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L'oro della medaglia olimpica non sbiadisce mai: Gabriella Dorio e Sandro Andrei PDF Print E-mail

Era l'11 agosto 1984... Quel giorno...Non stupitevi del ritardo, oggi siamo al 12. È la settimana di Ferragosto e anche i nostri numerosi redattori hanno diritto alle ferie, dopo tutto il lavoro che fanno durante l'anno per tenere vivo e attuale questo sito. Per cui in redazione è rimasto solo un povero tapino che deve occuparsi di tutto. Il benevolo e comprensivo lettore, siamo sicuri, comprenderà e scuserà gli inevitabili ritardi.

Dunque, era l'11 agosto 1984...Non avremmo mai pensato di ricevere una email da Jacques de La Palice (1470 - 1525), sapete quello che si fece scrivere sulla tomba "Ci-gît le Seigneur de La Palice: s'il n'était pas mort, il ferait encore envie", qui giace il signore di La Palice: se non fosse morto, sarebbe ancora vivo. Con garbo signorile, Monsieur Jacques ci ricorda di scrivere che quel sabato d'agosto 1984 resta, almeno al momento (siamo degli inguaribili ottimisti), l'unico giorno nel quale l'atletica italiana conquistò due medaglie d'oro. Una ragazza del Nord Est, Gabriella Dorio, e un maciste fiorentino, Alessandro Andrei, la bionda signorina i 1500 metri, Sandrone (come soleva nominarlo il telecronista Paolo Rosi) il getto del peso. Aggiungeteci l'aureo dischetto conquistato da Alberto Cova, e il bottino californiano eguaglia quello conquistato sulle rive della Moscòva quattro anni prima: Damilano, Simeoni, Mennea, gli eredi Cova, Dorio, Andrei.

Se diamo la precedenza a Gabriellina, altro diminutivo in voga all'epoca, siete d'accordo? In ogni caso, così è (se vi pare), secondo saggezza pirandelliana. Due flash da quel giorno, mutuati dal numero di settembre '84 della rivista «Atletica»: il primo una cronachetta tratta dal «pastone» omnicomprensivo delle gare femminili al Coliseum, il secondo un ritrattino in punta di penna compitato da Gianni Ranieri, un bravissimo giornalista, passato attraverso esperienze di  giornali che...erano giornali, come «Paese Sera», «Tuttosport», «La Stampa», «Stampa Sera», e una persona piacevolissima. E adesso, dalle chiacchiere alla lettura e alla visione: oggi vi offriamo la cronachetta della gara, tanto per rinfrescare la memoria, e il filmato degli ultimi 300 metri con il commento di Paolo Rosi. Domani vi proporremo la lettura del ritratto uscito - metaforicamente - dalla penna di Gianni Ranieri.

 

1500, Gabriella Dorio, Italia

"Sesta a Montreál otto anni fa, quarta a Mosca nel 1980, campionessa olimpica a Los Angeles.Un crescendo che porta la firma di Gabriella Dorio. La vicentina aveva un conto in sospeso con sé stessa: il settimo posto dei campionati del mondo l'aveva profondamente ferita nell'orgoglio che in questa donna, insieme alla combattività, è uno degli elementi più spiccati. A Helsinki doveva andare sul podio e invece naufragò miseramente negli ultimi 300 metri di corsa,in una gara dai contenuti non esaltanti. Stavolta non ha sbagliato nulla, dando un vigoroso colpo di spugna a quel fastidioso ricordo. È arrivata alla finale dopo quattro prove, tre sugli 800 e una sola sui 1500, dal momento che il ristretto campo delle partenti (22) aveva imposto la cancellazione del primo turno di qualificazione. Un campo di partenti non eccezionale che comunque aveva alcune protagoniste segnate da vecchie rivalità (Dorio contro la coalizione rumena formata da Melinte, Puica e Lovin).

"Già in semifinale si era potuto constatare la ritrovata efficienza dell'atleta italiana dopo i molti malanni dell'inverno e della primavera. La finale, dal punta di vista tattico, è stata tra le più insidiose: inizio al Valium,con l'inglese Boxer a fare l'andatura per i primi 800 metri (1:06.14, 2:14.66) con la Dorio che transita in 1:06.42 e in 2:14.75, guardata a vista dalla Melinte che le sta incollata come un francobollo (1:06.56 - 2:14.90). La lucidità della vicentina la porta ben presto a considerare i pericoli di questo trantran, tanto che ai 900 metri la Dorio rompe gli indugi e prende decisamente il comando allungando la fila.. Ai 1100 transita in 3:01.77 sempre tallonata dalla spilungona rumena che fa gara su di lei (3:02.07). Ai 200 finali è la rumena che passa e la Dorio getta l'amo del suo trabocchetto: la lascia passare, la tallona per una ottantina di metri, quindi quando mancano pochi metri all'ingresso in rettilineo allarga e la passa irrimediabilmente. Il passaggio ai 1200 era stato rispettivamente di 3:16.92 e 3:17.26. L'azzurra capisce di aver vintonma la gioia per l'imminente vittoria è mitigata da una grandissima paura. «Sono stati i 30 metri più lunghi della mia vita» dirà poi.

"Il finale migliore lo ha avuto comunque Maricica Puica che ai 1200 era ancora quinta nel mucchio. Finale tattica che ai 1200 presentava una situazione cronometrica quasi analoga a quella di Helsinki: allora si transitò in 3:16.67 contro i 3:16.92 della Dorio; il finale della gara finlandese fu comunque più gagliardo.

"Un ultimo particolare`: Gabriella Dorio ha messo in fila due altre olimpioniche dal momento che la Melinte aveva già vinto gli 800 e la Puica il giorno prima aveva conquistato il titolo sui 3000".