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Aldo Bonfadini , uno di quei ragazzi che fecero l'atletica bresciana negli anni '50 PDF Stampa E-mail

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Metà Anni '50, circa: la foto fu scattata a Firenze, durante una trasferta dell'Atletica Brescia. Da sinistra: giacca, camicia bianca e cravatta, Gennaro Palladino (mezzofondista, uscito dalle campestri scolastiche, nel '52 fu secondo nella corsa del suo Istituto, il «Tartaglia», dove studiavano i futuri geometri, dietro ad Augusto Paterlini, della 5ª B, Gennaro della 2ª A; anche in pista si fece onore: secondo sui 1000 -2'56"6- dietro ancora ad Augusto - 2'55"4; lo abbiamo trovato anche nei 1500 metri che si corsero a Breno nella riunione con gli svedesi, quinto in 4'37"4); a seguire, il citato Augusto Paterlini, (occhiali scuri), Arturo Benevenia (dietro, camicia bianca), il foltocrinito Gian Piero Massardi, Aldo Bonfadini e il mezzofondista Bruno Pelosi

Chi volesse trovare le radici della carriera sportiva di Aldo Bonfadini dovrebbe sfogliare il «Giornale di Brescia» dell'inverno 1952. Un nostro socio lo ha fatto per noi e ne ha cavato fuori qualcosa di utile, che ci ha inviato, a disegnare la carriera di questo talentuoso corridore bresciano di mezzofondo, che ebbe una carriera corta, e l'ambiente atletico nella città della Leonessa.

Sul foglio cittadino un corposo articolo dette conto della corsa campestre che si disputò dentro e nei dintorni dello Stadio di Mompiano sabato 19 gennaio: vi presero parte 122 aspiranti corridori, su un percorso di soli 1200 metri. Vinse Luciano Paterlini, fratello di Gino, a spalla con Riccardo Azzani, pupillo di Bonomelli all' Atletica Rovatese; terzo  Aldo Bonfadini, che a quella data non aveva ancora compiuto 16 anni. Quanti nomi dello sport bresciano in quella corsa! Per esempio, Gino Pramotton, che poi avrebbe giocato per molti anni a rugby, poi un altro Paterlini, Augusto, che tirava il giavellotto abbastanza lontano; spunta il nome di un altro ragazzino, Giorgio Gandini; e poi ancora: Piero Casnigo, marciatore e gran giocatore di tennistavolo; Giorgio Ercolani, lunghista e triplista. E a scavare quella lista se ne troverebbero ancora. Tutti fedeli al motto bonomelliano «corsa campestre, scuola di campioni». Una settima dopo, a Campo Marte, altra corsa con 116 al via: vinse Azzani, secondo Bonfadini, terzo Pramotton, nel mazzo Arturo Benevenia che sarà ottimo giavellottista per quei tempi, Gaspare Bertuetti, velocista. Campestri un po' ovunque in provincia: a Rovato, Breno, Gavardo, Palazzolo, Orzinuovi, e in città. E poi dicono di oggi...ma per favore! A Orzinuovi corsero i ragazzi chiamati allievi anche se non esiteva ancora una tale categoria federale, ma nel neonato sport scolastico era prassi: vinse Bonfadini, terzo Gian Battista Paini,  un altro che Bonomelli porterà ad essere, fra qualche anno, un ottimo ottocentista da 1'50"; tredicesimo un nome che ha percorso un lungo cammino nello sport bresciano, e non solo: Ugo Ranzetti.

I migliori si ripetono e si alternano nelle vittorie: Azzani, Luciano, Augusto ed Emanuele Paterlini, Braghini, Raza (poi buon marciatore), Gandini, Alfredo Ragazzini, Bonfadini. Una generazione di corridori che ha tenuto la scena per parecchi anni a Brescia. Il titolo di campione bresciano di corsa campestre premiò Emanuele Paterlini, dietro spalla a spalla Riccardo Azzani e Francesco Braghini. Bonfadini rappresentò Brescia ai campionati lombardi del C.S.I. ad Albano S. Alessandro: quindicesimo (con i colori della Virtus San Faustino, un quartiere di Brescia). Sul «Brescia» - per tutti è il quotidiano locale - si dava lodevolmente conto dei Campionati studenteschi, scuola per scuola; così sappiamo che Giorgio Gandini vinse la campestre del suo Istituto, I.T.I.S.Moretto; Bonfadini quella della Scuola Tecnica e di Avviamento Giacinto Mompiani. Per la finale dei Campionati studenteschi al campo dell'Istituto Arici...c'erano proprio tutti: Prefetto, Questore, Sindaco, Provveditore agli studi, comandante dei Carabinieri e della Guardia di Finanza, presidente provinciale del C.O.N.I. e commissario della F.I.D.A.L...e, dice il quotidiano, «tante altre personalità», giornalismo dei tempi, con tanti salamelecchi. Vinse un altro dei Paterlini, Augusto, su Raza, Alberto Arici, quarto Gandini. Ci fu anche una finale dei secondi: al quinto posto il nome di un ragazzo che sarebbe stato, sotto la guida di Sandro Calvesi, uno dei migliori specialisti italiani dei 110 metri ad ostacoli, Gian Piero Massardi. Per Augusto Paterlini distintivo d'oro, una targa e una macchina fotografica e la soddisfazione del terzo titolo studentesco: l'anno prima, 1951, aveva già vinto il cross e i 1000 metri in pista. Una stirpe di atleti naturalmente dotati, questi Paterlini, importante famiglia di costruttori edili.

Verso la fine di marzo apertura in pista, al «Rigamonti». Poi, il 20 aprile, tutti a Breno, alta valle Caminica, ma niente cross. E il nostro Augusto che fece? Tirò il giavellotto a 44,45 e corse i 400 in 56"2. Quando ci si sofferma su questi vecchi, ingialliti, talvolta anneriti ritagli di giornale, vengon fuori «chicche» che non t'aspetti, e non finiresti mai, meglio darsi una accelerata. Riunione per i Terza Serie all'Arena, primi di aprile, salto triplo, chi c'è al quarto posto con 12,23? Dante Merlo, chi ha masticato un po' d'atletica sa chi è stato, soprattutto fuori dalla pista. Quell'anno vestiva i colori del glorioso Sport  Club Italia. Stadio di Mompiano gremito come un uovo  (era così ovunque) per la finale dei Campionati Studenteschi: citiamo Sichirollo che vinse gli 80 metri in 9"6, Raza mise tutti in fila sui 1000, ultimo a cedere Emanuele Paterlini. Il quale si distinse subito in un 800 a Milano: 2'01"2, quinto quello che per tutti sarà poi «il King», Alfredo Rizzo, non uno qualsiasi. Nel lungo c'era un tal Sergio D'Asnach, e nella marcia il palazzolese Antonio Begni, un grande signore dell'atletica bresciana, forgiatore di decine di marciatori, morto un paio di anni fa.

Da qui in avanti seguiamo solo Aldo Bonfadini, salvo aggiunte ghiotte. La prima: Campionati nazionali E.N.A.L. a Firenze, 28-29 giugno, qualche nome: Giovanni Zerneri vinse il salto in lungo con 6,74 e fu secondo sui 100 dietro al bolognese De Murtas; Zerneri è stato il mecenate che con la sua azienda siderurgica (Zerneri Acciai) ha affiancato per molti anni il meeting internazionale di prove multiple Multistar, nato a Brescia e poi emigrato a Desenzano sul Garda, prima di altre peregrinazioni extraterritoriali. Arturo Benevenia si impose nel giavellotto (48,92), Emanuele Paterlini negli 800 con 1'59"4 (e secondo nei 3 mila), Aldo Bonfadini terzo in 2'03"6, il suo miglior tempo dell'anno. Sui 200 metri, tempo 23" netti, quinto il bresciano Sichirollo 23"4, chi fu il vincitore? Una grande persona, fiorentino, stimatissimo arbitro internazionale di pallacanestro, responsabile dell'atttività giovanile all'inizio della presidenza Nebiolo, la triade (non cinese...) Enzo Rossi, Sandro Giovannelli e lui, Piero Massai. Un pezzo di storia della ricca atletica medicea.

Agli inizi del mese di giugno Zerneri aveva conquistato il titolo lombardo di decathlon, terzo il futuro velocista Sergio D'Asnach. Benevenia riportò da Padova a Brescia il titolo nazionale C.S.I. di giavellotto (46.76), in attesa di ammirare lo svedese Daleflod invitato, con altri connazionali, a Breno, a Brescia e su altri campetti come promozione dell'atletica: il pubblico bresciano rimase con il naso all'aria per ammirare la traiettoria di un giavellotto volare a oltre 70 metri, fantascienza in Italia dove il primato nazionale era fermo a 65,94. Alla presenza degli atleti svedesi in provincia di Brescia il nostro sito ha dedicato tre storielle, una la trovate a questo indirizzo, le altre sono lì appresso.

(segue)