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Luciano Fracchia, signore d’altri tempi |
Anche Luciano ci ha lasciato, sabato scorso, 21 maggio 2011. Un nuovo vuoto di affetto, di stima, un vuoto per chi di noi dell’ASAI lo ha conosciuto, apprezzato, ammirato. Un vuoto per questo nostro sport, dove ormai sono molti di più, una moltitudine, coloro che di Luciano Fracchia non hanno mai sentito parlare. Aderì con entusiasmo al progetto di creazione dell’ASAI. Adesione concreta non di vuote chiacchiere. È ancora vivo il ricordo di una Assemblea annuale a Firenze: arrivò con il suo proiettore e con qualche “chicca” da mostrarci. Presi da quelle immagini e dalle sue dettagliatissime spiegazioni ci stavamo dimenticando dei verbali e delle altre miserande appendici assembleari. Non fu facile il richiamo all’ordine! Aveva compiuto 95 anni lo scorso 26 gennaio. Cinque anni fa, eravamo intenzionati a festeggiare i suoi 90, alcuni di noi lo fecero sul piano personale, ovviamente, invece intoppi, decisioni ritardate, indecisioni colpevoli, bloccarono un progetto di un augurio colletivo a nome del nostro Archivio. Gli avevamo reso omaggio con una Assemblea organizzata a Asti, la città cui è rimasto legato per tutta la vita. Abbiamo sempre conservato tutto quel materiale (giornali, foto) che membri della famiglia di Luciano ci fecero avere, come pure un ricordo scritto da Giorgio Barberis, giornalista sportivo a “La Stampa” per tanti anni e estimatore dello straordinario personaggio. Oggi raccogliamo tutto questo materiale per costruire un “omaggio” alla Sua memoria, lo pubblichiamo sul nostro sito che, nel frattempo, ha fatto molti passi avanti. È materiale datato, ma, a nostro avviso, ancora attuale. Ci sono due fotografie che dicono molto sulla qualità dell’uomo e sulla sua passione. A parte quella con la sua “storica” cinepresa (la prima in alto), guardate l’altra con il libro dei 90 anni della Federazione internazionale: volle la foto con il libro, accostamento arguto fra il suo genetliaco e quello della IAAF, anche se non coincidevano, ma avevano la stessa cifra. Era un tacito “grazie” a chi gli aveva spedito il libro per il suo compleanno. L’altra foto, ancora più bella e commovente, lo ritrae con una mano, ancora forte nonostante gli anni, che quasi accarezza le sue preziose bobine, un tesoro inestimabile per chi ama il nostro sport. Un gesto affettuoso che si riserva a qualcosa di vivo, un figlio, un nipote, e i suoi filmati erano qualcosa in cui Luciano aveva trasfuso la sua vita e la sua passione.
A Lui che se ne è andato il nostro ricordo affettuoso.
Cinque anni fa, quel 26 gennaio di Giorgio Barberis
Novant’anni, che bella età. A compierli, il 26 gennaio, è stato Luciano Fracchia e chissà quanti ricordi avranno affollato la sua mente in quel felice giorno, mentre veniva festeggiato nella sua abitazione di Asti da Maria Lina, la donna sposata nel 1947, e dai tre figli Giorgio, Giovanna e Luciana, il primo ingegnere e le due signore rispettivamente insegnante di lettere e architetto. Tra i tanti pensieri di quel giorno, senz’altro più d’uno deve averlo dedicato all’inseparabile macchina da presa, con la quale ha girato il mondo per mezzo secolo per imprimere sulla pellicola curatissime immagini dell’atletica, come quel giorno a Città del Messico in cui filmò al ralenti e a colori il salto-record di Bob Beamon, ottenendo un documento storico, il cui originale è gelosamente custodito nella cineteca di casa, ad Asti, dove ha vissuto tra un viaggio e l’altro dopo aver lasciato la natia Ovilio, ultimo baluardo della provincia alessandrina prima delle Langhe. La passione è un sentimento che, orientato in maniera positiva, può diventare una virtù in quanto sollecita applicazione e qualità dell’individuo nella ricerca di dare e ottenere il meglio. E Luciano Fracchia, guardandosi alle spalle ed analizzando una vita ricca di esperienze che lo hanno visto tradire presto il diploma da geometra per occuparsi dell’amatissima atletica (tra le altre tante cose fondò anche una società, l’Atletica Asti, ed ha insegnato all’Isef di Torino) e dell’inseparabile macchina da presa (nel 1969 ebbe anche la cattedra di cinematografia sportiva all’Università di Urbino), può senz’altro sorridere ed ammettere che nella vita ha potuto dare libero sfogo alla sua passione. Signore d’altri tempi, poco incline a giri di parole per esprimere il suo consenso o il suo disaccordo, Luciano Fracchia rappresenta una figura senza eguali per la seconda metà del ventesimo secolo e per un’atletica leggera che in quell’arco di tempo ha espresso grandissime figure non solo a livello agonistico ma anche dirigenziale, prime fra tutti Bruno Zauli e Primo Nebiolo. E se l’uomo di campo, grande amico di Peppino Russo e Sandro Calvesi, ha sempre lavorato alacremente per promuovere lo sport tra i giovani, l’appassionato di cinematografia ha realizzato documenti unici, in grado di documentare il gesto atletico nella sua essenza, attraverso i più grandi praticanti. La sua collezione di immagini - 25 armadi zeppi, chilometri e chilometri di pellicola impressa - , in gran parte realizzata seguendo le più importanti manifestazioni in giro per tutto il mondo, non di rado a proprie spese, non ha uguali. Ad arricchirla hanno poi contribuito sapienti scambi, che hanno permesso a Luciano Fracchia di entrare in possesso di documenti storici, compreso un rarissimo reperto dei primi Giochi olimpici dell’era moderna, disputati ad Atene nel 1896. I suoi biografi dicono che i campioni da lui più amati sono Adolfo Consolini, Sara Simeoni, Edwin Moses ed Irena Szewinska, né può stupire questa scelta di atleti che hanno espresso il loro gesto a livelli qualitativi di assoluta eccellenza. Ma al di là di questo, crediamo che non esista fotogramma da lui fissato sulla pellicola che non abbia rappresentato e non rappresenti momento di studio e di analisi, occasione per vivisezionare ed apprezzare nella loro essenza le qualità degli innumerevoli soggetti immortalati. Già, perché la passione è rimasta sempre quella, anche oggi che gli imprescindibili acciacchi dell’età lo costringono a seguire in televisione i grandi eventi ed a rimettersi alle immagini altrui per continuare ad approfondire gli studi sull’atletica. Caro Luciano, da tutti noi dell’ASAI, un tardivo ma affettuoso brindisi ai tuoi 90 anni ed un altrettanto sincero grazie per le imprese che hai immortalato.
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