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Un seul chrono vous manque, Monsieur Baraton, pas de record pour vous |
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«E per un punto Martin perse la cappa». Sovviene subito il famoso adagio spesso ripetuto per riassumere situazioni come quelle in cui si è trovato coinvolto il mezzofondista francese Georges Baraton, un ottimo atleta degli Anni '20, presente in due edizioni di Giochi Olimpici, seppure senza molto successo. La sua storia ce la racconta Luc Vollard, nell'ultimo numero (il 105) della «Lettera» mensile compilata dagli storici e statistici francesi che fanno parte della Commissione federale Documentazione e Storia. Tutte le altre ricerche, aggiornamenti (pochi, ovviamente, data la situazione), statistiche, che sono lo zoccolo forte della «Lettera», li potete trovare sul sito Internet https://cdm.athle.com/
Noi non vi rifacciamo per intero - leggete il nostro amico Luc - la storia di Monsieur Georges (nato il 12 aprile 1904 a Saulzais-le Potier, che a guardarlo sulla mappa sembra l'ombelico della Francia tanto sta nel centro, e morto nel novembre del 1962) ma siamo andati alla ricerca di qualche situazione di collegamento con atleti italiani. Ne sono venuti fuori almeno un paio, quelli dei Giochi Olimpici. Nel 1924, nello Stadio casalingo di Colombes, Baraton si schierò sugli 800 metri: corse la nona, e ultima batteria, appaiando il britanno Lowe, che vincerà il titolo olimpico (come farà pure quattro anni più tardi), e precedendo il norvegese Hoff, che deteneva in quel momento il primato del mondo del...salto con l'asta, sì, asta avete letto bene: 4.21; personaggio questo Hoff, sicuramente gran talento atletico, di indubbie capacità, eclettico, fu giornalista, scrittore, organizzatore, ma discutile (e tanto) nei suoi comportanti sociali e politici: durante l'occupazione nazista della Norvegia si mise al totale servizio dei tedeschi per inseguire un suo progetto di organizzazione dello sport nel suo Paese. Dopo la fine della guerra, per questo, fu condannato a nove anni di lavori forzati. Torniamo a Colombes: batteria numero quattro, la vinse un giovanotto olandese, Adriaan Paulen, che, nel 1976, diverrà il terzo presidente della I.A.A.F., sostituito, nel 1981, da Primo Nebiolo. In quella stessa batteria corse il fiorentino Puccio Pucci, anche lui destinato a rilevanti incarichi sportivi italici nel periodo fascista. Semifinali: nella prima, Baraton fu solamente settimo; Lowe vinse la seconda; nella terza Hoff ebbe la meglio per quattro decimi su Paulen, in finale il norvegese (poi ottavo), fuori l'olandese.
Avanziamo di quattro anni: Amsterdam 1928. Baraton aveva avuto la sua stagione migliore nel 1926: stabilì i primati nazionali sugli 800, 1000 e miglio, divenne campione di Francia sugli 800. Il clima olimpico però non gli si confaceva: sempre sugli 800 metri, vinse la quarta batteria, nella quale corse (quarto, quindi fuori) anche il nostro Ettore Tavernari, modenese, che un anno dopo, a Budapest, siglò il miglior tempo mondiale sui 500 metri, succedendo nella cronologia a quel Paulen che abbiamo appena citato. Baraton avrebbe dovuto correre la seconda semifinale ma non partì; si sarebbe trovato in compagnia del nostro Guido Cominotto, che non fece meglio del sesto posto.
Queste sono pure e semplici elencazioni, molto più stuzzicanti le vicende che ci racconta qui sotto Luc Vollard: storie di cronometri che avrebbero dovuto esserci e non ci furono, e il povero Baraton si vide così privato di primati che gli erano costati fatica. Quella corsa sui 1500 metri, nell'agosto del 1926 a Colombes, poteva davvero essere primato del mondo tolto al grande Paavo Nurmi? Un seul chrono vous manque …Giudici e cronometristi di casini ne han sempre combinati, e a pagare son sempre stati gli atleti. Qualche dubbio su quella gara ce l'hanno anche gli esperti francesi, che in una loro pubblicazione ufficiale hanno scritto 3:50.4 douteux. E la documentazione per il riconoscimento del primato non fu mai presentata alla I.A.A.F., giustamente. Un mese più tardi, in settembre, il dott. Otto Pelzer, grande atleta tedesco perseguitato dai nazisti e perfino internato a Mauthausen, cancellò Nurmi: 3:51.0. Poi vennero il gran bordelaise Jules Ladoumégue e il nostro Luigi «Ninì» Beccali. Vi lasciamo adesso a Luc Vollard.
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