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1897: ginnasti-atleti o atleti-ginnasti? Da un baule in soffitta emerge il ricordo del nonno atleta Stampa

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Qualche tempo fa dalla casella "Contattateci" che rilancia nella nostra posta elettronica i messaggi degli utenti, abbiamo ricevuto questa comunicazione: "Ho scoperto in un vecchio baule di famiglia un diploma di mio nonno che vinse a Perugia nel 1897 una gara di salto in alto realizzando m. 1,65. Mi piacerebbe sapere se ci sono statistiche di quell'epoca". Firmato: Daniele Faraggiana. Sicuramente parecchi dei nostri soci ricordano Daniele che è stato un buon decatleta, e poi intraprese la carriera di medico.

E chi se non il nostro Marco Martini poteva rispondere al quesito con la sua approfondita conoscenza dei primi passi del movimento sportivo italiano quando ginnastica e quella parte di atletica che non era sport pedestre erano un tutt'uno? E infatti la sua risposta fu pressochè immediata:"A casa ho tutto il necessario per scrivere un pezzo sul Concorso Ginnastico Interprovinciale, si chiamava così, di  Perugia  1897. Ma naturalmente, per imbastire il commento a un documento specifico, devo avere il documento, o almeno la trascrizione di ciò che sta scritto su questo diploma". La precisione non è un optional per Marco!

In attesa delle ricerche di Marco, manteniamo viva la corrispondenza con Daniele., il quale alle nostre domande risponde:"Sì, era la  Federazione Ginnastica Nazionale, Società Ginnastica Braccio Fortebraccio, Perugia, Concorso Interprovinciale - Abruzzo - Lazio - Marche - Toscana - Umbria, 29/30 maggio 1897. Medaglia massima di bronzo grande 1° premio (salto in alto) rilasciato al Signor Antinori Giancarlo (Liceo) . Tra le firme presenti sembra di capire Mariani (Direttore gare) , Capri (Presidente Società e Comitato), Lemmi (Segretario) . Sul retro in alto a sinistra, in corsivo a matita si legge: "m.1,65 battendo Angelini che fece m. 1,60".Chiaramente non è un risultato ufficiale e penso che sia stato scritto da mio nonno all'epoca. Mio nonno era nato nel 1879, per cui all'epoca aveva 18 anni. Il padre Raffaele era perugino e la madre inglese. Nel 1898 non finì il Liceo a Perugia e si trasferì in Inghilterra dove si diplomò in ingegneria e andò successivamente a lavorare in Africa. Dopo qualche anno tornò in Inghilterra malato di malaria. Non ho altre notizie su sue attività sportive. Morì 84enne nel 1963 a Perugia. Era il padre di mia madre. Fatemi sapere se esistono altri risultati dell'epoca. Ho letto che nel 1896 alle prime olimpiadi moderne il sesto classificato saltò la stessa misura (su quanti classificati?)".

Qualche giorno dopo arriva la ricerca di Martini, che pubblichiamo qui di seguito e potete leggere integralmente nel "Leggi tutto". Cliccando sopra di essa la foto si ingrandisce.

Caspita! Mio nonno era un campione di salto in alto!  La curiosità dell’ex decatleta Daniele Faraggiana nel rinvenire un antico documento di famiglia rimasto nascosto per anni,  strettamente collegato all’interesse per l’atletica ancora vivo, evidentemente, in lui, lo ha stimolato.

Il sentimento spontaneo per un ricordo di famiglia può emozionare, e la ridotta importanza del documento dal punto di vista agonistico non può sminuirlo. Ridotta perché l’atletica leggera, all’epoca, in Italia ancora non esisteva, e le gare di salto in alto venivano disputate dai ginnasti nell’ambito di manifestazioni denominate «concorsi ginnastici». Le classifiche delle competizioni, non vedevano, come divenne in seguito e come è tuttora, un solo primo classificato, ma il 1° premio veniva assegnato contemporaneamente a tutti quei ginnasti che superavano un determinato standard.  Nel caso del nonno di Faraggiana, il  1° premio consisteva in una medaglia di bronzo di grande formato. Il  2° premio, in questi casi, era una medaglia di bronzo di formato piccolo. Ma in altri casi, a seconda dell’importanza attribuita all’evento, vi erano in palio medaglie d’oro grandi e piccole, oppure medaglie d’argento grandi e piccole, o ancora corone di allora grandi e piccole.  Questo criterio rispecchia quella che era la concezione della ginnastica del tempo, finalizzata non al campionismo o al primato, ma a formare valenti cittadini tutti ugualmente pronti a svolgere un positivo e rigenerante ruolo nella società italiana e, se necessario, anche ad opporsi militarmente al nemico. La nazione, secondo il classico motto latino mens sana in corpore sano, aveva bisogno di giovani volitivi e braccia robuste.

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