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Giovanni e Giordano Cottur, una storia familiare che racconta non solo di biciclette PDF Stampa E-mail

 

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Nella prima foto in alto a sinistra, la partenza di una gara podistica a Triestre nell'ottobre del 1912; nei due medaglioni Giovanni Cottur e Ferruccio Albanese, padre di Albano, che fu il miglior ostacolista sui 110 subito dopo la fine della Guerra e fino alla metà del '50. Vestì i colori di vari club, tra i quali Atletica Brescia (una sola stagione) e G.S. Gallaratese, poi chiuse con la Giovinezza Trieste, dove aveva iniziato. A destra l'intera pagina dello «Sport Illustrato» dedicata al Giro di Trieste del 1920, vinto da Giovanni Cottur (corsa) e Giusto Umek (marcia). Infine una immagine del film «Totò al Giro d'Italia» girato nel 1948: l'indimenticabile attore attorniato da Gino Bartali, Fausto Coppi, con il maglioncino a losanghe da Giordano Cottur, e ultimo a sinistra da Fiorenzo Magni

Seconda parte della ricerca del nostro socio Alberto Zanetti Lorenzetti dedicata alla famiglia triestina Cottur, Giovanni padre e Giordano figlio. Due sportivi, il padre a inizio del secolo XX con cross e podismo ma anche ciclismo, il figlio a metà del secolo scorso fu uno dei migliori ciclisti nella scia di Coppi e Bartali, un pedalatore che diceva sempre la sua nelle corse a tappe. Professionista fra il 1938 e il 1950, Giordano Cottur concluse tre Giri d'Italia al terzo posto e vinse cinque tappe. Corse anche alcune edizioni del Tour de France. Nell'articolo che segue si prende in considerazione, prevalentemente, l'attività sportiva del padre Giovanni, fra il 1913 e il 1920.

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Una sparuta pattuglia di atleti triestini prese parte alla “Olimpionica atletica internazionale”, disputata all’Arena di Milano in due giornate (11 e 12 maggio 1913), organizzata dalla F.I.S.A. e dalla «Gazzetta dello Sport». Erano in programma gare su pista e pedane, la maratona di corsa e marcia, la “Corsa delle nazioni”  e l’esathlon federale. Gli atleti francesi diedero un bella batosta agli italiani, imponendosi in otto gare. Protagonista della manifestazione fu il grande campione transalpino Geo Andrè, vincitore anche del salto in alto con rincorsa, gara in cui il più completo degli atleti triestini Giovanni Lorenzetti (Juventus Trieste) si classificò al 3.o posto. Il migliore dei velocisti giuliani, Vittorio Tommasini (Edera Sportiva), vinse la decima batteria dei 200 metri in 25”2/5.

Nella presentazione dell’evento la «Gazzetta dello Sport» scrisse: “La gara delle cinque miglia si può considerare come un campionato nazionale sulla distanza”. Erano impegnati i migliori atleti italiani ad eccezione di Carlo Speroni, che aveva gareggiato nella maratona. La vittoria andò al bergamasco Alfonso Orlando, seguirono all’arrivo Luigi Allievi e Pietro Austoni. Giovanni Cottur fu autore di una prova maiuscola classificandosi al quarto posto, davanti ad Armando Pagliani e Angelo Malvicini, atleti di valore segnalati fra i possibili vincitori in sede di pronostico sulle colonne della «rosea» dall’ex marciatore (ormai divenuto autorevole penna del giornalismo sportivo) Arturo Balestrieri , che si salvò in corner affermando “fra i partenti figurano delle individualità che non si sono ai misurate con le lombarde più note. Pertanto ad eccezione dei primi due posti non dovrebbe sorprendere l’arrivo di qualche corridore meno quotato o meno conosciuto”.

Il meno quotato o meno conosciuto triestino si impose a Padova in un 5.000 metri corso in piazza Vittorio Emanuele II battendo il più quotato o più conosciuto Biscuola, per poi schierarsi, il 31 agosto a Trieste, al via della gara di corsa sulla distanza di 30 km (dall’ippodromo, ridotto a un pantano da un violentissimo acquazzone, a Noghere e ritorno) dove era presente anche il miglior fondista italiano, Carlo Speroni. Cottur riuscì a resistere fino al 20.o km, poi dovette cedere al bustocco riuscendo comunque a precedere il pur ben quotato Fraschini.

Nel febbraio 1914 si sposò, e in quell’anno, a testimonianza che i successi podistici non l’avevano staccato dal mondo delle due ruote, aprì un negozio dove riparava biciclette e costruiva telai. Il quotidiano triestino «Il Piccolo» del 20 aprile riportò la notizia della sua vittoria nel IV Cross Country Ciclistico (Campionato Federale) organizzato dall’Unione Velocipedistica Triestina. Seguirono successi podistici nell’attività entro i confini dell’Impero, quali il 10.000 metri vinto il 18 maggio – sei giorni prima della nascita del figlio Giordano – a Cormons in 35’23” battendo ancora una volta Antonio Bertola (il tempo sembrerebbe corrispondere al 35’23”6 segnalato da fonte austriaca), la corsa pro Lega Nazionale disputata a Ronchi e la trasferta di fine giugno a Vienna. Difficile ricostruire i risultati conseguiti nella capitale austriaca. Una prima traccia la si trova su «Il Piccolo» del 4 giugno 1920, in un articolo che sintetizzava la carriera di Cottur: “Vinse oltre 120 premi individuali nelle corse di fondo, di mezzo fondo e nei cross country, che sono la sua specialità, aggiudicandosi ripetutamente il titolo di campione triestino nel Giro di Trieste, di campione della Federazione Sportiva Interregionale e vincendo in molte gare internazionali, fra cui nella riunione atletica di Vienna, ove giunse ottimo secondo dietro il campione del mondo Felix Kwieton”.

Kwieton non era certo campione del mondo, ma un buon atleta che iniziò l’attività sportiva nello sci di fondo, conquistando il titolo nazionale nel 1902 e 1905. Passò alle gare di mezzofondo in atletica vincendo i Campionati nazionali dei 1500 metri nel 1911 e dei 5000 metri nel 1913. Prese parte ai Giochi intermedi del 1906 nei 1500 metri e nella gara sulle 5 miglia senza qualificarsi per la finale, mentre nella gara della maratona fu costretto al ritiro. Sempre nella maratona prese parte alle Olimpiadi di Stoccolma del 1912, classificandosi ventesimo. Nella lista dei primati austriaci del 1910 risultava detentore del record dei 400, 500, e 1.500 metri, miglio, 2 miglia e 5 miglia.

Il 21 giugno 1914, con il tempo di 16’19”6, Cottur vinse la gara dei 5.000 metri, probabilmente la stessa gara che Giuliana Fantuz riporta essere stata vinta a Vienna, ma il 28 giugno, in 16’19” davanti all’inglese Mac Farland e all’austriaco Haidegger. Erano i giorni dell’attentato di Sarajevo, la vicenda scatenante l’inizio della Grande Guerra. L’aver perso un occhio gli evitò il richiamo alle armi, risparmiandogli il triste destino dei giovani triestini mandati a combattere contro i russi nel tritacarne della Galizia.

Già prima dell’ingresso dell’Italia nella Grande Guerra i segni di difficoltà creati dal conflitto si facevano sentire e «Il Piccolo» del 28 settembre 1914 citò lo svolgimento di una manifestazione ciclo-podistica pro-disoccupati all’ippodromo triestino di Montebello dove Cottur corse i 10.000 metri in 35’30”1/5 battendo in una gara ad handicap Luigi Guidi e Umberto Ciocchiotti. Sempre «Il Piccolo» nell’edizione del 1 marzo 1915 descrisse il Campionato federale di cross country per la stagione 1915-1916 con Cottur autore di una poderosa volata che piegò la resistenza di Piero Clocchiatti e Guido Quassi.

Inevitabilmente l’attività agonistica si fermò, riprendendo sotto la bandiera dello sport italiano nel 1919 con i successi giuliano-dalmati ai Campionati nazionali nella più breve e nella più lunga gara del programma di atletica, ad opera dell’istriano Vittorio Zucca nei 100 metri e del triestino Giusto Umek nella maratona di marcia. Ma non si hanno notizie riguardanti Cottur, che torna a far parlare di sé all’inizio del 1920, nella Traversata notturna di Trieste del 31 gennaio vinta dal sergente maggiore del 5.o Bersaglieri Vincenzo Zonna, con Cottur classificato in seconda posizione.

Il 28 marzo 1920 tornò al successo nel Giro di Gorizia battendo il goriziano Lipizzer e il bresciano Giuseppe Breda. Al campo di Siana di Pola il 5 aprile si impose nei 5.000 metri davanti ad Antonio Susnich (Olympia Fiume) ed Ernesto Tercovich (C.S. Internazionale). Nella stessa manifestazione si esibì il velocista Zucca, ormai in odore di convocazione olimpica. La preparazione per i Giochi di Anversa coinvolgeva anche il ciclismo, che in maggio aveva nel negozio di Cottur, in via Udine 24,  il punto di riferimento per le iscrizioni alla gara ciclistica patrocinata da «Il Piccolo» e organizzata dal C.S. Olimpia (società nella quale Cottur era diventato consigliere) per la Coppa San Giusto, selezione per i corridori giuliani da inviare alla gara di Milano, a sua volta decisiva per la scelta dei ciclisti da mandare alle Olimpiadi.

Il 27 giugno 1920 vincendo a Trieste la gara dei 5.000 metri in 16’05” stabilì la sua migliore prestazione dell’anno. Il successo nel Giro podistico notturno di Trieste di fine agosto (vittoria in volata sul goriziano Antonio Lipizzer) precedeva la sua partecipazione ai Campionati italiani disputati in settembre a Roma, dove nella gara dei 5.000 metri ottenne un ottimo terzo posto correndo in 17’21”2/5 e, il giorno dopo, un’altrettanto valida quarta posizione nei 10.000 metri grazie al tempo di 35’36”1/5.

Lo «Sport Illustrato» del 17 ottobre 1920 gli rese omaggio con un bel servizio fotografico dedicato al Giro di Trieste in cui vinse la prova di corsa, mentre l’astro nascente del tacco e punta giuliano Giusto Umek si impose nella marcia. Negli anni successivi, pur proseguendo l’attività, non fu autore di risultati di rilievo anche se, non avendo mai abbandonato l’attività ciclistica, nel 1926 riuscì a guadagnare il titolo di campione giuliano delle due ruote e si dedicò ad affinare il talento del figlio Giordano.

Giovanni Cottur morì nella sua Trieste l’11 ottobre 1976.

Nota - L'autore di questa ricerca desidera ringraziare il Dr. Karl Graf, storico dell'atletica leggera in Austria, per le notizie e i chiarimenti circa prestazioni e competizioni atletiche di Giovanni Cottur, notizie che sono state riportate nei due articoli che abbiamo pubblicato.