiale sui 20 Km con 1h06:36.0, non omologabile perché registrato solo da due cronometristi). Passaggi : Km 9,199 (30 minuti), 32:43.2/5 (10000m) e 49:31.0 (15000 metri).

Carlo Speroni (nato a Busto Arsizio il 13 luglio 1895) fu il più forte fondista italiano tra il 1912 e il 1925. Vinse 12 titoli italiani, ma fu sempre sfortunato nelle sue partecipazioni olimpiche. Nel 1912 si ritirò a Stoccolma nella maratona: era quinto a metà gara (Km 20,100) e ancora sesto al 35esimo Km (in 2h21:25). Nel 1920, ad Anversa, sui 5mila metri, vinse la batteria davanti a Paavo Nurmi, poi in finale fu settimo.  Si ritirò (sia sui 10000m che nella corsa campestre) a Parigi, nel 1924.

Il record di Speroni fu migliorato molti anni dopo, il 6 giugno 1933, all’Arena di Milano da Spartaco Morelli: Km 18,157. Poi proseguì fino ai 20 km, e migliorò anche la prestazione di Speroni su quella distanza con 1h06:22.2/5, a meno di 2 minuti dal record mondiale di Paavo Nurmi (1h04:38.4).

I 19 Km sono stati superati per la prima volta da Antonio Ambu, a S. Donato Milanese, il 21 ottobre 1962. Ambu (nato a Cagliari il 10 maggio 1936) è stato il più forte fondista italiano negli anni ’60. Alla fine del 1968 sono suoi i record italiani sui 5000m (13:50.8 a Grosseto il 27 luglio1965), sui 10000m (29:09:2 a Milano il 9 ottobre 1965) e le migliori prestazioni sull’ora, 20000m, 25000m e 30000m (Km 19,532, 1h01:28.8, 1h18:23.0 e 1h35:30.0, tutte ottenute nella stessa gara a Schio il 17 ottobre ‘65). E 2h18:04 nella maratona corsa a Boston il 19 aprile ‘67.

Dopo il primato ottenuto da Giuseppe Cindolo di Km 19,917, a Roma il 7 aprile 1974, è Franco Fava il primo a superare la barriera dei 20 Km (Km 20,341), il 12 aprile 1975. Con questa prestazione Fava è anche il settimo nelle liste mondiali di ogni tempo sulla distanza (la migliore era l’olandese Jos Hermens con Km 20,907). Fava migliorerà ancora la sua prestazione con Km 20,416 (58:43.8 al passaggio dei 20000m, nuova miglior prestazione italiana, tuttora valida), a Roma il 9 aprile 1977.

Quest’ultimo risultato è stato poi migliorato da Giuseppe Gerbi che a Roma, il 17 aprile 1982, arrivando secondo dietro all’australiano Robert De Castella, ottenne Km 20,483, tuttora la migliore prestazione italiana.

Anche tra le donne si è avuto un importante risultato il 2 maggio 1981, a Roma, con Silvana Cruciata che ha corso Km 18,084, a quel tempo miglior prestazione mondiale, rimasta tale fino al 7 agosto 1998, quando Tegla Loroupe corse in un’ora Km. 18,340. Il risultato della Cruciata rimane comunque ancora miglior prestazione europea.

La gara è stata una classica del calendario nazionale primaverile fino al 1985. La corsa si disputava nello stesso giorno in tutte le Regioni italiane ed era valevole come prova di Campionato italiano di società. Da quando questa competizione è stata tolta dal calendario non si sono più ottenuti risultati significativi e i nostri migliori atleti non si sono più cimentati su questa distanza. Tanto è vero che il risultato di Giuseppe Gerbi non è certo confrontabile con la miglior prestazione italiana attuale sulla mezza maratona di 60:20 ottenuta da Rachid Berradi il 13 aprile 2002 alla Stramilano. Risultato equivalente a circa Km 20,982 sull’ora. Stiamo però confrontando strada e pista.

Se prendiamo in esame gli atleti italiani con un tempo sulla mezza maratona (la gara che per la distanza più si avvicina a quella dell’ora) inferiore a 62:00, nessuno dei 22 “performers” ha anche un risultato nell’ora di corsa. Per trovare il primo dobbiamo scendere a Gelindo Bordin, presente nella mezza maratona con 62:06 e nell’ora di corsa con Km 19,475.

 Se leggiamo la cronologia del record mondiale possiamo leggere i nomi di importanti atleti, come Jean Bouin (Km 19,021 nel 1913), Paavo Nurmi (Km. 19,210 nel 1928), Emil Zatopek (Km 20,052 nel 1951), Gaston Roelants (Km 20,784 nel 1972). Attualmente la miglior prestazione mondiale è di Haile Gebrselassie con Km. 21,285, ottenuta a Ostrava il 27 giugno 2007. E’ chiaro che l’attuale valore tecnico di questa prestazione è, per esempio, inferiore alla miglior prestazione mondiale nella mezza maratona (in cui i Km sono 21,098) ottenuta da Abraham Kiptum, a Valencia il 28 ottobre 2018, con 58:18.

Altrettanto si può dire in campo femminile, dove la migliore prestazione mondiale è di Dire Tune (Km 18,517) ottenuta a Ostrava il 12 giugno 2008, mentre il primato mondiale sulla mezza maratona è di Joyciline Chepkosgei con 1h04:51, ottenuta sempre a Valencia il 22 ottobre 2017. Le strade della bella città valenciana sembrano particolarmente adatte a correre forte.

(segue)