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Elio Trifari, dalla «rassegna della marcia» a vicedirettore della «Gazzetta» PDF Print E-mail

Bisogna averli vissuti quegli anni. E soprattutto bisogna essersi abbeverati alle pagine di «Atletica Leggera», la rivista che si usava definire «quella di Merlo», o «quella di Vigevano», per distinguerla dal mensile federale «Atletica». E chi voleva sapere davvero del nostro sport le leggeva tutte e due, le conservava, le faceva rilegare. E su «quella di Merlo»,  accanto al colonnino di Marco Cassani (uno dei migliori commentatori di sempre), leggevi Roberto Quercetani, Salvatore Massara, le cronache di Gian Franco Sozzani, le difese del cross di Carlo Venini, le belle interviste di Bianca Maria Comar Valpreda, i risvolti storici di Flavio Benussi e Luciano Serra, le dissertazioni tecniche di Enrico Arcelli. E tanti altri, e fra i tanti, lui, Elio Trifari, un napoletano aspirante ingegnere, cresciuto a lato di Salvatore Massara a fare ricerche di vecchi risultati sulle pagine del «Mattino», del «Roma» e del settimanale partenopeo «Tutti gli Sports». Qualche anno dopo, già redattore alla «Gazzetta», Elio teneva una rubrica fissa sulle pagine della rivista vigevanese che si titolava «Rassegna della marcia», forse per l'essere cresciuto a fianco di Massara che valido marciatore era stato nella prima metà degli anni '50. Ed ecco spiegata una parte del nostro titolo che potrebbe suonare incomprensibile a chi...non c'era.

Elio Trifari ha cessato di vivere ieri, aveva compiuto 76 anni lo scorso mese di marzo. Da Napoli venne a Milano, alla «rosea», redattore di atletica, poi caporubrica, e da lì agli sport olimpici, di cui divenne grande appassionato e scrittore. Su su per li rami, arrivò alla vicedirezione del quotidiano, direttore Candido Cannavò, altro uomo del Sud, ancora più a Sud, Catania. Qualche tappa della carriera: Elio Trifari fu il primo direttore del Magazine settimanale, quello che oggi si chiama «SportWeek», mise mano al sito online del giornale, fu il curatore di molte delle pubblicazioni dell'Editoriale della «Gazzetta». L'ultimo prestigioso incarico fu la direzione della Fondazione Candido Cannavò. Parecchi di noi dell'Archivio dell'atletica lo ricordano con stima e affetto. Era uno dell'atletica, e lo è sempre rimasto.