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Enzo Cavalli, un uomo fatalista che guardava l'atletica col toscanello fra i denti PDF Stampa E-mail

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Dopo la pubblicazione della nuova edizione delle liste italiane ogni tempo relative al salto triplo, abbiamo ricevuto  alcune cordiali linee dall'amico Luc Beucher, componente della Commissione Documentazione e Storia della Federazione francese. Ha scritto Luc:

Hello everyone,

A big thank you to Enzo and.....Enzo for this remarkable work of memory concerning the "all time" of the Italian triple jump !!!  Giuseppe Gentile, Donato Fabrizio......and Enzo Cavalli. Martinez Magdelin, La Mantia Simona, May Fiona, Lah Barbara......We shoud quote them all - "Il faudrait les citer tous !!!" Nice day to all and......Mille Grazie !

Accanto ai nomi di Gentile e  di Donato, Luc ha citato quello di Enzo Cavalli, e bene ha fatto: Enzo, a partire dalla metà degli anni '50, è stato, a nostro giudizio, l'atleta che ha contribuito a innalzare il salto triplo a livello internazionale. Nei precedenti 50 - 60 anni, prima della sua entrata sulla scena dell'atletica, questa disciplina non ci aveva regalato grosse, e neppure piccole, soddisfazioni. Poi, un bel giorno dei primi anni '50 apparve un ragazzo alto, robusto, friulano di  nascita, 1937, ma trasferito a Roma con la famiglia. Aveva 15 o 16 anni, non ricordiamo con esattezza, quando vinse i Campionati Studenteschi nella Capitale: prima disciplina il salto in alto, gli studenti nei salti o facevano l'alto o il lungo.

Quasi contemporaneamente al messaggio di Monsieur Beucher, ci è stato recapitato via posta elettronica il ricordo di un amico che conobbe Enzo per pochi minuti ma non lo dimenticò mai. Ha scritto questo amico, che non vuole firmarsi :"Scorrendo le vostre chilometriche liste del salto triplo (complimenti ai compilatori!) ho visto il nome di una persona che ho casualmente conosciuto tanti anni fa nel mio paesello. Allora non sapevo chi fosse, era uno dei vari dirigenti federali mandati sù da Roma. Adesso ho scoperto che fu uno dei migliori specialisti di questa disciplina ai suoi tempi: Enzo Cavalli. Ecco come lo conobbi. Era il mese di agosto del 1995. I miei amici del G.S.Montegargnano, organizzatori della corsa podistica internazionale «Diecimiglia del Garda» avevano accettato l'oneroso - e poco gratificante - incarico di tenere a Navazzo l'incontro di mezza maratona fra atleti sotto i 23 anni. Partecipavano alcune nazioni, avrebbero dovuto essere sei ma alla fine si presentarono in quattro: Russia, Germania, Italia e un gruppetto di svizzeri che stavano tutti in una sola auto invece dei 16 previsti. L'Italia, per tappare buchi presentò due squadre, una A e una B. Il clima non era dei più distesi fra organizzatori locali, comunque signorili ospiti come sempre, e i «federali».

"La segreteria organizzativa era installata in una sala dell'allora Hotel Roccolino, oggi Lefay Resort and Spa, da anni considerato uno dei primi dieci resort del mondo, ho detto del mondo. Io ero a disposizione per ogni necessità: accompagnare le squadre ai loro alberghi, ritirare materiale, portare gli atleti a vedere il percorso, insomma mi rendevo utile. Quando ero in ufficio, di tanto in tanto uscivo dalla stanza per andare a fumare, e in una di queste uscite incontrai il signor Cavalli e scambiai qualche frase con lui. Sedeva su una panchina, in un rialzo naturale del terreno, tutto solo, guardava il magnifico panorama del lago, e fumava un mezzo sigaro, quello che tutti hanno sempre chiamato «toscanello». Sembrava il ritratto della tranquillità. E glielo dissi: dentro i suoi colleghi sono agitati e lei sembra non squassarsi minimamente. Mi rispose più o meno così:«Non si preoccupi di quelli lì, è solo inutile rumore per far vedere che esistono, che fanno qualcosa. Sa, io sono nella Federazione di atletica da molti anni, e lo so bene: teatro, teatro di periferia. E per questo teatro, io dovrei perdermi questo bellissimo spettacolo del vostro lago?»Non ho mai dimenticato l'uomo con il toscano che guardava serenamente il lago".

Non si potrebbe fare miglior ricordo di Enzo Cavalli, che parecchi di noi dell'A.S.A.I. hanno avuto modo di conoscere, frequentare, alcuni hanno collaborato con lui, che fu dirigente del Settore tecnico. Fatalista? Diremmo realista, osservatore di questo mondo sportivo dal didentro delle sue incrostazioni burocratico-organizzative. Molto fumo, poco arrosto, molto rumore per nulla detto shakespearianamente. Enzo osservava con disincanto, come su quella panchina dell'Hotel Roccolino, sul lago di Garda.

Recentemente, rovistando per trovare materiale per una delle nostre ricerchine, ci eravamo soffermati su una fotografia pubblicata nel febbraio del 1957 sul numero 3 di «Atletica», quindicinale della Federazione. La foto era stata scattata nell'impianto di Formia qualche giorno prima, in occasione di un raduno di saltatori specialisti del triplo che si era tenuto fra il 2 e il 6 febbraio. Ricordiamo quei giovanotti e gli allenatori federali che ne curavano la preparazione nei raduni. In piedi, da sinistra, Alessandro Andaloro, l'allenatore Elio Ragni, Alberto Giacomoni, con la tuta Italia Enzo Cavalli, che era già primatista nazionale dall'anno precedente con 15 metri e 24 centimetri, l'allenatore Gino Pederzani, eccellente saltatore in lungo ai suoi giorni, altro allenatore poliedrico atleta attivo fino dopo la Guerra, il vivacissimo siciliano Peppino Russo, poi il romano Governatori, Giuseppe La Nave e Carlo Cappelletti. I tre in basso, Giovanni Bellani, Franco Lachi e Elio Pollaci. Nella convocazione c'erano anche i nomi di due altri atleti che negli anni successivi sarebbero stati protagonisti della specialità; Pier Luigi Gatti, di Cornigliano, e Giorgio Bortolozzi, di Treviso. Forse non parteciparono al raduno, o forse non parteciparono alla foto, non sappiamo.