Sarebbe troppo lungo per il titolo, ma andrebbe aggiunto un «nonostante tutto». Nonostante indifferenza, scarsa o nulla collaborazione, nonostante una devastante e dilagante incultura per il nostro sport sempre più evidente ovunque, nonostante...nonostante...Sarebbe un lungo elenco, che avrebbe anche nomi e cognomi. Ma ci interessa davvero? No, non merita sprecare tempo. Chi ha contribuito realmente, concretamente, a mantenere vivo e operante l'Archivio storico dell'atletica italiana «Bruno Bonomelli» lo sa, non ha bisogno di esibirlo agli altri. Chi non ha mai fatto nulla, o dato aria ai denti per fumosi vaniloqui, altrettanto lo sa. Nel suo nucleo vitale (piccolo nucleo, i sovrannumerari poco hanno inciso, e alcuni si sono persi per strada) l'ASAI ha trovato le energie, la volontà, i mezzi di sostentamento (autarchici...) per andare avanti per tre decenni.
Era il Primo Maggio 1994, giorno funestato da una grande sciagura per il mondo dello sport. Proprio mentre il gruppo dei soci fondatori si riuniva per abbozzare i primi contorni all'attività dell'ASAI, sul circuito di Imola si compiva il tragico destino di un pilota amatissimo dalle folle, Ayrton Senna. Colpa di un piantone saldato male, per fretta, o imperizia, o dio sa cosa. Quel giorno, all'entrata del Novotel di Brescia, posarono per una foto ricordo Rosetta Nulli Bonomelli, Roberto Quercetani, Claudio Enrico Baldini, Alberto Zanetti Lorenzetti, Ottavio Castellini, Aldo Capanni, Raul Leoni, Augusto Frasca, Luciano Fracchia. Non poterono presenziare Tiziano Strinati, Gianni Galeotti (era proprio a Imola quel giorno, al Gran Premio di Formula Uno), Marco Martini (alle prese con problemi di salute) e Silvio Garavaglia (impegnato con una irrinunciabile gara di pesca sportiva del gruppo aziendale della «Gazzetta dello Sport»). Di comune accordo, fu chiesto a Quercetani di essere il primo presidente. Pur non proprio convinto, accettò. Come sempre, ci furono promesse da parte di qualcuno, parecchie di esse mai mantenute. Indimenticabile la frase sarcastica del fiorentino Aldo Capanni:"Questa storia ci riserverà molte amarezze". Non aveva torto. Ma abbiamo avuto anche molte e belle soddisfazioni: le nostre pubblicazioni, quasi una quarantina, il nostro sito Internet, soprattutto la consapevolezza di aver sempre - dicesi sempre - realizzato tutto con le nostre forze, senza pietire, senza tendere la mano. In un mondo che, per larga parte, è popolato di questuanti.
Oggi, un gruppetto, di cui fanno parte anche alcuni che c'erano allora (è già un successo, per loro!, altri purtroppo ci hanno dolorosamente lasciato), si ritroverà ancora davanti all'entrata dell'hotel bresciano, come trent'anni fa. A testa alta. In attesa di incontrarci nuovamente, da qualche parte sulle sponde del lago di Garda, i prossimi 4 e 5 ottobre per la trentesima assemblea.
Intanto offriamo in lettura (lettura non finti pollici alzati...) il testo dell'intervento che l'avvocato e amico di Bonomelli, Lorenzo Maffezzoni, lesse quel giorno. Un intervento che ci restituisce la dimensione umana, civile, culturale, sportiva dell'uomo cui la nostra associazione è intitolata. Intervento che smentisce l'insulso stereotipo di un Bruno Bonomelli solamente attaccabrighe, costruita da omuncoli prezzolati e aedi di straccioneria culturale, ma ben piazzati nella scala dell'arrivismo, sia pure solo sportivo.
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Note alle fotografie - Apre la copertina (elaborata dal grafico Martino Gerevini) del primo libro pubblicato dall'ASAI nell'autunno del 1994, autore Alberto Zanetti Lorenzetti; pubblicazione che raccoglie gli interventi del convegno dedicato alla figura di Bonomelli, e una ampia e documentata selezione di scritti del giornalista bresciano suddivisi per argomento. A destra due foto di quell'incontro in una sala del Novotel; in alto, i relatori, a partire da sinistra, Ottavio Castellini, Giulio Signori (indimenticabile giornalista che fece parte, dal 1958, di quella straordinaria redazione sportiva de «Il Giorno», che riuniva, attorno a Gianni Brera, professionisti come Mario Fossati, Pilade Del Buono, Franco Grigoletti, Gianni Clerici, Gianmaria Cazzaniga, e in seguito Giorgio Reineri, Claudio Pea, tutti «scrittori di sport» che si facevano leggere dalla prima all'ultima riga); a seguire, in piedi, Roberto Quercetani, il principe degli storici e statistici dell'atletica mondiale, quindi l'avvocato Lorenzo Maffezzoni, Alessandro Castelli, Franco Mauro, Beppe Mastropasqua e Gabriele Rosa. Sotto, da destra, la signora Rosetta Nulli Bonomelli, Aldo Capanni, l'on. Gianni Gei, e Ersilio Motta, caposervizio della redazione sportiva del «Giornale di Brescia»; dietro alla signora Rosetta l'on. Sam Quilleri, che era suo cognato avendo sposato la sorella Agape. Alle spalle, nella sala gremita, si intravvedono esponenti di società bresciane ed ex atleti
Bruno Bonomelli, uomo di solidi principi civici, politici e umani
di Lorenzo Maffezzoni
Una significativa immagine di Bruno Bonomelli, inviato de «L'Unità», al lavoro nella tribuna stampa dello Stadio Olimpico di Helsinki durante i Campionati d'Europa del 1971, quelli della vittoria di Franco Arese sui 1500 metri. Si noti una curiosità: sul fianco della macchina da scrivere fa bella mostra l'adesivo che reclamizza Ebo Lebo, il famoso amaro a base di zafferano e genepy della Valle d'Aosta, che a quell'epoca veniva prodotto anche dal liquorificio della famiglia dell'ostacolista Eddy Ottoz. Il liquore, in una bottiglia di colore verde, era molto conosciuto anche per lo slogan: «con Ebo Lebo digerisco anche mia suocera»
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Nel ricordare il nostro Bruno Bonomelli, caro a tutti noi qui riuniti a testimoniargli dell'affettuoso vincolo di amicizia che per la lunga o breve stagione ci ha coinvolti con la sua prorompente personalità, sento il dovere, anche in memoria del figlio Ennio il cui prematuro esito dalla scena della vita ha fatalmente ferito e gravato l'animo dei genitori, di confermare questi nostri sentimenti alla signora Rosetta, fedele e sempre paziente compagna di Bruno. Schietto e vivace coinvolgimento anche con la caratterizzazione della persona, forte e invincibile solo all'apparenza e nella esternazione, ma al fondo sempre presa nel dubbio e in definitiva buona, disarmata e disarmante come avviene nelle naturali istintive propulsioni di un fanciullo.
E pare che l'evolversi della vita e della personalità dell'amico Bruno sia stato coerente al marchio del suo animo forte e generoso nel bene e nel meno bene, nelle condizioni tranquille e in quelle drammatiche della società che lo circondava.
Qui altri amici suoi lo ricordano anche come sportivo e come campione nei cimenti dell'atletica leggera. Io lo ricordo e lo rievoco nella sua individualità di persona e di uomo. Nel campo dell'apprendimento scolastico, dell'insegnamento, dell'impegno professionale e della vita civile ha accostato varie discipline ed esperienze.
Bruno Bonomelli nasce a Brescia il 28 ottobre 1910 e qui muore il 16 marzo 1993.
Un lungo percorso di vita condotto bene e con intensa e partecipata vocazione alla formazione delle giovani generazioni sia nell'ambito delle discipline scolastiche e del sapere nella interezza e sia nel campo delle discipline sportive, e altresì nella preparazione alla consapevolezza dei doveri civili e politici e alla coscienza dei doveri morali di cittadini nelle interrelazioni sociali.
Adolescente ha conseguito il diploma al Liceo Scientifico Calini di Brescia e il diploma delle Scuole Magistrali. É stato insegnante nelle Scuole Elementari. Chiamato al servizio militare ha combattuto nella guerra d' Africa del 1936, e richiamato alle armi ha combattuto nella seconda guerra mondiale e così dalla guerra d'Africa fino al 1945 rimanendo nel servizio militare per ben 108 mesi.
Dopo l'8 settembre 1943, paracadutato col fratello Paride dagli Alleati nell'Alta Italia, partecipò alla Resistenza e alla guerra di Liberazione quale radiotelegrafista nel settore B.C.S. dell'Intelligence Security Alleato per il servizio informazioni degli Alleati. Individuato e scoperto dai tedeschi venne arrestato a Piacenza e imprigionato nelle carceri di Verona, dalle quali riuscì a fuggire fortunosamente e a porsi in salvo.
Terminata la guerra, nel 1948, a Genova, si laureò nella Facoltà di Economia e Commercio, conseguì poi la patente di segretario comunale e ne esercitò le funzioni in Piemonte. Lasciata la carriera di segretario comunale entrò nel ruolo dell’insegnamento scolastico quale professore dapprima nelle Scuole di Avviamento e successivamente nelle Scuole Medie.
Nell’aprile 1951 è stato iscritto come pubblicista libero professionista all'Albo dei giornalisti, e in tale ruolo doveva pubblicare almeno 150 articoli ogni anno, numero sempre abbondantemente superato. E per 28 anni è stato corrispondente del quotidiano "L'Unità", al quale collaborò regolarmente con corrispondenze e notizie per le discipline del pugilato e dell’atletica leggera.
Nel luglio e nel settembre 1945 Bruno fu onorato di alti riconoscimenti al suo coraggio e alla sua dedizione alla causa delle libertà dei popoli da parte dei Comandi delle Forze Alleate. Ritengo che sia edificativo e doveroso omaggio alla sua memoria rileggere il testo delle dichiarazioni del Comando Alleato. La lettera del luglio 1945, firmata dal Colonnello del C.M.F Sheridan Russell dice testualmente:
"Si certifica con la presente che il sig. Bonomelli Bruno ha reso servizi preziosi alla causa alleata ed alla liberazione d' Italia. Lavorando per questo reparto delle forze armate britanniche in terra occupata durante un periodo di dieci mesi, essendo stato paracadutato al principio della sua missione. Ha fatto prova di coraggio, iniziativa e senso del dovere durante questa missione. Quando fu catturato dal nemico riuscì a fuggire, attraversò le linee e immediatamente si offri per un'altra missione. Si deve rendergli ogni considerazione dati gli ottimi servizi che ha reso. Anche la moglie di Bonomelli Bruno aiutò suo marito nel suo lavoro e per i servizi resi subì la prigione nelle mani del nemico per un periodo di otto mesi."
Il testo della lettera 14 settembre 1945, firmata dal Maggior Generale C.A. Cecil Heydeman del Quartier Generale Alleato, recita:
"Ho saputo con grande apprezzamento dei servizi preziosissimi che avete reso alla causa alleata durante le battaglie in Italia. Il Vostro coraggio, l'iniziativa e la Vostra devozione al dovere con cui avete dato prova nell'esecuzione della missione speciale che vi è stata affidata, Vi ha meritato la più grande lode ed hanno giustificato completamente la fiducia in Voi messa. Dovrà essere per Voi una grande soddisfazione di sapere che il Vostro coraggio sarà sempre un esempio ai popoli che amano la libertà e che il Vostro lavoro ha costituito un contributo molto generoso verso la liberazione del Vostro paese.”
In tal guisa, dunque, era forgiato il carattere del nostro amico Bruno, e conseguente fu il suo consapevole coraggio spinto fino al limite dell'ardimento.
Nei rapporti dell'amicizia si mostrava un conversatore instancabile e indomabile, ma sempre affabulatore piacevole, istruttivo e anche pedagogico. Ad alcuno forse può essere in qualche modo apparso burbero, a volte anche inarrendevole nelle sue interminabili, e quasi mai concluse, dissertazioni. Questo suo modo di colloquio trovava le sue profonde ragioni nell' ansia dell'uomo di raffinata cultura del sapere di penetrare a fondo l'essenza degli accadimenti nello scorrere della storia degli uomini. Ma, a ben vedere, questa loquace fermezza altro non era che ruvida scorza apparente, tesa come lorica a protezione della sua naturale timidezza e arrendevolezza.
Non era uomo di odii o di rancori, né cercava rivincite anche se taluno gli doveva rendere ragione, perché, a dispetto di ogni contraria apparenza, Bruno ha sempre vestito i panni del "burbero benefico" e perché era un uomo mite. Tranne, per quanto ne sappia, che in una occasione e giustamente, e non per sé soltanto ma soprattutto per la difesa del libero esercizio del giornalismo sportivo. Quando, disarmato e debole contro un potente ai vertici della Federazione dell'atletica italiana, gli chiese non arbitrariamente, o supponentemente, ma giudiziariamente ragione, e la ottenne.
In questi tratti di bozzetto dell'uomo, noi troviamo il segno della umanità e della mitezza di Bruno. |