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«Trekkenfild» appena sfornato: i Mondiali di Budapest alla lente d'ingrandimento PDF Print E-mail
Friday, 01 September 2023 07:17

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Con una tempestività davvero encomiabile, i direttori, vicedirettori, capiredattori, redattori semplici, segretari di redazione (son sempre due, e due restano...) di «Trekkenfild», pubblicazione telematica, ha sfornato il suo numero 122, dedicato, ovviamente direbbe Monsieur de la Palisse, e interamente, ai Campionati del mondo ospitati a Budapest. Per parte nostra, non abbiamo niente da aggiungere, se non invitare chi ci segue, pochi o tanti che siano, ad andare a leggere i comenti e le analisi di coloro che hanno riempito questo numero. Un codicillo: se volete leggere qualcosa di più, e su carta, beh, armatevi di pazienza, ci vorrà qualche mese. A babbo morto.

Last Updated on Friday, 01 September 2023 14:07
 
Olympiabolario, biografie degli atleti italiani presenti ai Giochi Olimpici 1896-1936 PDF Print E-mail
Thursday, 31 August 2023 06:03

Il mondo, pur con tutti gli immani problemi che opprimono l'umanità, guarda anche a Parigi e ai prossimi Giochi Olimpici, che saranno i trentatreesimi dell'Era Moderna. Giochi che fra un anno, di questi giorni, già saranno stati messi in archivio: inizieranno il 26 luglio e si concluderanno l'11 agosto.

Abbiamo pensato di offrire, in maniera permanente, a chi segue il sito dell'Archivio Storico dell'atletica italiana "Bruno Bonomelli", uno strumento eccezionale. Strumento che abbiamo presentato in questo spazio alcuni mesi fa, opera di lunghe ricerche dei due autori: Alberto Zanetti Lorenzetti, uno dei soci fondatori del nostro Archivio e attualmente segretario, e Giampiero Petrucci, ricercatore e autore di libri sportivi. Insieme hanno lavorato ad una enciclopedica compilazione con le biografie di tutti gli atleti italiani, e di tutte le discipline sportive, che hanno preso parte ai Giochi Olimpici dal 1896 al 1936. Lavoro storico di impagabile valore. Lo hanno chiamato «Olympiabolario», intuitivo il significato.

Con l'approvazione dei due autori - che vivamente ringraziamo - abbiamo deciso di mettere a disposizione di chi abbia interesse questo lavoro davvero pregevole. Chi consulta il nostro sito da oggi troverà sempre «Olympiabolario» nella rubrica «Momenti di storia»: cliccando il link corrispondente avrà a disposizione il prezioso materiale.

Riproduciamo, a completamento, l'introduzione scritta dai due autori. 

Olympiabolario nasce dal desiderio di approfondire le figure personali e sportive degli Azzurri olimpionici nel periodo “eroico” del nostro sport, quando si gareggiava veramente “per diletto”, nel pieno spirito del fairplay, nel più alto concetto di olimpismo. Un desiderio, ma forse anche una necessità dei due Autori, da sempre appassionati di storia dello sport, di riscoprire e far conoscere le nostre radici, le nostre tradizioni, i nostri difficili inizi ed i nostri primi risultati importanti nell’agone olimpico, in un periodo in cui il modello sociale e sportivo nel nostro paese era ben lungi dall’essere sviluppato pienamente ed affermato in maniera globale.

Ecco perché in Olympiabolario troverete i profili biografici degli 875 atleti italiani, di ogni disciplina, che hanno partecipato ai Giochi Olimpici, estivi ed invernali, dal 1896 al 1936, elencati in ordine alfabetico, proprio come in un dizionario, in questo caso “sportivo”, con le loro storie ed i loro risultati, anche con qualche aneddoto e curiosità. Ovviamente, non è stato possibile completare le schede di tutti: alcuni sono campioni ben noti, altri sono atleti misconosciuti e di cui è veramente complicato trovare informazioni. Ma, nel complesso, si sono compiuti grandi passi in avanti nella loro conoscenza rispetto a quanto sinora noto e pubblicato, in maniera cartacea od online.

Vi sono difatti molte novità e notizie poco note se non inedite a completare il quadro personale di ogni atleta, compresi i dati anagrafi, controllati e certificati dai vari Comuni di nascita e dagli eredi degli olimpionici. Sono stati dunque corretti, dopo attenta verifica, anche diversi errori sedimentatisi nel tempo, non senza qualche sorpresa clamorosa. Certamente non è stato un lavoro semplice: tre anni di assemblaggio, oscuro e paziente, certosino, quotidiano. Sono stati consultati migliaia di giornali, riviste, libri e siti online, di tutto il mondo, e ciò ovviamente ha portato via molto tempo, non senza sacrificio ma con immensa passione. Il risultato, costituito da 1500 pagine ed oltre un migliaio di foto, non lascia dubbi: l’Italia, da sempre, ha costituito una componente importante dei Giochi, con risultati talora anche insperati, soprattutto nelle prime edizioni, rispetto al livello medio globale del nostro movimento sportivo che già allora possedeva comunque eccellenze in grado di farsi valere a livello mondiale.

Olympiabolario si presenta dunque come la più grande ricerca storico-sportiva mai dedicata ai nostri olimpionici, in una sorta di archeologia sportiva, ed il risultato è merito, in gran parte, anche dei numerosi e competenti esperti, massimi conoscitori della materia sportiva, che hanno supportato sempre e comunque gli Autori nella loro fatica: i nomi li troverete nell’apposita sezione dei ringraziamenti. Ma è indubbio che senza il loro grande apporto questo lavoro non avrebbe mai potuto essere così completo e dettagliato. Certo, vi sono ancora dubbi e lacune, anche a livello iconografico (ma sono comunque presenti le foto del 93% degli Azzurri), e speriamo che la pubblicazione online possa fornire lo spunto per migliorare ed implementare queste pagine.

Se oggi l’Italia è una potenza sportiva a livello mondiale, lo deve anche alla sua Storia, alla sua Tradizione, alle sue Radici: non a caso siamo, come confermato anche da questo lavoro, tra le poche nazioni che hanno sempre partecipato ad ogni edizione dei Giochi. Ecco perchè è nato Olympiabolario: conoscere il passato per capire meglio il presente.

Last Updated on Thursday, 31 August 2023 08:48
 
Ciao Dino, amico e collega di tante belle avventure atletiche troppo presto perduto PDF Print E-mail
Tuesday, 29 August 2023 00:00

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"Con Dino tante trasferte, una davvero indimenticabile, il tour in Giappone e Cina con la squadra azzurra dopo gli Europei di Praga 1978. Nella foto è al centro del gruppo. Seguire l’atletica con lui non era mai banale, spesso ci regalava valutazioni acute sugli atleti, e non solo, ma pungenti come poche altre. Ciao Dino, ti sei allontanato da noi troppo presto per “qualcosa" che spesso facciamo fatica a capire e accettare, ma ora  riposa in pace".

Queste poche, sentite parole, accompagnano la foto che pubblichiamo. Ce l'ha inviata Sandro Aquari, amico e nostro socio, un altro che ha speso una consistente parte della vita nel nostro sport, redattore capo della rivista federale «Atletica» prima, giornalista a «Il Messaggero» poi, in quella redazione che aveva Gianni Melidoni come capo servizio, redattore Pieri Mei, gente dell'atletica, e altre belle firme dello sport. La foto fissa un ricordo indimenticabile, per usare l'aggetivo di Sandro. Gruppo con destinazione Estremo Oriente, prima Giappone (Tokyo, incontro Otto Nazioni), poi Cina (Pechino), era di settembre, fu una delle idee di Primo Nebiolo che aveva riportato la Repubblica Popolare nel consesso delle Nazioni aderenti alla IAAF. Un cammino iniziato nel giugno del 1975 con la squadra cinese che metteva il naso fuori per la prima volta, e venne a Roma, Stadio Olimpico, per un quadrangolare con Spagna, Romania e i nostri. 

Nel 1978 questo viaggio, con il quale premiare i giovani azzurri reduci da un entusiasmante Campionato d'Europa a Praga, ancora elettrizzati dal primato del mondo di Sara Simeoni, dalle vittorie di Pietro Mennea, dalle medaglie di Venanzio Ortis. Fu una grande esperienza per tutti coloro che parteciparono, atleti, dirigenti, tecnici, giornalisti.  Ne scrisse Aquari sulla rivista federale, l'articolo aveva per titolo «L'Italia apre lo spazio-Cina», e terminava con questa frase: "...il bilancio di questa esperienza che è stato, è utile ricordarlo, fatto umano prima ancora che sportivo". Un viaggio che ebbe repliche nel 1980 e 1982.

Guardiamola questa foto uscita dall'archivio personale di Sandro Aquari, archivio che immaginiamo molto ben rifornito, grazie Sandro. Al centro, segnalato con il cerchietto colorato, è Dino Pistamiglio. Citiamo alcuni, non se ne abbiano a male gli altri. A fianco di Dino, con cappellino bianco e occhiali scuri, spunta il viso di Giorgio Reineri, inviato de «Il Giorno», una delle penne più brillanti del giornalismo sportivo. Appena sotto, un sorridente Sandro Giovannelli, uno degli uomini più importanti nel successo del nostro sport in Italia e nel mondo. In piedi, sulla sinistra spunta il volto del vicepresidente federale, colonnello Giampiero Casciotti, appena un poco sulla destra, con eccentrico copricapo, il commissario tecnico Enzo Rossi; poi Sara Simeoni, a bocca aperta, scortata da «Barbanera» Gianni Merlo, della «Gazzetta dello Sport»; e poi e poi e poi...in ordine sparso, Gabriella Dorio, la velocista bresciana Adriana Carli, più il là verso il fondo il giornalista Vanni Loriga «Corriere dello Sport», basettoni e giacchetta doppiopetto di qualche chilo fa; dietro di lui gran ciuffo sulla fronte e sorriso a tutti denti Gian Paolo Urlando, martellista; sotto, Giuliana Amici, Erica Rossi, Giovanni Grazioli, Luciano Caravani, Armando De Vincentis. Un abbraccio a tutti, citati e non citati. Ve lo lo dà anche Dino Pistamiglio, da dove si trova.

Last Updated on Tuesday, 29 August 2023 20:21
 
Dino Pistamiglio, il «Pista», ha lasciato il suo posto in tribuna stampa, per sempre PDF Print E-mail
Monday, 28 August 2023 17:59

La notizia, di quelle che non vorremmo mai dare, triste ma inevitabile, è arrivata portata da una telefonata dell'amico e socio ASAI, Giorgio Barberis. "Oggi si è spento Dino". Dino Pistamiglio, torinese come Giorgio, giornalista come Giorgio, profondo conoscitore del nostro sport come Giorgio. Caporubrica dell'atletica al quotidiano sportivo torinese «Tuttosport», per parecchi di noi compagno di viaggio in giro per campionati di tutti i tipi. Un integralista senza se e senza ma, in tribuna stampa dal primo all'ultimo minuto di un evento, e poi via, a picchiare sui tasti, con una lucidità e competenza che tutti gli riconoscevano. In atletica. La vita invece gli è stata matrigna, Adesso se n'è andato, e a noi resta solo il ricordo di una persona colta, civile, ma anche tanto sola.

Giorgio Barberis, dopo la telefonata, si è messo ai tasti, ora del computer non più della Olivetti mai sufficientemente rimpianta, e, di sua iniziativa, ci ha fatto avere questo suo ricordo dell'amico che se n'è andato. Righe uscite di getto, senza arzigogoli e svolazzi, righe di un amico per un amico. A noi il dovere di ringraziare Giorgio, e la tristezza per questa perdita legata ad un pezzetto della nostra vita.

L'estremo saluto a Dino Pistamiglio verrà dato giovedi prossimo alle 10,30, alla Casa Funeraria di Corso Lombardia,40, a Torino.

Un altro amico ci ha lasciato. Un amico particolare, almeno per me e probabilmente anche per molti altri, perché con Dino Pistamiglio ho condiviso gli inizi professionali sul finire degli anni Sessanta. Lui a Tuttosport, io alla rosea e poi a La Stampa. Tra noi non c’è mai stata rivalità, abbiamo condiviso oltre un ventennio di trasferte scambiandoci notizie, informazione, pareri. Quando si era in giro per l’Italia – e allora i meeting erano tanti sull’onda dell’entusiasmo che sapeva generare Primo Nebiolo – era normale viaggiare insieme: non amava guidare e così l’auto era sempre la mia. Ma in compenso era un piacere confrontarsi, discutere, approfondire quanto possibile riguardo a quest’atletica che era una sorta di malattia condivisa.

Bei tempi, perché siamo cresciuti all’ombra di Sara Simeoni e Pietro Mennea e di tanti altri con i quali ci si soffermava a parlare per poi scriverne, perché non era solo dei super-big che ci si occupava. Bei tempi, altro giornalismo.

Dino aveva una memoria eccezionale, ricordava anche i minimi particolari e la sua cultura atletica era enciclopedica. D’altronde allora la frequentazione di personaggi come Pagani e Locatelli, poi di Vittori e di tanti altri tecnici di grande valore, rappresentava un arricchimento costante. Tanti gli aneddoti, dei quali conservo gelosa memoria, come un giorno a Nizza quando un certo Juantorena, nella hall dell’albergo che lo ospitava, lo sollevò letteralmente di peso perché era stato critico nei suoi confronti, accusandolo di “dolce vita”: ci volle tanta diplomazia perché alla fine i due si riconciliassero e si stringessero la mano.

Pista – come lo chiamavano i più abbreviando il suo cognome – era conscio di sapere e questo a volte dava fastidio agli altri, ma al di là delle profonde conoscenze atletiche era costantemente alla ricerca del prossimo, o meglio di figure che rassomigliassero alla sua amata madre che, altro aneddoto, gli faceva trovare sempre qualcosa di pronto al rientro dalle trasferte, anche se non era mai chiaro quando questo sarebbe avvenuto. “Arrivo a casa – diceva quando ormai eravamo vicino al rientro, magari a tarda a sera – e vado a vedere in frigo, che senz’altro ci sarà qualche cosa di buono lasciatomi da mamma”. Ed il giorno dopo, per telefono, mi confermava che la sua speranza non era andata delusa.

Problemi di salute lo hanno allontanato del giornalismo attivo quando ancora avrebbe avuto molto da dire e da scrivere. Lo ricordo agli Europei di Helsinki nel 1994 quando finite le gare rinunciava a cercare un ristorante e si accontentava di poco, pur di riuscire ad andare in fretta in camera a riposarsi.

Scrivere di un amico che ci ha lasciato è tra le cose più tristi e non voglio assolutamente che questo ricordo di Pista possa in qualche modo risentirne. Ciao Dino, grazie per i tanti bei momenti passati insieme.


Last Updated on Monday, 28 August 2023 18:43
 
Antonio «Toni» Faè si è dovuto fermare davanti all'ultimo insormontabile ostacolo PDF Print E-mail
Sunday, 27 August 2023 18:00

altAntonio Faè, il popolare «Toni» a Cencenighe Agordino, dopo aver tagliato il traguardo della bella età di novant' anni (era nato ad Agordo il 16 marzo 1933) si è fermato. Ci ha segnalato la notizia della scomparsa il nostro socio Enzo Rivis che stava trascorrendo giorni di vacanza da quelle parti e ha visto l'annuncio funebre. Faè se n'è andato il 23 agosto, le esequie il 25.

È stato un buon atleta nella seconda parte degli anni '50. Corse, ogni volta che serviva, dagli 800 ai 10 mila metri, fu anche ottimo corridore di cross. Fu partecipe e molto spesso fiero e tosto avversario di quella generazione di corridori che rispondono ai nomi di Gianfranco Baraldi, Sergio Rizzo, Francesco Perrone, Franco Volpi, Antonio Ambu, Sergio Tomiato, Onofrio Costa, Gian Battista Paini, Gianfranco Sommaggio, Giovanni Scavo, Giuseppe Della Minola, Antonio Niedda, e la lista potrebbe allungarsi. Furono gli anni nei quali il mezzofondo italiano provava ad uscire da una assoluta mediocrità che vedeva i nostri lontani anni luce dai valori internazionali, anzi non li vedeva affatto, tanto che nelle liste mondiali primi cento atleti cognomi italiani non ce n'erano proprio. Si viveva di ricordi, Luigi Beccali, Mario Lanzi, e di poca cultura tecnica specifica.

Antonio Faè fu un più che onesto lavoratore del garretto. Entrò nel neocostituito gruppo sportivo delle Fiamme d'Oro, che aveva messo la sede a Padova. E fu una pedina preziosa per il club che aveva nel maresciallo Martinelli l'instancabile animatore, oltre che onesto atleta degli 800 metri. Un rapido colpo d'ala, parziale, molto parziale, sulla carriera di Faè, che fu anche fra i non molti ad affrontare la singolare disciplina dei 3000 metri con siepi, una parvenza di riproduzione della corsa campestre trasportata in pista. Disciplina bizzarra regolamentata solo nel 1954 dalla Federaziona internazionale. Tanto bizzarra che molto spesso durante le gare i giudici si incartavano da soli e lo sforzo degli atleti veniva vanificato da corse poi dichiarate irregolari. Tanto per dirne una, Campionati mondiali militari a Bruxelles nel 1958: Faè quarto, gara annullata, si eran dimenticati un ostacolo. Quell'anno il nostro fu terzo ai Campionati nazionali, dopo Rizzo e Tomiato. Un anno dopo, ancora quarto nella gara vinta dal suo commilitore Onofrio Costa.

Abbiamo accennato alla sua buona propensione per le corse campestri, due risultati alla «Cinque Mulini»: nono nel 1957, sesto nel 1958. Altre tre zumate sulla stagione 1957. Quarto ai Campionati assoluti, ma stavolta sui 1500 metri, vinti da Baraldi. Il 7 settembre all'Arena di Milano, meeting internazionale, corse un duemila metri, vinto da un grande dell'epoca, il francese Michel Jazy, che precedette di centimetri Gianfranco Baraldi: 5'15"0, primato francese, 5'15"2, idem per l'italico suolo. «Toni» di Cencenighe fu quinto in 5'28"4. A fine agosto, allo Stadio Arcella di Padova, durante i Campionati nazionali delle guardie di P.S., viene inserito un tentativo di primato nazionale per la staffetta 4x1500. Tentativo riuscito: la squadra A delle Fiamme d'Oro corse in 16'02"7, con il sardo Antonio Ambu, con il pugliese Francesco Perrone, con il siciliano Onofrio Costa e con il bellunese Faè.

Ricostruzione molto parziale da parte nostra, senza pretese. Per leggere una bella storia di Antonio Faè vi suggeriamo questo articolo del quotidiano «Il Gazzettino», scritto nel gennaio di un anno fa da Dario Fontanive. Titolo «Il macellaio che amava correre». Eh sì, perchè «Toni» fu poi conosciuto nella vita come titolare del suo negozio di carni a Canale d'Agordo. C'è una vita dopo quella sportiva, e noi dell'atletica troppo spesso la cancelliamo totalmente, limitandoci a tempi, misure, gare, piazzamenti. Ghigliottiniamo le persone, sappiamo tutto di questa parentesi della loro vita giovanile, ma nulla della vita vera.

Last Updated on Monday, 28 August 2023 17:49
 
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