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Francesco da Cellino San Marco, 'stu guagliùna hàva doi coss forti PDF Stampa E-mail

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Abbiamo ricevuto una lettera di quelle che vanno di moda oggi - impalpabili - da un lettore che si firma F.S., dice di essere un bresciano che abita a Piffione e che, pur non essendo proprio giovanissimo, ha però ancor lucidissimi ricordi. "Ho letto su questo Archivio che poche settimane fa è morto, a Bari, Francesco Perrone, a causa di questo flagello di cui, ancor oggi, qualche idiota nega l'esistenza. Era un buonissimo atleta, nel nostro Paese ovvio, negli anni '50. Io non ero più un bambino ma non ero ancora un ragazzo, avevo la passione di correre a piedi. A Brescia a quel tempo avevamo Franco Volpi, Albertino Bargnani, e poi Paini, Azzani, mi pare Antonelli, e altri; molti correvano con quel Bruno Bonomelli, bel personaggio, allenatore, giornalista, rivoluzionario! Ma ce ne capiva più di tutti quando si parlava di corsa, di campestri, di maratona. Il mio idolo era Volpi, il più forte di tutti. Io raccoglievo ritagli di giornale, tutto quello che trovavo, soprattutto la «Gazzetta». Li ho ritirati fuori, ho trovato tante notizie, poi ho visto che nel 1957 Perrone e Volpi avevano fatto il record italiano dei 5 mila arrivando insieme. E allora mi sono concentrato su quell'anno. Ho scritto un po' di note disordinate che vi mando, se possono servirvi, fatene quello che volete. Saluti".

E bravo il signor F.S. Raccogliamo l'invito ad occuparci di Perrone, anche perchè, in verità, avevamo anche preso impegno di ricordarlo. Grazie anche ad una bella foto che abbiamo nel nostro archivio e che pubblichiamo qui sopra: foto di agenzia, scattata a Bari, nell'ottobre del '57, sulla linea d'arrivo Perrone e Volpi appaiati segnano il nuovo primato italiano dei 5 mila metri. Seguendo il suggerimento del nostro lettore ci dedicheremo dunque anche noi a quell'anno, ricordando un po' di corse, personaggi, risultati, eventi collaterali. Non aspettatevi niente di «storico», solo disordinate storielle pedestri, per chi le vorrà leggere, chi poi le vorrà completare, approfondire, a suo uso e consumo, faccia pure. Però, per favore, senza supponenze cattedratiche, di quelli che vogliono fare la punta al pisello delle formiche.

Premessa - In occasione del suo decesso, qualche settimana fa, abbiamo letto che Francesco Perrone iniziò la sua carriera di atleta nel 1955. Molto inesatto. Abbiamo letto pure un titolo una tanticchia forzato: «il maratoneta che aveva sfidato Abebe Bikila». Ma a parte inesattezze e forzature (ormai del nostro sport scrive quasi solamente chi poco sa, e nei giornali conta il titolo ad effetto), resta, indiscutibile che Perrone fu per alcuni anni, specialmente fra il 1955 e il 1961, uno dei migliori corridori di lunghe distanze nella nostra atletica. Ma la sua passione per la corsa iniziò parecchio prima: agli inizi degli anni '50, aveva una ventina d'anni essendo nato il 3 dicembre 1930. Forse anche prima in qualche corsa di paese, ma non ne abbiamo trovato traccia. La vulgata vorrebbe che lo aiutò il sindaco del suo paese, Cellino San Marco, provincia di Brindisi.  Ma, in questo momento, torniamo a dire, il 1957 è quello cui riserviamo la nostra attenzione.

Prima di parlare di corse di fondo e di campestri, una notizia che farà contenti coloro che hanno sempre considerato Bruno Bonomelli solamente un litigioso e manesco attaccabrighe. Sentite un po' questa. Siamo alla metà di gennaio, titolo di un quotidiano: «Sospeso un dirigente per 2 anni». Nel pezzullo che dà conto leggiamo:«Nel settore disciplinare, il Consiglio direttivo (FIDAL) ha deliberato di sospendere da ogni attività federale per due anni...il dott. Bruno Bonomelli, dirigente tecnico di società per essere trasceso a vie di fatto verso un atleta e per essere recidivo in precedente punizione». Ma ce n'è anche per altri che abbiamo conosciuto. Nella stessa seduta, si deplora una lenzuolata di atleti romani perchè...avevano voltato la testa dall'altra parte e non visto che, in un certo incontro societario (era il 1956, club implicati CUS Roma e A.S. Roma) aveva corso l'atleta Cagafusi al posto dell'atleta Pernacchi (nomi di fantasia). Loro, imperterriti: non avevano visto, sentito, e secondo buona regola, non ne parlarono. Nel «pacchetto» chi c'era? Un paio che abbiamo conosciuto nella nostra lunga militanza fra piste e pedane, due bravi figliuoli che poi, col tempo, si sono ravveduti: Luciano Gigliotti, il famoso (meritatissimamente) «Lucio» di Modena, allora dimorante a Roma, e Marco Sbernadori, poi fondatore della rivista «Correre», e non solo, editore di libri, e chissà quanto altro ancora. Pensierino della sera: ce ne fossero tanti, o almeno qualcuno, come Bonomelli, oggi. Gli altri? Solo dei birbaccioni.

Febbraio - marzo, mesi di campestri. A Schio, il 17 febbraio, il campionato nazionale dei Terza Serie: lo vince Franco Antonelli, un giovanotto umbro che stava al Comiliter di Brescia e che si era accasato all'Atletica Brescia; al 31° posto Giorgio Lo Giudice (Capitolino Roma), poi una vita spesa alla «Gazzetta dello Sport» redazione romana. Sessantacinquesimo, Giorgio Jegher, che nel 1964 andrà ai Giochi Olimpici nella maratona. Una settimana dopo, la «classicissima» dei prati, la «Cinque Mulini»: vince Franjo Mihalic, slavo come dice il cognome, jugoslavo a quei tempi, che può mostrare il torace con tanto di medaglia d'argento olimpica (maratona, pochi mesi prima a Melbourne). In mezzo alla coalizione dei «partigiani» di Belgrado (Partizan significa partigiano, la storia del club narra che fu fondato da partigiani jugoslavi) si destreggia Franco Volpi, che indossa ancora le insegne del CRAL Gnutti Lumezzane, località bresciana di gente...ben temperata. Terzo, il migliore degli italiani. Sesto il bergamasco Rino Lavelli, classe 1928, quindi alla soglia dei 92 anni. Settimo Francesco Perrone. Poi, nel mazzo, Ambu, Conti, l'altro bresciano Albertino Bargnani (13esimo); 38esimo Vittore Lazzarini, bergamasco che tanto si è speso nella vita per l'atletica della sua provincia e che in fatto di caratterino pepato non era secondo a nessuno.

Gente che va gente che viene, ossia i trasferimenti: il citato Luciano Gigliotti lascia Roma e torna alla Fratellanza Modena; Abdon Pamich va a raggiungere Pino Dordoni al Diana Piacenza; Attilio Bravi, il miglior lunghista, grande potenziale, va a Padova alle Fiamme Oro, e anche lo sprinter Giovanni Ghiselli. Noticina sull'Assemblea del Comitato Lombardo: il pugile bresciano Bonomelli viene dapprima eletto come delegato al Congresso della FIDAL, e poi la sua elezione annullata in quanto il suddetto è sospeso da ogni attività federale, come abbiamo visto. Fra i delegati al Congresso FIDAL (Milano, 9-10 marzo) Carlo Venini, Sandro Calvesi, Renato Tammaro, Dante Merlo, Ottavio Missoni, per chi sa di atletica non serve dire chi sono stati. E fra i piemontesi? Ça va sans dire, Primo Nebiolo. Bruno Zauli, come aveva annunciato, non presenta candidatura alla presidenza FIDAL, acclamato il ritorno del marchese fiorentino Luigi Ridolfi.

Il 10 marzo nasce a San Giorgio su Legnano un nuovo cross, il «Campaccio»: Volpi stacca Baraldi di undici secondi, poi Lavelli, Luigi Conti e Antonelli. Sette giorni dopo, a Bergamo, si corre per la maglietta bordata di tricolore; due impegnativi giri di 3500 metri l'uno. "L'affermazione di Franco Volpi è apparsa netta e convincente in quanto ottenuta in una prova dove Gianfranco Baraldi ha fatto tutto il possibile per contrastargliela". All'inizio il duello sembrava Volpi - Perrone, «Volpi in forma splendente» compone Felice Palasciano sulla «Gazzetta». Perrone va a sbattere contro un incauto fotografo. Podio: Volpi, Baraldi, Lavelli; poi Luigi Conti, Perrone; più indietro, nomi dal fondo della nostra memoria: Bargnani (11°), Giobatta Martini (romagnolo trasferito a Piacenza, 25°, qualche anno prima campione dei 10 mila metri in pista), il solito Vittore Lazzarini (26°), lo stagionato maratoneta Artidoro Berti (30°). Il Felice sull'onda della felicità si lascia trasportare:"Nel duello Volpi - Baraldi il tono agonistico di un cross da ricordare".

Che dite, signor F.S.? Ci fermiamo qui per oggi? (segue)