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Volodymyr Holubnichy, Roma, Stadio Olimpico, una carriera lunga venticinque anni PDF Stampa E-mail

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Questa foto appartiene alla collezione privata di Maurizio Damilano che ci ha autorizzato la riproduzione, e per questo lo ringraziamo. Siamo a Navapolack (o Novopolotsk), in Bielorussia oggi, allora era ancora URSS, il 16 settembre 1990. Maurizio posa con Holubnichy. Quel giorno il nostro campione disputò l'ultima 50 km della sua carriera: 3:54:53, la quinta portata a termine

Ci sono state rivolte alcune domande circa il ricordo che abbiamo pubblicato qualche giorno fa a seguito della morte del grande marciatore ukraino Volodymyr Stepanovych Holubnichy. Qualcuno si è sopreso dello spazio che gli abbiamo dedicato sul nostro sito che, come diciamo sempre, è consacrato all'atletica italiana. Ma abbiamo anche sempre scritto «con argomenti che abbiano qualche aggancio con l'atletica nostra». Grandezza dell'atleta di cui parliamo a parte, e già sarebbe sufficiente, come si relaziona Holubnichy con l'Italia? Due dei suoi più importanti successi li ha ottenuti in Italia, nella stessa città, nello stesso stadio, a distanza di quattordici anni: Roma, Stadio Olimpico, 2 settembre 1960, Giochi Olimpici, primo. Roma, Stadio Olimpico, 3 settembre 1974, Campionati d'Europa, primo.

Quanti dei migliori marciatori italiani hanno marciato sulle sue stesse strade durante le stesse competizioni internazionali? Le due gare appena citate: nel '60, Stefano Serchinich (21esimo), Luigi De Rosso (22esimo), Gianni Corsaro (26esimo); nel '74,  Armando Zambaldo (quarto), Sandro Bellucci (settimo). Hanno marciato con lui, Pasquale Busca, Vittorio Visini, Roberto Buccione, Nicola De Vito, Gabriele Nigro, Edoardo Quirino. E perfino Maurizio Damilano, l'altro grande «ventista». L'occasione fu nel 1977, a Milton Keynes, in Gran Bretagna, nella Coppa del mondo. Maurizio fresco ventenne, al suo primo risultato importante da «adulto», quarto dopo i messicani Daniel Bautista (altro grande «ventista», campione olimpico l'anno prima) e Domingo Colin, e il tedesco est Stadtmüller; nono Zambaldo, decimo Buccione, undicesimo Bellucci. E l'addio alla marcia di Volodymyr Holubnichy, quattordicesimo. Erano trascorsi ventitre anni dalla sua prima «venti», ma la sua carriera di marciatore era iniziata due anni prima, nel 1953, con risultati sui diecimila metri (45:29.2). Un esempio di longevità che ha pochi uguali.

L'altra domanda che ci è stata posta riguarda la «cinquanta»: Holubnichy ha affrontato la distanza qualche volta? Sì, anche se pochissime, sempre in gare nazionali. Noi, nelle nostre modeste ricerche, abbiamo individuato due risulati. 1957: Odesa (o Odessa, se più vi piace), sul Mar Nero, 3 ottobre Volodja chiuse la fatica in 4:40:10.4, terzo; 1958, Tbilisi, capitale della Georgia, 2 novembre, campionati della Unione delle Repubbliche Socialiste Sovietiche, il giovanotto di Sumy, ventiduenne, finì 33esimo in 4:32:18. Nient'altro, per noi.