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L'atletica con la «Leonessa» sul petto onora ancora il fondatore Sandro Calvesi PDF Print E-mail

Non più tardi di una decina di giorni fa, abbiamo ricordato che quarant'anni fa un terremoto cardiaco fermò la vita del prof. Sandro Calvesi. Tecnico apprezzato in tutto iil mondo, ma non solo tecnico: figura poliedrica in una atletica allora straordinariamente vitale. Parliamo degli anni del Dopoguerra, anni difficili, da viaggi sui carri bestiame o su vecchi camion residuati bellici. Eppur...eppur si muove, verrebbe da dire. A Brescia, Calvesi (e non solo lui) era il motore delle iniziative societarie. Quello che leggerete qui sotto vi riporterà a quei tempi, e alla nascita dell'Atletica Brescia 1950. Non serve gran conoscenza aritmetica per rendersi conto che la società bresciana compie ora settant'anni. In breve, ve li raccontiamo.

Nelle foto: in quella verticale svetta in tutta la sua eleganza e potenza l'ostacolista bresciano Giampiero Massardi, originario di Rezzato, alle porte della città; a fianco, Armando Filiput (a sinistra) e Tonino Siddi, con la tuta nella Nazionale (la produceva Ottavio Missoni agli inizi della sua straordinaria carriera di imprenditore) intervistati ai microfoni della Radio Audizioni Italiane, la futura RAI; nella immagine a colori, le ragazze dell'Atletica Brescia che hanno conquistato lo scudetto a squadre nel 2019, poi confermato nel 2020

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Perché nacque l’Atletica Brescia? Per tatticismi di politica sportiva o per vicende economiche? Risposta: tutt’e due. La storia si svolse in due tempi avendo come attore principale il CSI Brescia, che nel 1948 poteva contare sulle floridissime sezioni di atletica maschile e femminile. Ma avere sezioni floridissime (parliamo di due maschi e due atlete presenti alle Olimpiadi di Londra di quell'anno) significava grande impegno di risorse economiche, ovvero casse vuote a fine stagione. Cosa fare in prospettiva del 1949? Semplice: mandiamo a casa le ragazze. Era l’antipasto del secondo tempo, cioè di quanto sarebbe successo l’anno dopo all’attività maschile, anche se stavolta la causa non era il bilancio in rosso, ma una netta virata della politica sportiva del CSI, che decise di spostare le risorse dall’attività di vertice a quella periferica.

Quindi nel giro di pochi mesi il dirigente Nino Verzura e Sandro Calvesi dovettero rimediare alla situazione per due volte, dapprima fondando la società femminile Atala Club e poi l’Atletica Brescia. Rimettere insieme i cocci non fu cosa facile, ma l’impresa riuscì grazie alla solidarietà del mondo sportivo – con il Brescia Calcio in prima linea, l'avreste detto? La societa calcistica bresciana aveva già avuto una sezione atletica negli anni '20 – e alcuni imprenditori locali. Aiuti disinteressati che al giorno d’oggi possiamo tranquillamente scordarci, nonostante il gran cicaleggio sui tanto reclamizzati «sponsor». Una volta si chiamavano «mecenati», termine molto più elegante e, soprattutto, ricco di significato sportivo.

La società, nella quale erano confluite anche le ragazze, in quel 1950 nacque grande, potendo contare su azzurri quali Armando Filiput (in quell’anno vincitore del Campionato d’Europa nei 400 ostacoli), Albano Albanese, Gino Paterlini (argento agli Europei assieme a Filiput nella 4x400 metri), Sandro Sioli, Renato Colosio, Mirella Avalle, Marisa Rossi e Gabre Gabric.

Seguirono periodi che ebbero momenti di stanca alternati a brillanti riprese. Se negli anni '50, terminato il periodo della presenza del sodalizio ai vertici del Campionato di società, crebbero comunque validi atleti come l’ostacolista Giampiero Massardi, il mezzofondista Giorgio Gandini, l’astista Angelo Baronchelli, il velocista Enore Sandrini, e, ancor più avanti, anni '70, Adriana Carli, altra velocista. Il “risveglio” registrato alla fine degli anni ’60 portò ad una dolorosa frattura che fece perdere all’Atletica Brescia il ruolo di principale società della provincia. Poi, nel 1973 giunse la sponsorizzazione dell’Associazione Industriale Bresciana, che inserì sulle maglie bianco-azzurre il nome di Assindustria. L'organizzazione territoriale bresciana sposava così la «nuova filosofia» della Confindustria nazionale che si affacciava nel mondo dello sport con un suo ente di promozione, lo C.S.A.In.

I tempi portano ulteriori cambiamenti. L’uscita di scena dell’Associazione Industriale alla fine della stagione 1985 causò una rifondazione della società, che fu protagonista di un progressivo rilancio, maggiormente incisivo nel settore femminile. La forzata riduzione dell’attività locale dovuta alla chiusura per inquinamento del Campo Scuole intitolato a Calvesi, l’unico impianto di atletica presente in città, non pregiudicò il potenziamento della squadra femminile, e le disponibilità economiche dovute alla sponsorizzazione di Ispa Group e più recentemente della Metallurgica San Marco, aiuti economici che hanno consentito di raggiungere i successi nel Campionato nazionale a squadre del cross, della corsa in montagna, della marcia, nelle indoor, di tre edizioni della Supercoppa fino alla vittoria nel Campionato di società under 23 nel 2018 e la conquista del titolo italiano assoluto nel 2019, successo ripetuto anche nel 2020, stagione coronata anche dalle maglie tricolori indossate da Alice Mangione nei 400 metri e dalle staffettiste della 4x100 metri composta da Melon, Pedreschi, Niotta e Pavese.

L’attività di Sandro Calvesi per 30 anni si sovrappose a quella dell’Atletica Brescia, essendone il leader indiscusso: era stato elemento trainante fin dai tempi della Forza e Costanza, del CSI e, a maggior ragione, nel primo periodo di vita della ”sua” società bianco-azzurra. La stessa Atletica Brescia che, con il sempre maggiore coinvolgimento del professore nel settore tecnico federale, contemporaneamente ne veniva a sentire la mancanza perché, come scrisse sulla «Gazzetta dello Sport» Alfredo Berra, Calvesi “ha fatto della nazionale il suo «club», ottenendo i risultati cospicui che tutti conoscono". Che portano i nomi di Salvatore Morale, Roberto Frinolli, Eddy Ottoz, Nereo Svara, Giorgio Mazza, Giovanni Cornacchia, Franco Sar. Allenatore di fama internazionale giunto ai vertici del settore tecnico italiano della velocità, degli ostacoli e delle prove multiple, Calvesi si dimise nel 1968 alla vigilia delle Olimpiadi messicane tornando alla ribalta l’anno dopo come consigliere federale (iniziava l'era Primo Nebiolo), vivendo un’esperienza di breve durata a causa di contrasti con la politica sportiva proprio del presidente. Nell’ultimo decennio di vita fu impegnato soprattutto ad allenare e a dare preziosi consigli ad atleti di grande valore, tutti stranieri, fra i quali i più famosi furono Guy Drut, Alan Pascoe, Jean-Claude Nallet, Arto Bryggare e Harry Schulting. Morì il 20 novembre 1980, pochi giorni dopo la pubblicazione della notizia di un iniziale riavvicinamento alla Federatletica.