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Una notte in riva al lago di Garda ascoltando i ricordi di un' astista vintage |
Villa Athena, Manerba del Garda, venerdì 16 luglio, una serata piovigginosa e umidosa (di nuovo conio, vediamo se la mettono nel Dizionario della Crusca...) che ai convenuti ha tolto solamente il piacere - e non è poco, credete - di una sistemazione dei commensali fronte lago, con una prospettiva frontale sulla riviera veneta sconosciuta a quasi tutti. Infiltrazioni di acido ialurumido che comunque non hanno nuociuto alle loro giunture, protette dalla cordialità e signorilità del padrone di casa, Alberto Papa, commercialista in Brescia, il quale, fra una certificazione di bilancio a l'altra, trova tempo, volontà e elasticità muscolare per continuare a praticare la disciplina atletica cui ha dedicato il suo entusiasmo sportivo giovanile: il salto in lungo. E per non rubare tempo alla professione ha pensato bene di farsi costruire il suo impianto atletico privato per allenarsi: pista di quattro corsie per 90 metri, doppia pedana per il lungo, grande anfiteatro per l'alto. E poi piscina, palestra dotata di ogni diavoleria allenante. In tanto bendiddio, la notte del venerdì 16 di luglio alcuni (qualche perdita lungo il percorso organizzativo) dei migliori ex ragazzi/e, tutti splendidatemente conservati, che hanno messo in gioco sè stessi contro le leggi di gravità, in estensione o in elevazione, si sono ritrovati per manifestare il loro affetto ad un giovanotto che si appresta a timbrare, fra pochi mesi, il cartellino delle 84 primavere. Angelo Baronchelli, scortato dai quattro figli Eleonora, Bruna, Sergio e Luca, ha ricevuto un affettuoso omaggio a sessant'anni dal suo primato bresciano di salto con l'asta: 4.20, il 24 luglio 1961, a Helsinki, durante l'incontro triangolare Finlandia-Germania Democratica-Italia. Baronchelli era rientrato all'inizio di quell'anno a Brescia dopo alcunie stagioni trascorse alle Fiamme Oro Padova, dove lo aveva piazzato il prof. Sandro Calvesi. Angelo da Cigole, stessa località della Bassa Bresciana che aveva dato i natali allo stesso Calvesi, era così tornato a vestire la canottiera dell'Atletica Brescia 1950, con lo stemma a triangolo isoscele rovesciato, che incorporava una leonessa rampante. Resistettero a lungo quei quattro metri più venti centimetri nell'albo d'oro dei primati della terra bresciana che Bruno Bonomelli teneva religiosamente aggiornati e annotati. In vero, Baronchelli aveva un suo primato di cinque centimetri più alto ,ottenuto l'anno prima in un Norvegia-Italia a Oslo. Si vede che l'aria fina delle terre nordiche faceva bene al fisico del robusto contadino abituato a irrorare i campi col suo sudore, nell caldo e nell'umidità della Bassa. Ma in quell'agosto 1960 indossava i paramenti color cremisi della Polizia di Stato e quindi la cifra non valeva per Brescia, a dar retta a una parte dei cosiddetti statistici di atletica. Il 4.20 tenne duro per quasi otto anni, poi arrivò un giovanotto bresciano di città, Mauro Mabellini che, prima fece lo stesso a MIlano nel maggio 1979, e qualche giorno dopo al «Caffaro Chemical Stadium», meglio conosciuto a quel tempo come Campo Scuole, si portò a 4.25. E poi, su su verso più alte vette, che forse un giorno racconteremo. È venuto il momento di scendere. Per adesso, stateve accorti picciotti e picciotte, che per i prossimi giorni abbiamo in serbo per voi alcune «memorie» di questa bella serata a cui avete apportato tanta simpatia. Abbiamo altro da raccontare con scritto, immagini, suoni. Per adesso beccatevi 'sta foto del nostro amico Pietro Delpero, che - già ve lo anticipo - vi ha immortalati tutti. Al centro, con un'asta moderna che lui si sarebbe sognato ai suoi tempi, Angelo Baronchelli. A partire da sinistra, Dario Badinelli, Maurizio Tanghetti, Enzo Marchetti, Alberto Papa, Maurizio Maffi, Norberto Ranzetti, Francesco Baiguera, Betty Marchina, Giorgio Federici. C'è di tutto: asta, lungo, alto, triplo. E dopo quella bella stagione della gioventù, tante vite, tante professioni, tante storie. |