Liste italiane di ogni tempo
Login
Visitors Counter
Today | 28988 | |
Yesterday | 30152 | |
This week | 87020 | |
Last week | 261382 | |
This month | 504128 | |
Last month | 1238449 | |
All days | 10741877 |
Your IP: 35.170.81.33
,
Today: Oct 14, 2024
Designed by: |
Quando anche una baracca di legno era sufficiente per fare cultura sportiva |
“La posizione incantevole lungo il Viale dei Colli, nell’ampio tornante che il Viale Michelangelo svolge di fronte a Via P. Tacca, fa del complesso dell’A.S.S.I. un centro di ritrovo per sportivi quanto mai attraente e ben frequentato…Purtroppo…tutta l’attrezzatura relativa ai servizi è nelle condizioni più deplorevoli…La direzione, gli uffici, i servizi per l’atletica…sono collocati in baracche cadenti a carattere provvisorio , che ormai sono lì a mostrare la loro bruttezza e a deturpare le bellezze naturali. Inoltre il bar e le relative attrezzature sono quanto di più antiestetico e disordinato si possa immaginare”. Questo scriveva Danilo Santi, componente del Consiglio della società, che in quell’anno – 1966 – aveva come presidente Rodolfo Melloni. Il presidente del 2019, Marcello Marchioni, aveva allora l’incarico di Capo Sezione dell’atletica. Proprio lui, il Marcello che ci ha cortesemente ospitato, a nome dell’A.S.S.I., nella nuova bella sede ubicata sempre sul Viale dei Colli, in occasione della 25esima Assemblea annuale del nostro Archivio Storico. Che, come cercheremo di spiegare, con quella struttura fiorentina ha sempre avuto un solido legame. A volte le coincidenze si raggruppano a grappoli. Fatta l’Assemblea, festeggiati i 25 anni, tornati a casa, mentre stavamo cercando di mettere ordine in antiche carte, che cosa ne esce fuori? Un fascicolo, di 36 pagine, che reca in copertina la scritta «45° Anniversario – Numero Unico – Agosto 1966» (copertina riprodotta in alto, originale dalla Collezione Ottavio Castellini). Su quella stessa copertina una foto di Silvano Meconi che getta il peso e, sul suo possente torace, la maglia dell’A.S.S.I. con il giglio. Sullo sfondo, assiepato, un buon pubblico, ma soprattutto le famose «baracche» di cui scrive Danilo Santi. E non fu l’unico. Le baracchette erano l’elemento che turbava i sonni dei dirigenti. Ma anche di un giornalista sensibile e battagliero come Carlino Mantovani, mezzofondista in gioventù, poi redattore per una quarantina d’anni al quotidiano “La Nazione”. Fiorentino dalla lingua tagliente (ho avuto la fortuna di conoscerlo e stimarlo, e di esserne amico, ricambiato) Carlino scrisse:”…il campo offre un aspetto desolante…le promesse sono rimaste allo stato di buona intenzione e le baracche prefabbricate che dovevano essere rimosse dopo un breve periodo…(dodici anni or sono…) sono rimaste al loro posto, logorate e insufficienti…”. Vecchia storia italica: niente è più stabile del provvisorio. Ma non finiva lì: di quelle fatiscenti strutture si occupò, su quelle pagine, anche Sergio Mealli, economo in economia, come sarcasticamente si firmò. Titolo «La trincea e la baracchetta». “C’è anche una baracchetta di legno che, allo scrivente, fa ricordare i suoi vent’anni trascorsi non in battaglie sportive ma in quelle fatte con fucili 91 e baionette, allora tanto di moda. Sì, par proprio, quella baracchetta verde, una di quelle che servivano da caserma negli anni 40…serve da spogliatoio, da segreteria, da sala di convegno…si tengono le riunioni del consiglio direttivo. Unica civetteria sono i trofei appesi alle pareti di legno». Quella che Mealli chiama «trincea» “…è una specie di muraglione, fatto a gradoni, in pietre contenute in gabbioni di rete metallica. Una vera e propria trincea a protezione degli smottamenti eventuali del pendio che sovrasta la pista». Che legame esiste fra quelle baracche e il nostro Archivio Storico? Un legame fatto di una corda robustissima. Resa solida, prima di tutto, da un intreccio speciale: l’amicizia. Quella con il prof Aldo Capanni, collaboratore nel settore tecnico dell’A.S.S.I. per tanti anni, fu anche l‘inventore, con pochi altri, di quel Centro Studi A.S.S.I. Giglio Rosso, insuperato stimolo culturale nell’opaco panorama dell’atletica. Il filo s’allunga e Aldo Capanni, che faticosamente teneva in piedi il Centro Studi fiorentino, entrò anche nel costituendo Archivio Storico dell’Atletica Italiana. E la baracchetta che ospitava il Centro Studi divenne pure sede dell’A.S.A.I., con Aldo segretario e Roberto Quercetani presidente. A questi due «ingredienti» aggiungete la posizione centrale di Firenze, ed ecco che quell’angusto spazio fu anche punto di riferimento delle nostre prime Assemblee. L'interno è oggetto della foto qui sopra, in fondo si riconosce un barbuto Aldo Capanni. Legame sancito, diremmo ratificato, dalle parole, scritte da Aldo Capanni nel volume «1922 – 1977 settantacinque anni sul Viale dei Colli», bel libro edito per celebrare un altro quarto di secolo della società sportiva fiorentina. Il volume (da leggere da chi vuol sapere qualcosa di più della storia dell’atletica italiana) curato da Aldo e da Franco Cervellati. Al capitolo 24 (pag. 209) dedicato al Centro Studi possiamo leggere:” A metà del 1994, poi, il Centro Studi diventò a sua volta la sede operativa di un’altra neonata associazione culturale, l’A.S.A.I. – Archivio Storico dell’Atletica Italiana Bruno Bonomelli. Costituita da un gruppo di appassionati storici e giornalisti fortemente interessati alla storia dell’atletica nazionale, fra i quali due degli stessi membri del Centro Studi, l’A.S.A.I. in toto riconobbe la bontà e la serietà di quanto il Centro aveva fatto fino ad allora nel corso del suo operare e ritenne logico porre la sua sede presso quella di un’altra associazione che da così tanti anni operava efficacemente nell’ambito culturale specifico: si trattò…di un apparentamento indubbiamente efficace e positivo per entrambe le istituzioni, che possono avvalersi l’una dell’altra a seconda degli obiettivi e degli scopi di volta in volta in corso di realizzazione”. Fu Aldo che si incaricò di stendere la bozza dello Statuto dell’A.S.A.I. All’art. 3 si leggeva: “L’associazione pone la sua sede principale in Firenze, presso il Centro Studi e Documentazione in atletica leggera A.S.S.I. Giglio Rosso, in Viale Michelangiolo 64”. In data 13 giugno 1994, Aldo inviò una comunicazione ai soci fondatori avente per oggetto la formalizzazione dell’Atto costitutivo: i soci avrebbero dovuto presentarsi venerdì 1° luglio, alle ore 16, nello studio fiorentino del notaio Zetti. Preparato, preciso fino alla pignoleria, ligio ai suoi compiti di segretario con cui aveva dimestichezza grazie alla esperienza fatta in tanti anni di Centro Studi, Aldo, il 6 aprile 1995, diramò le convocazioni per la prima riunione del Consiglio Direttivo (al mattino) e della prima Assemblea Ordinaria (al pomeriggio), per sabato 22 aprile, “presso la sede dell’Archivio, presso il Centro Studi…”. Dal Verbale N.1 si desume che quel giorno erano presenti nella «baracchetta» sul Viale dei Colli, il presidente Roberto Quercetani, il vicepresidente Gianni Galeotti, il segretario Aldo Capanni, i consiglieri Ottavio Castellini e Augusto Frasca, il sindaco revisore Tiziano Strinati, i soci Luciano Fracchia, Silvio Garavaglia, Marco Martini e Alberto Zanetti Lorenzetti; per delega, Raul Leoni e Rosetta Nulli Bonomelli. Quella di Firenze era meta fissa per le nostre assemblee: domenica 24 marzo 1996, 16 marzo 1997. L’Assemblea 1998 – 8 marzo – si tenne a Firenze ma nella sede del Comitato toscano della F.I.D.A.L. A seguito delle vicende travagliate del Centro Studi che dovette smobilitare la «baracchetta» e, soprattutto, del decesso di Aldo (2007), l’A.S.A.I. tolse le tende dal Viale dei Colli. Non senza rammarico, ma fu inevitabile. Chiudiamo con un ultimo brano da pag.211 del libro di Capanni – Cervellati:” Il Centro Studi ha creduto, crede e crederà sempre, a differenza di molti «soloni» della nostra nazione così arretrata in materia di sport, di movimento e di educazione fisica, che le parole «sport» e «cultura» possano e debbano coesistere, nell’interesse della crescita e dello sviluppo dell’uomo, con la convinzione che ogni aspetto della vita – e quindi, a maggior ragione, al giorno d’oggi – lo sport contenga dei valori segnatamente culturali di fondamentale importanza che non possono né debbano essere ignorati, né disgiunti dalla cosiddetta «cultura» ufficiale: l’uomo non si esprime solo con la parola, lo scritto, l’azione, il suono, ma anche correndo, saltando, lanciando o usando un pallone di qualunque forma e dimensione da colpire secondo determinate regole. Tutto è cultura e tutto questo gli interessati hanno finora trovato, e continueranno a trovare, al Centro Studi A.S.S.I. Giglio Rosso”. Queste stesse convinzioni, seppure sballottate da tante delusioni e amarezze, sono quelle che hanno guidato l’operato dell’Archivio Storico dell’Atletica Italiana Bruno Bonomelli nei suoi primi 25 anni di vita. Il 14 aprile scorso, guardando fuori dalla finestra della nuova sede dell'A.S.S.I. verso la zona dove c'erano le baracchette, ci siamo ripetuti lo slogan della nostra Assemblea 2019: «Atletica e Cultura: una chimera?». |