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Maurizio Damilano: lo sport e i suoi campioni non hanno tempo, sono immortali PDF Print E-mail

Impossibilitato a presenziare personalmente a Piacenza, il campione olimpico Maurizio Damilano ha fatto pervenire ai promotori un sentito e toccante messaggio che è stato letto ai presenti da Sergio Morandi, presidente onorario dell'Atletica Piacenza e nostro socio, cui dobbiamo un affettuoso ringraziamento per la convinta adesione che ha dato alla nostra proposta.

 

Il messaggio di Maurizio Damilano

 

Cari amici,

è con particolare rammarico che non posso partecipare a questo incontro per ricordare oggi, 21 Luglio 2018, il 66esimo anniversario della vittoria di Pino ad Helsinki. Colgo l’invito dell’amico Ottavio che mi ha chiesto, una volta annunciato che non avrei potuto esserci, di scrivere un breve saluto e ricordo da poter leggere.

Parlare e ricordare Pino mi da sempre delle forti emozioni perché per i vent’anni della mia carriera e non solo lui è stato per me (ma direi per noi famiglia Damilano) un riferimento costante, e soprattutto dopo la mia vittoria a Mosca (che era temporalmente collocata pochi giorni dopo ma di 28 anni avanti) il legame si trasformò divenendo ancor più forte. Negli anni abbiamo festeggiato più volte insieme queste ricorrenze. Spesso capitavano quando ci trovavamo in raduno a preparare gli appuntamenti importanti: allora il tutto si limitava ad un brindisi e via, come era nel suo e mio stile.

Io e la nostra marcia italiana dobbiamo molto a Pino. Innanzitutto il  suo lottare sempre con impeto a favore della specialità. Ciò anche negli anni in cui i risultati non ci premiavano molto. Poi le soddisfazioni per un movimento che aveva dato ragione a tutto questo suo battersi a favore dell’amata marcia. Lui è stato un pilastro anche nel rispetto che la nostra disciplina ha avuto nel mondo. Tutti riconoscevano in Pino un gigante di questo sport e di conseguenza della qualità della marcia italiana.

So bene che non sempre ha vissuto momenti facili. Ricordo come, ancora con quel sentirsi “messo in punizione” per aver difeso a spada tratta la mia convocazione per l’Olimpiade di Montreal, ricordava questa vicenda e alla fine scoppiava in un bel sorriso dicendo: “Ma a Mosca 4 anni dopo hanno dovuto chiedermi scusa”.

Avrei tanti altri episodi da ricordare, come quando mi aspettava davanti all’hotel Milano con il borsone poggiato a terra e le braccia incrociate sul petto attendendo il mio arrivo per metterci in viaggio verso qualche gara. Oppure le lunghe trasferte in Messico e in giro per il mondo. Il suo lamentarsi di non essere ancora capace dopo molti anni ad organizzarsi bene la valigia, riportando a casa immancabilmente molta roba non usata (oggi succede anche a me). Il giorno in cui andai con i miei fratelli e il mitico Bomba a trovarlo in ospedale a Roma. Io avevo appena vinto i Campionati del Mondo e una colica gli aveva impedito di assistere e gioire. Fu una grande emozione per entrambi. Io lo capii subito, anche se Pino era molto bravo ad apparire compassato nonostante fosse estremamente sensibile.

Vorrei però concludere con una breve riflessione. Penso che questa iniziativa evidenzia una cosa importante: come lo sport e i suoi campioni non hanno tempo. Rimangono immortali anche quando la vita li porta via, ce li pone in un’altra dimensione. Può sembrare una cosa scontata, ma non lo é. Pensate a quanto poco in questo paese si celebri il ricordo dei tanti campioni che hanno dato lustro alla Nazione. Il fatto che oggi lo si faccia a Piacenza per Pino è meritorio. Non è solo un segno dell’amicizia verso di lui e la sua famiglia, verso la sua Città e lo sport che lo ha coinvolto per tutta la vita. A mio parere è un segno di civiltà. Quella civiltà che non dimentica. Che sa celebrare senza eccessi, demagogia o ipocrisia. La civiltà che lo sport sa interpretare al meglio quando non diventa interesse, business, carrierismo.

Grazie quindi a tutti voi. A chi ha pensato a celebrare questa ricorrenza e soprattutto a chi insieme a noi vorrà celebrare e ricordare soprattutto l’Uomo Pino ancor più del Campionissimo Dordoni.

Un affettuoso abbraccio a tutti.

 

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