Home News Homepage Inchiniamoci reverenti al nostro Maestro: Roberto L. Quercetani ci ha lasciato
Message
  • EU e-Privacy Directive

    This website uses cookies to manage authentication, navigation, and other functions. By using our website, you agree that we can place these types of cookies on your device.

    View e-Privacy Directive Documents

Inchiniamoci reverenti al nostro Maestro: Roberto L. Quercetani ci ha lasciato PDF Print E-mail

alt

Un senso di profondo sgomento ci ha preso quando un amico ci ha comunicato la notizia: Roberto Quercetani se n'è andato. Non tanto altro ci sentiamo di aggiungere in questo momento, se non il nostro dolore ed esprimere la nostra affettuosa vicinanza alla signora Maria Luisa. Alcuni di noi hanno avuto il dono del Cielo di passare con loro alcune decine di minuti proprio un mese fa, il 14 aprile, nella loro residenza attuale, a Firenze. Occasione doverosa, di amicizia e di rispetto, essendo noi nella città medicea per la nostra annuale Assemblea, ma anche per adempiere ad una formalità: la consegna del Premio Bruno Bonomelli, che, tutti insieme, avevamo deciso di assegnare a lui. E a chi altrimenti? Ci era rimasto dentro questo senso di serenità, di piacevolezza nel dialogare. Il suo ultimo abbraccio ci aveva riscaldato il cuore.

Adesso non è più dei nostri fisicamente, ma lo sarà sempre, e ancora di più guardando, sfogliando, leggendo le sue opere che, per tanti di noi, sono una Bibbia laica per coltivare una singolare religione. Noi prendiamo commiato da lui con le parole dell'amico Augusto Frasca.

Le esequie di Roberto Quercetani avranno luogo mercoledì 15 maggio alle ore 9,00 a Firenze all’Istituto Paolo VI, in Via Cimabue, 35 dove la salma del defunto è esposta da domani, martedì mattina.

Abbassare il capo, in rispetto. Non altro. Nel momento della scomparsa, questo dobbiamo all'uomo e al professionista che lascia nella commozione l'intero nostro mondo. Depositario, come pochi, dell'esattezza di tempi, di date e di misure, in un panorama sterminato sottratto alle polveri e alle mutilazioni del tempo, accompagnando e custodendo da lontano prima la giovinezza e poi la maturità di intere generazioni di osservatori, di studiosi, di semplici appassionati di atletica, Roberto Luigi Quercetani è vissuto senza ostentazioni da padre putativo, ricostruendo con la potenza dei numeri e con lucida razionalità storie e biografie, documenti e verità nascoste, vincitori e vinti.

Dall'atletica fu catturato, decenne, in una serata estiva del 1932, attratto dall'annuncio, apparso su un imponente pannello luminoso allestito su un palazzo di Piazza Vittorio Emanuele, della vittoria di un italiano, Luigi Beccali, avvenuta a migliaia di chilometri di distanza ai Giochi olimpici di Los Angeles. Fu una folgorazione, consacrata l'anno successivo assistendo di persona, il 24 settembre, allo stadio di Firenze, al primato italiano sugli 800 metri realizzato dallo stesso atleta durante l'intervallo di una partita di calcio. Da allora, nell'abitazione di Borgo S. Iacopo, leggere la Gazzetta dello Sport fu suo pane quotidiano, mentre forte nasceva l'interesse per le materie umanistiche e per la conoscenza di lingue straniere, dal francese all'inglese, dal tedesco allo spagnolo allo svedese. Da lì, i passi successivi. Le letture sempre meno occasionali del francese L'Auto diretto da Jacques Goddet. La conoscenza della Guide Athlétique 1938 di Gaston Meyer e Jean-Jacques Lesur. Il primo abbonamento semestrale, concessogli dal padre nello stesso anno, del tedesco Der Leichtathlet. L'apertura, e con essa la lingua, all'atletica svedese trattata da Idrottsbladet, pubblicazione preferita. La fitta corrispondenza con Arnold Larsson, rilevandone "at a very low price a sizeable part of this track library", prima che, volontario a fianco dei finlandesi contro i sovietici, lo svedese perisse nei geli del Nord.

Nel 1940 il giovane Quercetani non fu ammesso alla Facoltà di lingue del Magistero perché presentatosi all'esame di lingua tedesca privo di camicia nera: tre erano gli esaminatori, due italiani, e un ebreo tedesco rifugiatosi in Italia dalla Germania, unico, dei tre, a valutare favorevolmente la sua domanda. Ingaggiato in un istituto di credito cittadino, sul finire del 1943 le vicende belliche videro Quercetani impegnato come interprete nelle truppe alleate, prima con gli inglesi e poi con gli statunitensi del generale Clark. Mesi prima, nel giugno 1943, era apparso il suo primo reperto giornalistico, un articolo sul periodico finlandese Yleisurheilu, con cronache italiane e risultati da Firenze, Milano e Torino, e dunque Consolini e Lanzi, Beviacqua e Innocenti, Profeti e Fracassi, Romeo e Mariani, Malaspina e Kressevich, con una nota in rilievo sul 50.99 realizzato a Milano da Giuseppe Tosi.

Nel 1948, ventiseienne – due anni dopo essere entrato in rapporto epistolare con Don Potts, docente all'Istituto di Tecnologia di Pasadena, con il quale manterrà nel tempo una forte amicizia, stilando tra l'altro le prime liste mondiali All-Time, utili ai sudditi della Regina nella composizione dei turni eliminatori dei Giochi londinesi  – l'incrocio professionale con Bert Nelson, fondatore, con il fratello Cordner, di Track & Field News: incrocio importante, al punto che anni dopo l'uomo di Firenze si vide recapitare in via Inghirami la proposta, rifiutata dopo attenta riflessione, troppo amando l'Italia, di un trasferimento negli Stati Uniti per assumere la direzione della rivista. Nell'ottobre del 1950, con il resoconto di una riunione organizzata all'Arena trasmesso da un bar della zona, ebbe inizio il lungo periodo di collaborazione con la tedesca Leichtathletik, seguito subito dopo, su invito di Gianni Brera, dall'intenso rapporto con la Gazzetta dello Sport.

Tra il 1950 e il 1951, due momenti importanti. Il 26 agosto 1950, in occasione degli Europei di Bruxelles, Quercetani fu figura decisiva, assumendone la presidenza, per la nascita, assieme a dieci colleghi, di The Association of Track and Field Statisticians. L'anno successivo, con lo svizzero Fulvio Regli, mise la firma in testa al primo Annuario dell'Associazione. Dopo le stagioni iniziali, volte all'asetticità delle ricostruzioni senza pretese creative o letterarie, la scrittura di Quercetani si modificò progressivamente in chiave storica e giornalistica, testimone lo stesso Brera, che sull'amico scrisse "dilatando le cifre a più nobile discorso, Quercetani assurge a umanista squisito".

Nel 1964, stesso anno, il 12 novembre, in cui si celebrava in una Chiesa dei Cappuccini di Fiesole l'incontro con Maria Luisa, ammirevole compagna di vita, nasceva il suo capolavoro pubblicato dalla Oxford University Press, A World History of Track and Field Athletics 1864-1964, cui seguiranno fondamentali aggiornamenti periodici fino agli anni Duemila inoltrati, primo tra essi, quattro anni dopo, per l'editore Longanesi, testo giustamente famoso e praticamente introvabile, Atletica Mondiale, Storia delle Olimpiadi e di tutti i campioni del mondo, magistralmente sintetizzata in trecentocinquanta pagine: libro unico per verità e misura, per concisione di stile e freschezza di immagini, scriverà nella prefazione Gianni Brera, riferendo del primo incontro con l'appartenente a quel miracoloso "genus tuscorum" e di come con i suoi occhiali cerchiati di metallo gli avesse ricordato Joyce.

La lunga produzione storica di Quercetani, le cui principali opere verranno tradotte in inglese, finlandese, spagnolo e giapponese, vivrà più avanti, nel 1994, altro momento significativo con il diretto coinvolgimento nella costituzione dell'Archivio Storico dell'Atletica Italiana "Bruno Bonomelli", di cui sarà il primo presidente. Tra le esperienze all'estero – tra le molte importanti, come l'avventurosa trasferta australiana del 1956, o semplicemente curiose – sensibile ai rapporti umani, Quercetani era solito ricordare con piacere l'invito londinese rivoltogli nel 1998 per un pranzo celebrativo del 40° anniversario della britannica NUTS, National Union of Track Statisticians, aperta a personaggi molto noti per chi segue le vicende della disciplina, Mel Watman e Peter Matthews, Norris McWhirter e Peter Lovesey, Bob Sparks e Richard Hymans, fino al decano Harold M. Abrahams, vincitore sui 100 ai Giochi del '24 e successivamente impegnato a trecentosessanta gradi nell'atletica britannica.

Di Roberto Luigi Quercetani non si ricorda un intervento ad alta voce. Si sottolinea al contrario la rarità di una compostezza costruita sul filo di una buona educazione borghese, il suo essere solista, senza darne la sensazione, in uno sconfinato organico orchestrale, il distacco solo apparente dinanzi ai grandi eventi: tratti essenziali dell'avventura umana di un uomo perbene apprezzato in giro per il mondo, onorati e orfani, molti fra noi, di averne in qualche misura condiviso l'appartenenza identitaria ad una disciplina che fu a lungo culto dell'uomo.