Cominciamo dalle foto. Nella prima, in posa le componenti della staffetta 4 x 100: da sinistra, Fernanda Bullano, Claudia Testoni, Lidia Bongiovanni e Ondina Valla. Era la prima volta che il quartetto italiano si presentava ai Giochi Olimpici. Il risultato fu onorevole: dopo aver superato la batteria (48.6), in finale le ragazze furono quarte (48.7), grazie anche alla squalifica della Germania che in batteria aveva stabilito il primato del mondo (46.4). Nella striscia al centro, quattro fotogrammi dell'apparecchio Löbner - Zeiss, il fotofinish di allora: sicuro che Testoni fosse quarta? Il dubbio è rimasto, la incerta classifica pure. E infine, «Levrieri di razza», come titolò la rivista federale questa foto: dice la dida di allora «un altro quadretto di eccezionale interesse: Ondina Valla e Forrest Towns, due creature superbe che hanno vinto a tempo di primato mondiale le gare olimpiche di velocità sugli ostacoli...sono i nobili levrieri della più nobile fra le razze: quella umana!». Come al solito, per ingrandirle cliccare sopra ciascuna.
Era il 6 agosto 1936... Quel giorno...Stavolta dobbiamo scrivere «quei giorni»...perchè la data del 6 agosto è stata munifica di ben due ori per l'atletica olimpica italiana. Con un intervallo di 48 anni (1936 - 1984). Nella imponente struttura progettata dall'architetto nazista Werner March, trionfarono le «Donne d'Italia» come scrissero tutti i trombettieri del regime fascista: l'eroina fu - per davvero - Trebisonda Valla, Ondina, che tanto ondina non era per la sua struttura ben piazzata. Fu quella la prima medaglia d'oro olimpica per una atleta italiana, dopo i maschietti Ugo Frigerio e Luigi Beccali. Abbiamo ripescato un documento interessante: l'articolo che Bruno Zauli scrisse sul numero 31, 5 agosto 1937, in prima pagina, seguito a pagina 3, di «Atletica», giornale ufficiale della Federazione italiana di atletica leggera (così si chiamava allora). Era passato giusto un anno e il sovratitolo diceva "Date da ricordare". Come sempre, niente di nuovo sotto il sole, intendiamo quello di oggi, il nostro, anche noi ci siamo riproposti di ricordare le date da non dimenticare, senza spocchia o presunzione alcuna. A completamento un bellissimo documento d'epoca: il filmato da tre angolazioni diverse della gara. Azzardato attribuire queste immagini alla regista dei Giochi, la beniamina del signor Adolfo, Leni Riefenstahl? Non dovrebbe essere tanto azzardato.
Era il 6 agosto 1984... Quel giorno...Siamo certi che un bravo ed educato figliuolo come Alberto Cova non se ne avrà a male se posticipiamo di 24 ore il racconto della sua medaglia d'oro olimpica sui diecimila metri a Los Angeles. Se mettessimo insieme Ondina e Albertino tutto oggi, domani voi, appassionati utenti di questo sito, non avreste nulla da leggere. Risentiamoci allora domani.
Berlino, 6 Agosto 1936 - XIV, 1ª Valla, Italia, in 11"7
di Bruno Zauli
"Domani cade il primo anniversario dell'unica e pur grande vittoria, che l'Atletismo italiano seppe conquistare nelle X Olimpiade.
"6 Agosto 1936 - XIV. Alle 17,30, in fondo alla vasta coppa del Reichsportfeld di Berlino, nell'atmosfera piena di fremiti e di commozione che esalava dai petti di 100.000 spettatori, sei ragazze lottavano per la supremazia mondiale nella più difficile gara del programma femminile, gli 80 metri ad ostacoli. In pochi secondi la distanza fu divorata dalle veloci protagoniste, affiancate spalla a spalla, e solo sul traguardo un corpo avvolto dalla splendida luce della sua maglia azzurra ruppe l'allineamento con uno scatto prodigioso e tagliò il candido filo della vittoria!
"Era Ondina Valla, italiana, che in quel magnifico giorno interpretò con tanta pienezza di forze fisiche e spirituali le Donne d'Italia: creature dolci materne squisitamente femminili, aliene da ogni falso atteggiamento che possa distoglierle dalla loro grande ed umana missione, ma creature forti e maschilmente coraggiose e capaci di ogni più alto ardire e di ogni più grave sacrificio se una grande causa di amore e di fede per la famiglia , per la Patria - famiglia delle famiglie - le chiama al loro posto di combattimento.
"Giovanissima, quasi bambina, la Valla aveva cominciato a sgambettare sui campi bolognesi per pura passione di sport, per quella vitale esuberanza caratteristica dei campioni. Sei anni di gare fatte con l'entusiasmo di chi ama il sole e l'aria libera, la condussero alla sogliadello Statio Olimpiaco. Nei giorni della vigilia la fortuna non l'aveva incoraggiata, poichè la preparazione in Italia fu priva di risultati soddisfacenti. Non era una amazzone, non era temprata alle dure battaglie, non aveva mai affrontato un pubblico di 100.000 persone, non aveva ancora indossato una maglia azzurra così carica di onore e così pesante di responsabilità. Era come trascinata in una avventura troppo grande, di fronte alla quale si sentiva piena di dubbi, nervosa, fragile. Sorrideva per darsi coraggio, ma il sorriso era una maschera trasparente sopra lo sguardo turbato dall'interna emozione.
"Il 5 agosto, sulla pista, mentre il Giudice di Partenza ultimava i preparativi per la disputa delle batterie, la Valla non era ancora mutata. Camminava su e giù per il prato, dimentica delle istruzioni di Comstock che le aveva raccomandato di scaldarsi, di provare l'ostacolo. Solo al brusco comando di scendere nelle buchette mutò di colpo.Un mutamento che non sfuggiva a noi italiani, osservatori attentissimi. L'atleta non aveva più impazienze muscolari, si teneva calma e immobile sulla bianca linea, a testa alta, pronta allo scatto. Posta davanti alla realtà del cimento, faccia a faccia con le avversarie, nell'istante in cui l'azione decide la vittoria o la sconfitta, la donna - ci sia permessa l'espressione - divenne eroina. Ogni dubbio, ogni incertezza era fugata. Al colpo di pistola, la prima a parture fu la Valla.
"Con lo stesso deciso coraggio scattò nella semifinale, poi nella finale. Avrebbe dato la vita per la vittoria in quel supremo istante del 6 agosto! Ebbe il lauro a minor prezzo ma sempre carissimo, chè parecchie ore dopo la gara era ancora sconvolta dallo sforzo prodigioso, con il qual aveva dominato il suo cuore ed i suoi muscoli, trionfando di tutto e di tutti.
"Forse la scena che meglio di ogni altra rievoca l'emozionante finale degli 80 ad ostacoli è quello dell'arrivo che riproduciamo dall'originale preso con l'apparecchio Löbner - Zeiss funzionante ufficialmente sul traguardo.
"Questo episodio non è soltanto significativo perchè sanziona il successo della Valla, ma ancora ribadisce la supremazione dell'atletismo femminile italiano con la Testoni, giunta solo a sessanta centimetri di distacco. E perchè ci ricorda sempre i lunghi minuti di ansia vissutiin attesa che la pellicola cinematograficarivelasse i suoi segreti.
"Quante peripezie infatti ebbe la gara olimpionica degli 80 ad ostacoli! In semifinale i Giudici di arrivo sentenzieranno che la Testoni era giunta quarta. Questa bella e forte atleta che insieme con la Valla formava l'orgoglio della squadra azzurra, stava per abbandonare scoraggiata ed affranta lo Stadio, quando fu annunciata la revisione della classifica in base alla documentazione fotografica. Non più quarta ma terza e quindi ammessa alla finale!
"Ed eccoci alla Finale: il Presidente della Giuria di arrivo non sapeva come raccapezzarsi. Aveva per le mani quattro ordini di arrivo, l'uono diverso dall'altro, scritti e firmati in piena buona fede dai singoli Giudici. Rimandò ogni decisione allo sviluppo della pellicolo cinematografica, facnedo annunciare una classifica provvisoria, nella quale prima era la Valla, seconda la Testoni. Un meraviglioso doppietto, che ci avrebbe fatto scoppiare il cuore dalla gioia. Ma incombeva la minaccia della famosa pellicola, che tardò oltre venti minuti a rivelarsi e che diede luogo a discussioni protrattesi per tutta la serata.
"In essa si vedono dalla corda all'esterno: la Steuer (Germania), la Testoni (Italia), la Taylor (Canada), la Valla (Italia) nettamente prima, la Brakeeter (Olanda), la Ekert (Germania).
"Il quarto fotogramma ed i seguenti, che non riproduciamo, sono quelli che hanno deciso la classifica fra la Steuer, la Testoni e la Taylor. Si tratta di una classfica strappata a colpi di...millimetro, che probabilmente cambierebbe se ne esistesse un'altra presa dalla parte opposta! Quando gli arrivi sono così serrati - il che narra più di quanto non abbiano potuto esprimere il calore e lo spasimo della lotta - non si può buttar la croce addosso nè ai Giudici, nè alle macchine. Bisognerebbe piuttosto ricorrere a quel pari-merito che si regala tanto facilmente nel salto in alto o nell'asta,esercizi non meno atletici delle corse.
"Nella realtà pratica scevra da ogni cavillo tirato fuori ad ogni costo per amore di un vero che forse non è...vero, Testoni - Steuer - Taylor sono tutte e tre al secondo posto. Ed è molto probabile che così avrebbe deciso in serena coscienza la Giuria se non ci fosse stata la questione della cerimonia protocollare e dell'alzabandiera sui pennoni...".
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