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Oggi: Giu 09, 2023
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Li mortacci tua, 'a Enzo, ma proprio ora te ne dovevi anna? Solo, senza de' noantri |
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Abbiamo affidato il ricordo di Enzo Rossi, scomparso tre giorni fa, a una persona che lo ha conosciuto fin da giovinetto aspirante velocista e campione nazionale UISP (longa manus sportiva del Partito Comunista, lui che comunista proprio non era). Abbiamo chiesto a Giorgio Lo Giudice, romano de' Campo de' Fiori, giornalista-manovale nel senso di disponibile sempre e per qualsiasi sport, dall'hockey prato femminile giocato nelle Marche al campionato di bocce di Primavalle, atleta mezzofondista, corse, tra gli altri con Mario Pescante, grandissimo fondista del CONI e del CIO, organizzatore, tecnico giovanile, il Giorgio nostro. Sempre sorridente, pronto a sdrammatizzare con una battuta de roma de' Roma verace, un uomo di sentimenti solidi e immutabili. Questo serviva a noi, e glielo abbiamo chiesto, e lui ha risposto prontamente. Glielo abbiamo chiesto soprattutto dopo aver letto i miseri commenti apparsi qua e là, non diciamo i giornali che quelli ormai non esistono quasi più, e poi erano tutti impegnati a costruire la imminente ascesa al cielo dei beati di San Diego, ma i siti che si fregiano di indirizzi tipo atletica punto questo e atletica punto quell'altro. Ci ha stupito l'assenza dei grandi editorialisti, abbondano ormai. Tutti invece a ricopiare quelle quattro striminzite note del sito della Federatletica, tirate via in fretta e furia. Enzo Rossi personaggio facile non fu, la sua carriera come Commissario Tecnico sotto il dominio di Primo Nebiolo ha zone di ombra nivura (sicilianismo). Ma ancora una volta ci è parso di cogliere una frettolosa testa girata all'indietro. Proprio come ai tempi dell'Enzo cittì, quando giornalisti, dirigenti, tecnici, portaborse, autisti e magazzinieri, facevano finta di non vedere che si metteva la polvere sotto il tappeto. Poi son diventati tutti nipotini di Marco Porzio Catone, Cato Censor (andate a vedere il busto, dicono sia lui, a Villa Torlonia). E nessuno si è avventurato a ricordare che Enzo Rossi, estromesso nel 1988, fu ripescato in F.I.D.A.L. dopo le elezioni dell'inverno 1994, quelle che videro Pietro Paolo Mennea ritirare la sua candidature alla presidenza in apertura di Assemblea, nel Salone d'onore del C.O.N.I., e la conferma dell'allora presidente. Ma nessuno voleva Mennea fra le palle allora...allora... adesso invece è stato collocato (giustamente) sugli altari. Adesso ha perfino un francobollo tutto suo, emesso da Poste Italiane. A proposito, domandina: Sara Simeoni no? Maurizio Damilano no? Figli di un dio olimpico minore. Primo Nebiolo e Enzo Rossi, un bob a due in cui mancava il frenatore, perchè spingevano tutti e due. E qualche volta son usciti di pista. Ci ha detto qualcuno del «cerchio magico» romano che Enzo Rossi si avventurava ancora, recentemente, nelle vicende arraffapoltrone federali. Malato di un virus, l'atletica, che non ha vaccino curativo. Enzo Rossi ha vissuto anche lui, come parecchi di noi, un periodo di grande entusiasmo che non rinneghiamo. Ricordiamolo con umanità, come fa Giorgio Lo Giudice, che di umanità ne ha respirata tanta a Campo de' Fiori, dove stava un altro grande romano che di questo sentimento ha dato lezione a tutto il mondo: Aldo Fabrizi. Brerianamente, recitiamo un «la terra ti sia lieve, Enzo», rifiutando quell'incivile RIP che va di moda in questa era di barbari che fan fatica perfino a scrivere «riposa in pace».
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