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Una notizia che ci ha gelato il sangue: la morte improvvisa di Paola Pigni PDF Stampa E-mail

È morta Paola Pigni, una delle più grandi protagoniste dell'atletica italiana. Avrebbe compiuto 76 anni alla fine dell'anno. In mattinata aveva partecipato, con altri atleti, alla cerimonia per la Festa dell'Educazione alimentare nelle scuole nella tenuta presidenziale di Castel Porziano, alla presenza del presidente della Repubblica Sergio Mattarella. Subito dopo si è sentita male, è stata immediatamente trasportata all'ospedale romano Sant'Eugenio, dove però ha cessato di vivere.

Avevamo avuto occasione di parlare di lei , sul nostro sito, alcuni mesi fa, in occasione della inaugurazione di una targa in una scuola di Catania alla memoria del prof. Bruno Cacchi, l' allenatore che l'aveva portata alle medaglie di bronzo sui 1500 metri ai Campionati d'Europa ad Atene '69 e ai Giochi Olimpici a München '72, oltre ai due successi mondiali nel cross e a un gran numero di primati nazionali e mondiali, titoli nazionali, maglie azzurre. Il prof. Cacchi divenne poi suo marito.

Per ricordarela degnamente pubblichiamo un  esauriente saggio che il prof. Sergio Giuntini, professore di storia dello sport e nostro socio, dedicò all'atleta e alla donna Paola Pigni. Giuntini presentò la sua ricerca in occasione di un convegno a Bologna. Ringraziamo Sergio, mentre ci inchiniamo reverenti alla figura della indimenticabile atleta.

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Le foto: nelle due più grandi a sinistra, Paola Pigni in gara sugli 800 metri nell'incontro Italia - Romania del 1° luglio 1973, a Reggio Emilia. Si riconosce la giovanissima Gabriella Dorio, che sarà la sua erede fino al titolo olimpico del 1984. Nelle altre due foto, pure sovrapposte, la Pigni con la sovietica Lyudmila Bragina, che nel 1972 ai Giochi Olimpici di Monaco migliorò tre volte il primato mondiale dei 1500 metri: in batteria, in semifinale e in finale e conquistò la medaglia d'oro; la Pigni fu terza, sulla stessa linea della tedesca della Germania Est Gunhild Hoffmeister: il distacco fra loro fu decretato dai cronometri in due piccoli centesimi di secondo

 

Una donna in corsa contro tutti i pregiudizi

 di Sergio Giuntini

Le identiche prevenzioni fisiologiche, moralistiche e religiose con le quali s’era cercato di frenare - tra Otto e Novecento - l’uso della bicicletta da parte della donna, (1) furono all’origine delle remore nutrite nei riguardi delle corse podistiche muliebri di durata. Resistenze potentemente rafforzate da un episodio che segnò per molto tempo lo sviluppo di queste pratiche atletiche femminili.

800 metri e Maratona vietati alle donne

Ci si riferisce alla gara degli 800 metri disputata nell’ambito dell’Olimpiade di Amsterdam. La prova, in cui gareggiò pure l’italiana Giovanna Marchini venendo eliminata nella seconda batteria, fu vinta a ritmo di record mondiale dalla tedesca Lina Radtke in 2’16”8. Ma a destare impressione non fu tanto questo eccellente primato quanto, piuttosto, le condizioni d’affaticamento mostrate da alcune atlete al termine della competizione. Uno stress determinato dal fatto che gli organizzatori fecero sostenere, con scarso acume, eliminatorie e finale a distanza di solo 24 ore, il 1° e il 2 agosto 1928, causando delle logiche difficoltà di recupero alle concorrenti qualificatesi per la prova decisiva. Ciò che fece eco, dunque, fu un’ondata di reazioni negative nell’opinione pubblica e sulla stampa; (2) scalpore che indusse il Daily Mail britannico a  scrivere che "queste ragazze diventeranno vecchie troppo presto"

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