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"Il premio in natura": ricordiamo Aldo Capanni rileggendo i suoi scritti |
Iniziamo la pubblicazione di alcuni scritti di Aldo Capanni, ripresi dal libro "Di tutto un po'", che lui stesso diede alle stampe nel 2002. "Taglio il traguardo dei cinquant'anni di vita in buona salute - ringraziando Dio di questo". Parole che, oggi, hanno un suono stridente. "Scritti brevi" come li catalogò lui stesso nelle dediche introduttive "in parte inediti, in parte pubblicati, in parte resoconti di alcuni miei interventi oratori più o meno riusciti". Questo è il primo, altri ne sceglieremo da qui alla fine di questo anno 2017 che segna il decimo anniversario della partenza di Aldo da questa terra. L'iniziativa è stata sottoposta al fratello, don Alessandro, che l'ha accolta con entusiasmo, lui essendo il lettore più affezionato e più orgoglioso di questi scritti. Noi desideriamo ringraziarlo. Il simpatico scritto che riproponiamo oggi trovò ospitalità sulle pagine della rivista "Correre" del mese di febbraio 1996. Emerge un mondo che è, in larga parte, scomparso, un mondo del podismo spontaneo, festaiolo, spesso ambientato in un mondo provinciale, quasi sempre contadino, festa di paese, festa di popolo, oggi esistono i populismi non il popolo. Mondo defunto. I due capponi di Giovanni hanno riportato in superfice nostri ricordi di un atleta - anche lui scomparso - di cui abbiamo ricordato il nome pochi giorni fa: il bresciano Enzo Volpi, da tutti e per sempre conosciuto come "Franco". Più o meno, era protagonista nella stessa epoca raccontata da Aldo, lui era un grande corridore, per i suoi tempi, per i metodi di allora, per le scarse possibilità economiche, unica alternativa i gruppi militari, e Franco vestì i colori amaranto delle Fiamme Oro Bari, venendo dal C.R.A.L. Gnutti Lumezzane (dove, anni dopo, venne alla luce il talento di un altro grande corridore bresciano, Pier Giovanni Poli, per tutti "Gianni"). Non sappiamo se Volpi abbia arraffato capponi e se li sia portati al traguardo. Sappiamo, per certo, che quando correva nei prati, in montagna, in ogni caso nella natura che non fosse una angusta pista, arrivava sempre con una sportina di funghi, o di asparagi di montagna, o di erbe mangerecce. E arrivava prima degli altri. Parliamo di un corridore che nel 1962, alla "Cinque Mulini" quando era davvero la "Cinque Mulini", fu preceduto solo da un tizio che si chiamava Michel Jazy, forse qualcuno vagamente ricorda il nome...Capito? Non correva con i signori Cagafusi. Ebbene sì, di quella atletica abbiamo nostalgia. Così come abbiamo nostalgia di Aldino, della sua cultura, della sua passione, della sua rettitudine. È iscritto a parlare Aldo Capanni, ne ha facoltà!
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