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Vi raccontiamo Donato Pavesi, un campione rimasto senza medaglia (2) PDF Print E-mail

Riannodiamo il testo di AZL, da leggere Alberto Zanetti Lorenzetti, sulla bella e lunga storia di Donato Pavesi, sicuramente «un personaggio» degno di un romanzo sportivo e anche umano. La prima puntata di questo documentatissmo racconto si fermava al 1910, da lì riparte la narrazione per gli anni dal 1911 al 1913. Ma la storia è ancora lunga e affascinante, e Alberto ce la racconterà tutta, con la precisione documentale che ne fa davvero uno storico dello sport.

Nelle due foto qui sotto: Donato, con il suo inconfondibile cappelletto da jockey che lo accompagnerà lungo tutta la carriera, impegnato nel «Giro di Parigi» del 1911: pretese troppo dal suo fisico, andò in crisi ma chiuse ugualmente al terzo posto. A fianco, un primo piano del 1913, un anno che non fu uno dei migliori per l'eclettico marciatore di San Donato Milanese

 

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Un anno di primati

Il 1911 fu l’anno dell’assalto ai primati. Dopo aver vinto la Coppa Malvezzi e la Coppa d’Inverno, nel giro di pochi giorni Donato migliorò due volte il primato italiano dell’ora. Il «Corriere della Sera», riportando i commenti sulla manifestazione che si svolse il 19 marzo al Velodromo Sempione di Milano, raccontò che il giovanissimo Nando Altimani aveva coronato con successo l’assalto al primato italiano del miglio, coprendo la distanza in 7’5”4/5, aggiungendo: “Bisogna però notare che il recordman mantenne sempre un’andatura di marcia scorrettissima”. Seguì la prova di Pavesi che “doveva tentare di battere il record mondiale dei 30 chilometri; però dopo sei chilometri il marciatore milanese – stante l’ora tarda – decise di ridurre il suo tentativo al record dell’ora. Pavesi ha ottenuto precisamente il suo intento: nell’ora egli percorse ben m. 12.228 abbassando così notevolmente il record precedente detenuto fin dal 1906 dal rag. Arturo Balestrieri con m. 11.867. Pavesi avrebbe potuto stabilire anche un tempo migliore nella prima parte della gara se, credendo di dover compiere i 30 chilometri, non avesse risparmiato le forze”. Sarebbe stato primato italiano, ma non fu possibile procedere all’omologazione per il fatto che i cronometristi avevano abbandonato la manifestazione a seguito di un litigio con i dirigenti del Velodromo. Nello stesso impianto fu organizzata il 16 aprile un’altra manifestazione dedicata ai 60 minuti. La gara di corsa vide il successo di un promettente giovane, Romeo Bertini, mentre Pavesi, che doveva misurarsi contro tre coppie di marciatori, percorrendo 12.406 metri questa volta riuscì a togliere ufficialmente il record a Balestrieri, stabilendo anche il primato sui 5 e 10 chilometri. Al Giro di Parigi, disputato il 25 giugno, tenne il comando per 20 dei 34 chilometri della gara, ma una crisi gli costò la vittoria e dovette accontentarsi del terzo posto.

Al campo della Unione Sportiva Milanese il 13 agosto vi fu una pioggia di primati nazionali. Angelo Marchesi stabilì il record dei 150 metri con il tempo di 17”3/5 e correndo i 200 metri in 23”3/5, migliorando il tempo stabilito dal più noto Emilio Brambilla. Giuseppe Gandolfi si migliorò nell’ora di corsa facendo registrare 15.931 metri. Poi fu la volta di Pavesi, autore di una prova che gli permise di impossessarsi di tutti i record nazionali dal 13esimo al 25esimo chilometro – miglia e 2 ore comprese – concludendo in 2 ore 17’33”3/5. In vista della “classica” della «Gazzetta dello Sport» il 12 novembre, alcuni marciatori su presentarono alla partenza della Milano-Torino, gara di 140 chilometri organizzata dalla Unione Sportiva Milanese. Nell’ordine tagliarono il traguardo Colella, Pavesi e Del Sole.

Terza presenza e secondo successo per Harold Ross nella «Cento Chilometri». Memore della sconfitta dell’anno precedente, quando sprecò energie per contrastare Del Sole, questa volta l’inglese tenne una precisa e vincente tabella di marcia. Al secondo posto si classificò Mario Vitali, al terzo Giovanni Colella, che era stato impensierito a lungo dal battagliero Pavesi, arrivato quarto. Si era invece ritirato l’altro illustre straniero, Karl Brockmann, che si sarebbe fatto valere due anni dopo.

I Campionati del 1912 avevano classificato Donato al primo posto nella 40 chilometri e al secondo nei 1.500 metri, ma il ritiro nella 10 chilometri probabilmente gli fu fatale per poter guadagnare la selezione per le Olimpiadi di Stoccolma, dove il programma era limitato a quella gara, per la quale venne inviato un solo atleta. Si trattava di Fernando Altimani, detentore del titolo nazionale sulla distanza. Non ancora diciannovenne, il marciatore milanese riuscì a impossessarsi del bronzo olimpico.

La «Cento Chilometri» sempre nei suoi obiettivi

Nel corso della stagione Pavesi conquistò il primo posto nella Milano-Rossano e ritorno di 16 chilometri il 23 giugno e nella Coppa Pro Gorla il 3 novembre. Sette giorni dopo, nella «Cento chilometri», per tutta la gara il vincitore Vitali duellò con Pavesi che, cedendo negli ultimi chilometri, venne sopravanzato anche da Cesare Ghizzoni

Gran parte della stagione 1913 è raccontata nella cronaca della gara dei 1.500 metri dei Campionati italiani: Pavesi in testa dopo la partenza ma, raggiunto da Altimani, si ritira. A salvare l’annata furono il secondo posto dietro Giovanni Brunelli nella maratona di marcia, inserita nel programma dell’Olimpionica internazionale organizzata a Milano il 12 maggio, e un discreto finale di stagione. Il 2 novembre erano previsti al Trotter di Milano l’arrivo del Giro di Lombardia di ciclismo e l’assegnazione del titolo italiano della maratona di corsa e di marcia. Nelle fasi conclusive della corsa ciclistica successe di tutto: a un chilometro dall’impianto sportivo una caduta coinvolse molti corridori, fra i quali il “diavolo rosso” Giovanni Gerbi, lo “scoiattolo dei Navigli” Carlo Galetti e “l’avocatt” Eberardo Pavesi, che venne ricoverato con prognosi riservata. E non era finita. Mentre i ciclisti si giocavano la vittoria, un’automobile entrò nel Trotter mettendo fuori gioco Costante Girardengo e favorendo la vittoria di Henri Pelissier. Si sparse la falsa notizia che fosse stata una scorrettezza del francese a causare la sconfitta del campione italiano e si scatenò il putiferio. Il povero Pelissier dovette rifugiarsi nella cabina dei cronometristi, e lì stare per quasi un’ora. In tutta questa confusione l’arrivo dei podisti, marciatori compresi, passò inosservato. Nella maratona di corsa concluse al primo posto Angelo Malvicini, mentre nella marcia si impose Brunelli, con un combattivo Pavesi che dava segni di ripresa giungendo quarto.

Dopo soli sei giorni prese il via la «Cento Chilometri» che ebbe nel tedesco Karl Brockmann il protagonista assoluto, autore di un riscontro cronometrico migliore di quanto fatto da Ross nelle edizioni precedenti. Pavesi non sfigurò, anzi, il suo secondo posto sorprese proprio a causa degli scarsi risultati ottenuti nei mesi precedenti.

 

(segue)