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Elio Forti sta camminando solitario dal suo Montegargnano ai sentieri del cielo PDF Print E-mail
Monday, 01 January 2024 21:01

Il primo giorno del nuovo anno è mancato improvvisamente Aurelio Forti, da anni socio dell’ASAI. Aveva 71anni ed ha sempre abitato a Navazzo di Gargnano, piccolo centro sui primi rilievi che fanno da contrafforte alla Riviera bresciana del lago di Garda. Nel borgo e nei centri dell’Alto Garda Bresciano ha lavorato pertutta la vita quale titolare del proprio studio tecnico. Geometra per studi, ha onorato la professione riscuotendo stima ed apprezzamento per serietà, competenza e rigore. Grande appassionato di atletica leggera, è stato nei primi Anni Settanta tra i fondatori del Gruppo Sportivo Montegargnano. Sodalizio tuttora in attività di cui è stato autentico protagonista sotto il profilo organizzativo per oltre mezzo secolo. Lo scorso mese di agosto ha portato a compimento l’edizione numero 50 della Diecimiglia del Garda, gara internazionale di corsa su strada che nel corso degli anni ha visto la partecipazione di fuoriclasse quali Paul Tergat, Tegla Loroupe e Moses Tanui, che tuttora ne detiene il primato. Camminatore instancabile, un paio d’anni fa aveva raggiunto a piedi Firenze, con partenza da casa, per partecipare alla nostra assemblea. Il giorno di Capodanno, poco dopo il rientro a casa dopo la presenza ad un evento sportivo, è stato colto daun malore improvviso che lo ha portato via.

Aurelio Forti lascia i figli Marco e Stefania, la nuora Elena e il genero Antonio. Mercoledì 3 gennaio, alle 10, l’ultimo saluto con il funerale che sarà celebrato nella chiesa parrocchiale di Santa Maria Assunta, partendo dall’abitazione di via Valvestino 7 dove è allestita la camera ardente. Alla famiglia e agli amici la sentita e commossa partecipazione al lutto da parte di tutti i soci dell’Archivio Storico dell’Atletica Italiana “Bruno Bonomelli”.

Last Updated on Monday, 01 January 2024 21:11
 
Gli amici di Trekkenfild hanno riservato uno spazio anche per noi sul numero 125 PDF Print E-mail
Monday, 25 December 2023 00:00

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E in quello spazio viene recensito l'ultimo impegno editoriale del nostro Archivio storico dell'atletica italiana "Bruno Bonomelli": l'undicesimo volume della storia dei Campionati italiani, numero monografico riservato all'anno 1947. Non vi diciamo di più, perchè, se avete interesse, potete leggere quanto scrive «Trekkenfild". Sicuramente la recenzione del nostro libro non è l'argomento più importante del numero 125 della ormai radicata pubblicazione telematica promossa e sostenuta da Daniele Perboni e Walter Brambilla, due "vassalli" degli Sforza, uno a Vigevano e uno a Milano. Radici che - magari - qualcuno avrebbe piacere recidere...Le voci fuori dal coro, come questa, danno sempre l'orticaria ai «padroni del vapore». E ai possibili aspiranti a questa categoria, in un futuro prossimo venturo (fine 2024), i nostri «fondisti», non quelli che fanno le lunghe distanze ma gli altri che scrivono sui giornali, diciamo meglio «opinionisti», dedicano una bella fetta di spazio sulle loro pagine. Dopo aver degnamente celebrato Nadia Battocletti, figlia d'arte come tutti sanno, che ha ottenuto un secondo posto considerevole ai Campionati europei di corsa campestre, unico acuto in una spedizione non proprio brillante. 

Visto il giorno di pubblicazione di queste poche righe, insieme al ringraziamento per lo spazio dedicato al nostro libercolo, uniamo un cordiale "Buon Natale" per Daniele e Walter.

Last Updated on Monday, 25 December 2023 07:58
 
Speriamo che lo sport favorisca la pace fra tutti gli uomini di buona volontà PDF Print E-mail
Saturday, 23 December 2023 14:17

"Salud, amor, dinero, y tiempo para gastarlo". Traduciamo per chi non è parente neppure alla lontana di Miguel de Cervantes Saavedra che cantò le strampalate gesta dell'ingenioso hidalgo don Quijote de la Mancha e del suo arguto e umanissimo scudiero Sancho Panza, questi li ricordate, sì? Nella loro lingua il motto iniziale, peraltro semplicissimo, significa augurare salute, amore, denaro e il tempo per poterlo spendere. Ed è anche l'augurio di tutti noi dell'Archivio storico dell'atletica italiana "Bruno Bonomelli" a chi ci segue, a chi si fa socio, a chi fa ricerche sul nostro sport, a chi ci legge e a quelli che fanno finta di leggerci, accontentandosi di alzare 'sto ridicolo pollice per dire "Mi piace", a quelli che usano il nostro collegamento Facebook solo per parlare di se stessi e di non apportare nessun vero contributo alla conoscenza della storia del nostro sport. Auguri e ringraziamenti a tutti, ringraziamo tutti, proprio tutti, anche quelli che non abbiamo motivo di ringraziare, come disse l'Imperatore Francesco Giuseppe sul letto di morte, circondato dai suoi familiari, da molti famigli, da alti dignitari e militari pomposamente addobbati. 

Ma accanto alla salute, all'amore e al dinero, noi vogliamo mettere anche la pace. Siamo spaventati da questo mondo folle, disumano, feroce, assassino, dove impera la tremenda parola «guerra». Secondo la conta di istituti di politica internazionale, sarebbero 59 le guerre in atto. Nei primi nove mesi dell'anno sono stati 114 milioni gli sfollati nel mondo. Hai un bel gridare "Pace, Pace, Pace", ma nessuno t'ascolta. Lo sport ebbe, in tempi lontanissimi, la funzione di fermare momentaneamente le guerre, che ci sono sempre state. In occasione dei Giochi sportivi, olimpici, delfici e gli altri, le armi tacevano. Poi magari riprendevano più assordanti di prima. Ma almeno per quel periodo l'unica lotta era dentro al gymnasium. L'anno 2024 sarà anno di Giochi Olimpici, i trentatreesimi dell'Era Moderna, dal 26 luglio all'11 agosto. Riusciranno gli omarini che scaldano i divani a Losanna a far sentire la loro voce. Oppure la loro è troppo flebile?

Vi offriamo una fotografia emblematica del volto della guerra, la accompagnamo con la tagliente frase dell'autore di questa immagine, il fotografo tedesco Erich Hartmann (1922-1999), l'uomo che, con la moglie, fotografò i resti di tutti i campi di concentramento nazisti. Cos'è la guerra? "È un luogo dove giovani che non si conoscono e non si odiano si uccidono l'un l'altro, per decisione di vecchi che si conoscono e si odiano, però non si uccidono...".

Auguri a tutti gli esseri umani che popolano questo piccolo globo, auguri in molte delle loro lingue. Tutte? Non ci giureremmo. Dedichiamo questo augurio in particolare all'amico ucraino Alex Kolenko, di Kyev,  del quale un nostro socio fu collega di lavoro per diversi anni, in una organizzazione sportiva internazionale.

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Afrikaans: Gesëende Kersfees!
Africano/ Eritrean/ Tigrinja: Rehus-Beal-Ledeats!
Albanese: Gezur Krishlinjden!
Arabo: Idah Saidan Wa Sanah Jadidah!
Argentino: Feliz Navidad!
Armeno: Shenoraavor Nor Dari yev Pari Gaghand!
Bahasa Malaysia: Selamat Hari Natal!
Basco: Zorionak eta Urte Berri On!
Bengalese: Shuvo Naba Barsha!
Boemo: Vesele Vanocce!
Bretone: Nedeleg laouen na bloavezh mat!
Bulgaro: Tchestita Koleda; Tchestito Rojdestvo Hristovo!
Catalano: Bon Nadal i un Bon Any Nou!
Cileno: Feliz Navidad!
Cinese (Mandarino): Kung His Hsin Nien bing Chu Shen Tan!
Cinese (Cantonese): Gun Tso Sun Tan’Gung Haw Sun!
Colombiano: Feliz Navidad y Próspero Año Nuevo!
Coreano: Sung Tan Chuk Ha!
Cornovaglia: Nadelik looan na looan blethen noweth!
Croato: Sretan Bozic!
Ceco: Prejeme Vam Vesele Vanoce a stastny Novy Rok!
Danese: Glædelig Jul!
Ebraico: Mo’adim Lesimkha, Chena tova!
Eschimese: Jutdlime pivdluarit ukiortame pivdluaritlo!
Esperanto: Gajan Kristnaskon!
Estone: Ruumsaid juulup|hi!
Filippino: Maligayan Pasko!
Finlandese: Hyvaa joulua!
Fiammingo: Zalig Kerstfeest en Gelukkig nieuw jaar!
Francese: Joyeux Noel!
Gaelico: Nollaig chridheil agus Bliadhna mhath ùr!
Gallese: Nadolig Llawen!
Giapponese: Shinnen omedeto, Kurisumasu Omedeto!
Greco: Kala Christouyenna!
Hawaiano: Mele Kalikimaka!
Hindi: Shub Naya Baras!
Indonesiano: Selamat Hari Natal!
Inglese: Merry Christmas!
Iracheno: Idah Saidan Wa Sanah Jadidah!
Irlandese: Nollaig Shona Dhuit, or Nodlaig mhaith chugnat!
Islandese: Gledileg Jol!
Italiano: Buone Feste Natalizie!
Latino: Natale hilare et Annum Faustum!
Lettone: Prieci’gus Ziemsve’tkus un Laimi’gu Jauno Gadu!
Lituano: Linksmu Kaledu!
Macedone: Sreken Bozhik!
Maltese: Il Milied it Tajjeb
Maori: Meri Kirihimete!
Micronesia: Neekiriisimas annim oo iyer seefe feyiyeech!
Norvegese: God Jul, or Gledelig Jul!
Olandese: Vrolijk Kerstfeest en een Gelukkig Nieuwjaar! or Zalig Kerstfeast!
Papua Nova Guinea: Bikpela hamamas blong dispela Krismas na Nupela yia i go long yu!
Peruviano: Feliz Navidad y un Venturoso Año Nuevo!
Polacco: Wesolych Swiat Bozego Narodzenia or Boze Narodzenie!
Portoghese: Feliz Natal!
Rapa-Nui (Isola di Pasqua): Mata-Ki-Te-Rangi, Te-Pito-O-Te-Henua!
Rumeno: Craciun Fericit
Russo: Pozdrevlyayu s prazdnikom Rozhdestva is Novim Godom!
Samoa: La Maunia Le Kilisimasi Ma Le Tausaga Fou!
Serbo-Croato: Sretam Bozic, Vesela Nova Godina!
Serbo: Hristos se rodi!
Slovacco: Vesele, a stastlivy Novy Rok!
Sloveno: Vesele Bozicne, Screcno Novo Leto!
Spagnolo: Feliz Navidad!
Svedese: God Jul and (Och) Ett Gott Nytt År!
Tailandese: Sawadee Pee Mai!
Tedesco: Froehliche Weihnachten!
Turco: Noeliniz Ve Yeni Yiliniz Kutlu Olsun!
Ucraino: Srozhdestvom Kristovym!
Ungherese: Kellemes Karacsonyi unnepeket!
Vietnamita: Chung Mung Giang Sinh!
Jugoslavo: Cestitamo Bozic!
Last Updated on Saturday, 23 December 2023 17:33
 
Quel busto nel cimitero di Costermano ci ricorda un grande: Adolfo Consolini PDF Print E-mail
Wednesday, 20 December 2023 07:50

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Il busto di Adolfo Consolini, modellato dallo scultore reatino Dino Morsani, domina la valle ai piedi del cimitero di Costermano sul Garda (foto di Encarnacion Tamayo Nevado)

Ricorre oggi l'anniversario della morte di Adolfo Consolini: 20 dicembre 1969. Se ne andò in breve tempo, stroncato da malattia inesorabile. Ancora pochi mesi prima, era il 1° giugno, aveva lanciato il suo disco a 43,94, in Svizzera, allora essendo tesserato per il club SAL Lugano. Un campione fra i campioni, di cui si sono tessute lodi come atleta e come uomo. E il più bravo è stato il nostro socio fondatore Marco Martini che ha dedicato a lui e a Beppone Tosi, gli inseparabili, un libro che, nella sua semplicità, privo di trombonate finto cattedratiche, è il più bello, il più "vero". Almeno per noi.

Negli anni scorsi, un gruppetto di soci dell'ASAI - delle sponde bresciana e veronese del lago di Garda - si sono ritrovati al cimitero di Costermano per un omaggio al sacrario dove riposa Adolfo Consolini. Era un omaggio iniziato da amici che avevano vestito, in vari sport, la maglia azzurra, gli «Azzurri d'Italia». Li guidava un altro grande, Pino Dordoni, affiancato da Edoardo Mangiarotti, Carlo Monti, e parecchi altri. Abbiamo sentito il dovere di continuare questo omaggio, una corona di allloro, la pulizia della tomba - non sempre in ordine...a volte deturpata da qualche stupida genialata...-, qualche decina di minuti di raccoglimento. Un anno vennero anche Sara Simeoni ed Erminio Azzaro, che tengono dimora poco distante da Costermano. Quest'anno varie situazioni personali di questi soci che hanno ancora sensibilità umana e sportiva ci hanno impedito di essere là «in presenza». Ma sentiamo, forte, il dovere di ricordare in questo spazio il grande campione.

E non sarà il solo ricordo. Anticipiamo che nei prossimi giorni pubblicheremo una interessante ricerca del nostro socio Enzo Rivis. Per ora accontentatevi dell'annuncio.

Last Updated on Thursday, 21 December 2023 08:56
 
Armando Filiput "el furlan" nasceva cent'anni fa, Ronchi dei Legionari lo ricorda PDF Print E-mail
Tuesday, 19 December 2023 14:35

I 400 metri con ostacoli hanno regalato all'atletica leggera italiana molte soddisfazioni. Cento anni fa, il 19 dicembre 1923, nasceva uno degli interpreti di questa bellissima disciplina del nostro sport. Erede di Luigi Facelli, l'uomo di Acqui Terme con quattro edizioni di Giochi Olimpici disputate, il campione che godette dell'amicizia del britannico Lord Burghley, l'uomo che detenne il primato d'Europa della specialità. Armando Filiput, nativo di quella contesa e travagliata parte nord orientale della nostra penisola, ne ricevette il testimone in una ideale staffetta, per poi passarlo anni dopo a Salvatore Morale, e poi a Roberto Frinolli, e poi a Fabrizio Mori, e poi e poi...ai bravi ragazzi di ieri e d'oggi. Son passati cento anni dalla sua nascita, e la sua città lo ha voluto ricordare, nella data esatta della sua nascita. Il nostro Archivio storico dell'atletica italiana "Bruno Bonomelli" ha cercato di fare la sua parte e offre qui di seguito un articolo preparato da Alberto Zanetti Lorenzetti, uno scritto documentato, preciso, circostanziato, come nello stile del nostro socio.

E come introduzione allo scritto, prima lasciamo spazio alle immagini. Nella prima a sinistra, una formazione calcistica, forse di un istituto scolastico bresciano: Filiput è il primo da destra, nella fila in basso. Ma la curiosità è la presenza di Sandro Calvesi (il terzo da sinistra in piedi), che di Filiput fu allenatore negli anni trascorsi a Brescia. Accanto la copertina della rivista «Lo Sport» che usciva negli anni '50: un cambio di staffetta 4x400, con Filiput che riceve il testimone da Ottavio Missoni, entrambi accasati alla Società Ginnastica Gallaratese. Pose quasi da divi dello schermo per Pino Dordoni e Armando Filiput, due delle medaglie d'oro per l'Italia ai Campionati d'Europa; la terza fu vinta da Consolini. Da ultimo, un ritaglio della «Gazzetta del Lunedì» datato 28 agosto 1950

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Nel 1923 il paese dove ebbe i natali Armando Filiput si chiamava Ronchi di Monfalcone, ma solo due anni dopo, nel 1925, il nome cambiò in Ronchi dei Legionari a ricordo di quanto lì avvenne il 12 settembre 1919, quando un febbricitante Gabriele D’Annunzio si mise alla testa dell’autocolonna che diede il via a quella che oggi viene ricordata come l’«impresa di Fiume».

Siamo nel Friuli o in Venezia Giulia? Bella domanda. Guardi Wikipedia e ne esci più confuso di prima e allora passi alla Treccani, ma non risolvi la questione. Il fatto è che, come ci insegnavano alle elementari (ma lo fanno ancora oggi?) esiste una geografia fisica ed una politica. E questo aumenta la confusione tirando in ballo lo storico Friuli orientale e i confini delle provincie della regione dalla fine della Grande guerra ad oggi. Però ci salva la Bisiacaria, termine che identifica un’area che comprende otto comuni, uno dei quali è Ronchi. Il dialetto locale è il bisiaco, idioma derivante dalla fusione del veneto con un substrato originario di tipo friulano. E questo ci spiega perché Ottavio Missoni, al cui linguaggio appartenevano gli influssi del veneto zaratino, lo chiamava “Armando el furlan”.

Siamo in una regione, il Friuli Venezia Giulia, dalla grandissima fertilità sportiva. Ma anche se ci limitiamo solo alla Bisiacaria troviamo Monfalcone con tutta la sua tradizione nella vela e nel canottaggio, e Gradisca con i fasti del dopoguerra nel basket. Ed è proprio dividendosi fra pallacanestro, calcio e atletica che inizia l’avventura sportiva di Filiput. Fino al 1942 non ha una preferenza particolare fra le tre discipline e solo quando sperimenta i 400 ostacoli, distanza che in breve tempo lo proietta fra i migliori ostacolisti italiani, la scelta cade sull’atletica. Ha diciotto anni e da pochi mesi indossa i colori dell’U.G. Goriziana. La stagione è un entusiasmante crescendo di successi aggiudicandosi il titolo nazionale dei Seconda Serie, dei Prima Serie, della Gioventù italiana del Littorio, il Premio Quadriennale 44 (Q44) ed infine dei Terza Serie.

In parte lo favorisce il fatto che il miglior specialista italiano, Ottavio Missoni, è assente perché è stato inviato a combattere in Africa settentrionale, ma un avvio di carriera così brillante non s’era mai visto prima. Più che naturale, quindi, il suo esordio in azzurro contro la Svizzera il 23 agosto. Termina l’annata da protagonista, ma in quella successiva è in totale balia degli eventi storici: il 25 luglio cade il fascismo, seguito dall’armistizio dell’8 settembre e dall’occupazione tedesca di Trieste. L’attività sportiva è praticamente nulla e il rischio di essere arruolato per andare a combattere è fortunatamente evitato inserendosi nell’organizzazione della Todt. E non è stata propriamente una passeggiata.

Torna Missoni, cominciano le sfide

Subito dopo la guerra torna a praticare la pallacanestro giocando con l’Itala di Gradisca d’Isonzo ed il livello tecnico è di prim’ordine. Come pure torna a frequentare i rettangoli di gioco del calcio. Riprende l’atletica nel 1946 con l’Edera Trieste, ma non con quella intensità che gli permetterebbe di partecipare agli Europei di Oslo; riesce però ad ottenere la convocazione in Nazionale per l’incontro del 26 settembre. Sempre contro la Svizzera, sempre al Letzigrund di Zurigo, ma stavolta la prestazione è deludente. Di conseguenza per gli imminenti Campionati nazionali non è certo il favorito, e invece sulla pista dell’Arena di Milano torna in possesso della maglia tricolore con il confortante tempo di 54”3.

Anche il 1947 sembra spianargli la strada verso le Olimpiadi dell’anno successivo: dall’attività sportiva universitaria arrivano ottimi risultati in Italia e buone prestazioni ai Giochi mondiali dei goliardi di Parigi. Iniziano le sfide con il rientrante Missoni, che prevale agli Assoluti di Firenze e nell’incontro all’Arena contro gli ungheresi, dove ad Armando non basta portare il primato personale a 54”1 per avere ragione del dalmata, che con questi risultati relega l’avversario ad un ruolo di secondo piano che anche il 1948 purtroppo conferma.

È sul punto di ritirarsi, ma l’incontro con Sandro Calvesi con la conseguente decisione di affidarsi alle cure del tecnico lombardo dà una svolta alla sua carriera. Non solo cambia l’approccio alla tecnica di allenamento, ma addirittura si trasferisce a Brescia, la città del suo nuovo tecnico, vestendo i colori del C.S.I., la squadra di diversi suoi compagni di Nazionale, Tonino Siddi e Gino Paterlini su tutti. Gli viene trovato anche il posto di insegnante di educazione fisica al Liceo scientifico statale Calini e può anche monetizzare la sua esperienza di giocatore di basket allenando la Pallacanestro Marzotto di Manerbio, grosso centro della Bassa bresciana, all’epoca noto per l’industria di abbigliamento e per essere la base logistica di Enzo Ferrari in occasione delle edizioni della Mille Miglia.

Il lavoro con Calvesi inizia da subito a dare risultati. Nel 1949 riprendono le convocazioni in maglia azzurra (l’ennesimo Svizzera – Italia, Ungheria – Cecoslovacchia – Italia e Italia – Belgio) gareggiando spesso anche nella staffetta del miglio sia in Nazionale che con la società lombarda con la quale ottiene il titolo nazionale assieme a Siddi, Paterlini e Colosio (il meno conosciuto del quartetto, ma vincitore del Campionato italiano dei 3.000 siepi nel 1946 e presente in Italia – Belgio nel 1949). Grazie alla vittoria nei 400 ostacoli agli Assoluti ribadisce a Missoni che la leadership nazionale è tutt’altro che scontata. Infine, la stagione si chiude con il miglioramento del primato italiano dei 200 ostacoli, per venti anni (Bruno Bonomelli sottolinea che sono passati 7.420 giorni) detenuto da Luigi Facelli.

1950, annus mirabilis

La progressione continua anche nel 1950. Il 25 giugno torna a battere Missoni con un tempo, 52”9, che lo porta ad avvicinarsi sempre più al record italiano. Ma prima, però, demolisce la miglior prestazione nazionale dei 200 ostacoli correndo in 24”2, mezzo secondo in meno rispetto a quanto fatto l’anno precedente. Il Campionato europeo si disputa a Bruxelles e regala all’Italia tre titoli grazie a Pino Dordoni, Adolfo Consolini ed al nostro Armando. Un bel ricordo dell’impianto belga che viene distrutto il 29 maggio 1985, quando la follia del pseudo-tifo calcistico costa la vita a 39 persone, 32 delle quali italiane. Filiput corre la finale in 51”9 migliorando ulteriormente il record tricolore, già portato a 52”0 durante le batterie), conquista la medaglia d’argento con la 4x400 metri e, dopo aver vinto a Torino gli Assoluti in 51”8, con il primato mondiale delle 440 yards stabilito l’8 ottobre a Milano tocca l’apice della carriera agonistica. Per inciso va ricordato che con il tempo di passaggio ai 400 metri, 51”6, è anche eguagliato il primato europeo del giro di pista con barriere. L’ulteriore abbassamento della miglior prestazione nei 200 ostacoli – corsi in 24” netti a Lione il 15 ottobre – conclude una irripetibile stagione che lo vede protagonista anche negli incontri contro la Svizzera e la Jugoslavia.

La tumultuosa progressione dell’atleta di Ronchi si arresta nel 1951, anno che comunque gli porta il titolo nazionale dei 400 ostacoli e della 4x400 metri, la partecipazione a due incontri in azzurro ed il successo ai Giochi del Mediterraneo.

Il 1952 inizia con un colpo di scena. Armando abbandona il club di Calvesi (nel frattempo diventato Atletica Brescia 1950) provocando numerose polemiche a proposito del comportamento della sua nuova società, la S.G. Gallaratese, rea di rastrellare in giro per l’Italia i migliori atleti, anche quelli di cui non ha bisogno per il Campionato di società, per l’appunto come Filiput, dato che nel sodalizio varesotto già milita Missoni. Ai Giochi olimpici è sesto, stesso piazzamento dell’amico-avversario zaratino quattro anni prima a Londra, e non va oltre la batteria con la staffetta 4x400 metri; si ripete vincendo gli stessi titoli nazionali dell’anno prima ed è schierato nella rappresentativa azzurra che si confronta con gli elvetici e gli jugoslavi. È una discreta annata, ma che delude le speranze che si erano accese due stagioni prima.

Seguono le vittorie ai Campionati italiani del 1953 e 1954 e una serie di presenze in Nazionale che lo portano ad indossare la maglia azzurra complessivamente per 22 volte. L’inserimento nella semifinale più forte gli impedisce l’accesso alla finale degli Europei del 1954 (con il tempo fatto registrare, se avesse corso nell’altra semifinale avrebbe superato il turno) e nel 1955 sale sul terzo gradino del podio dei Giochi del Mediterraneo di Barcellona. Prosegue ancora per un anno, poi il ritiro. Come giustamente rileva Massimiliano Oleotto nel libro “Armando Filiput, oltre ogni ostacolo” gli ultimi anni di attività non sono caratterizzati da un peggioramento delle prestazioni. Il suo rendimento è rimasto costante, ma il mondo va avanti e gli altri migliorano. Dopo aver appeso le scarpe al chiodo, Filiput prosegue con l’insegnamento dell’educazione fisica e allena sia atleti che calciatori fino al 30 marzo 1982, giorno del suo prematuro decesso causato da una neoplasia. Nella sua Ronchi dei Legionari il suo ricordo è affidato al Palazzetto dello sport, che gli è stato intitolato, come pure gli è dedicata la mostra inaugurata all’Auditorium comunale lo scorso 13 dicembre intitolata “Armando Filiput, 100 anni di storia, oltre ogni ostacolo”.

Last Updated on Tuesday, 19 December 2023 19:19
 
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