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Licinio Bugna, di Storo, il primo atleta trentino convocato per i Giochi Olimpici (1) PDF Stampa E-mail

Ennio Colò, originario di Storo, nel Trentino, è stato un buon corridore negli anni '80. Ha vestito la maglia azzurra in maratona. Insegnante di educazione fisica, appassionato non solo di atletica ma anche di storia della sua comunità, ha dedicato tempo alla ricerca storica. Non a caso è stato assessore alla cultura per cinque legislazioni nel suo Comune. E non dimentichiamoci dell'impegno come allenatore con la S.A.Valchiese. Ennio ci ha fatto avere un articolo da lui elaborato sulla figura del velocista storense Licinio Bugna, attivo negli anni '30. Bugna può vantare una primogenitura: è stato infatti il primo atleta trentino (parliamo di atletica, sia chiaro) che ha partecipato ad una edizione dei Giochi Olimpici. L'atletica trentina dovrà attendere trentasei anni per vedere figli della sua terra entrare nell'agone olimpico. Nel 1972, ai Giochi di Monaco, furono presenti Renato Dionisi (asta, eliminato in qualificazione, Gruppo A, tre nulli alla misura d'entrata a 4,80) e Renzo Cramerotti (giavellotto, anche lui non qualificato per la finale, ventesimo nel computo totale, con un lancio di 71,12). Curioso: Bugna a Berlino, Dionisi e Cramerotti a Monaco, sempre Deutschland è.

Adesso leggiamo la prima parte della bella storia che ci racconta Ennio Colò. Nel frattempo un paio di nostri soci stanno raccogliendo documenti d'epoca a corredo del testo scritto; pubblicheremo anche quelli. Ultima noticina: il cognome Bugna ha sempre avuto rilevanza nella piccola comunità di Bersone: prima della fusione (2015) con Daone e Praso, per dar vita al Comune di Valdaone, l'ultimo sindaco fu Lener Bugna.

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Foto in alto: Torino, 29 agosto 1936, incontro Italia-Giappone, arrivo dei 100 metri: Orazio Mariani si proietta sul traguardo ed è primo; Bugna, anche lui con irruenza, si slancia in avanti e precede il secondo giapponese, Matsuo Taniguchi

Foto in basso: siamo al Mommsenstadion, stadio che servì per gli allenamenti durante i Giochi di Berlino '36. Porta il nome del famoso storico Theodor Mommsen. Qui si disputarono incontri di calcio delle qualificazioni olimpiche. In un quarto di finale l'Italia strapazzò il Giappone per 8 a 0. La presenza di tanti atleti nostri in tribuna potrebbe essere dovuta alla partita di calcio. Si riconoscono: a cavalcioni sulla ringhiera, Mariani e Lanzi, più in là i marciatori Gobbato e Rivolta. Prima fila seduti: Beviacqua, Betti, Beccali, Maffei, Lippi; fila sotto: Rossi, Tommasi, Mastroieni, Bugna e Ragni

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Le origini - Solo i parenti stretti sembra conoscano le gesta sportive, e non solo, di Licinio Bugna,  originario di Bersone, lambito dal fiume Chiese che poi scende verso il lago d'Idro e la provincia di Brescia, e ancor giù fino a confluire nell'Oglio e insieme finire nel Po.  Licinio Bugna, un personaggio che, vissuto nel secolo scorso, merita di essere ricordato non solo nella sua comunità ma anche al di fuori. Eppure, la sua storia è poco conosciuta forse perché Licinio ha sempre vissuto più o meno lontano dalla Pieve di Bono per motivi che andremo a scoprire. 

I suoi nonni vissero a Bersone nella seconda metà dell’800: Bortolo ed Elena, entrambi Bugna, ebbero sette figli. Il secondogenito, Costante, venne avviato agli studi liceali a Trento, per poi entrare nell’Amministrazione finanziaria austriaca e svolgere servizio, prima ad Innsbruck e poi a Vienna. Con il grado di i.r. (imperial regio) venne inviato in qualità di Commissario di Finanza a Storo e impegnato  nel controllo del territorio e del confine con il Regno d’Italia che, nel giro di pochi anni, sarebbe stato cancellato dopo gli  eventi bellici. Costante nel 1913, ormai trentottenne, sposò la storese Gemma Grassi, ventenne di famiglia benestante e un anno dopo (11 marzo 1914) nacque  il loro unico figlio al quale misero nome Licinio, che crebbe nella casa materna. I componenti della famiglia vengono nominati  nel diario intitolato «La vita militare di Giorgio Bugna di Bersone durante la conflagrazione europea 1914-15-16-17». Infatti il maestro Giorgio  ricevette l’ordine di richiamo alle armi in data 31 luglio 1914 nel quale gli si impartiva  di recarsi a Storo entro 24 ore, a rinforzo della gendarmeria diretta proprio dal parente Costante, per un’avventura che lo portò poi, allo scoppio effettivo della guerra fino in Galizia. Non fu così per Costante che, per non venir arruolato nell’esercito austroungàrico, scappò a Torino, dove rimase  fino a fine conflitto. Rientrato a Storo, entrò nell’Amministrazione finanziaria italiana che lo impiegò negli uffici di Merano e poi Trento. Nel 1939 raggiunse l’età della pensione e rientrò stabilmente a Storo.

Nel frattempo il figlio Licinio, di cui racconteremo più avanti le belle imprese atletiche, proprio in quell’anno si laureò in medicina a Pavia, superò l’esame di Stato a Milano per l’abilitazione all’esercizio della professione di medico-chirurgo. Il padre Costante, verso la fine della Seconda Guerra mondiale, ormai settantenne, venne nominato Commissario per il Comune di Storo dal Prefetto di Trento e poi Sindaco fino al 1946. Nino Scaglia, noto farmacista e uomo di cultura del paese,  storico, giornalista, poeta, commediografo, nel suo libro «Settant’anni di vita storese», pubblicato nel 1984, lo ricordò in un umoristico capitoletto nel quale lo descrisse come “un uomo retto, buono per natura, saggio per antica educazione e di elevatissimi principi morali. Ma ingenuo oltre ogni limite”. Nino Scaglia, cui è intitolata la bella Biblioteca Comunale di Storo, si laureò in farmacia all'Università di Pavia proprio come Licinio Bugna in medicina.

Licinio, da giovane studente sportivo ad atleta olimpico - Licinio, come il padre, venne avviato agli studi di ginnasio e liceo a Trento, dove ebbe modo di praticare il gioco del calcio: aveva talento, fisico atletico  e correva veloce, tanto da venir inquadrato nella squadra della città. L’estate, durante le vacanze, rientrava a Storo dove aveva modo di giocare con la squadra locale nei vari tornei e dimostrò di saperci fare. Terminato il Liceo si iscrisse alla Facoltà di medicina dell’Università di Pavia e chiese al Trento il nulla osta per potersi tesserare con la squadra della città lombarda che militava in serie B. Il Trento rifiutò lo svincolo e allora il giovane  decise con determinazione che era giunto il momento di dedicarsi all’atletica leggera. In breve tempo entrò, quale velocista,  nella quotata società Pro Patria di Milano. I risultati del giovane trentino furono incoraggianti tanto che vinse subito due titoli italiani giovanili nei 100 e 200 metri. Nel 1935 si distinse anche a livello assoluto, risultando tra i migliori sprinter con tempi di 11”0 nei 100 metri  e 22”7 nei 200 metri. 

Il 1936 fu l'anno dei Giochi Olimpici in programma a Berlino. Licinio, in una riunione a Firenze che valeva come selezione per un posto disponibile , fece segnare  un sensazionale - per l'epoca - 10”8 nei 100 metri, tempo che gli permise di entrare nell’elenco degli  atleti convocati in azzurro per la partecipazione ai Giochi. Ebbe quindi l’occasione di vivere l'esperienza del Villaggio Olimpico, di allenarsi a fianco di campioni di assoluto valore e, grazie all'allora Commissario Tecnico della Nazionale, l’americano Boyd Comstock, ebbe modo di fare conoscenza con il grande Jesse Owens, che sarebbe diventato un mito per le quattro medaglie d’oro vinte (100, 200, salto in lungo e staffetta), alla presenza, in tribuna, di un indispettito Adolf Hitler. Licinio però dovette restare in tribuna come spettatore, non scese sull’anello dell’Olimpiastadion, perchè venne relegato al ruolo di riserva della staffetta 4x100: Comstock preferì schierare quattro atleti che avevano più esperienza in gare internazionali, ed ebbe ragione perché l’Italia (con Mariani, Caldana, Ragni, Gonnelli)  riuscì nell’impresa di giungere seconda, dietro gli americani Owens, Metcalfe, Draper, Wykoff, ma davanti ai tedeschi padroni di casa.

Pochi mesi dopo Licinio ebbe la grande soddisfazione di vestire nuovamente la maglia azzurra stavolta da titolare nell’incontro Italia-Giappone, che si disputò il 29 agosto 1936 allo stadio Mussolini di Torino: lo sprinter storense agguantò sul traguardo dei 100 metri un brillantissimo terzo posto (si veda la foto che correda questo articolo). Negli anni successivi, continuò l’attività sportiva con la società Polisportiva Giordana di Genova, città dove completò gli studi e iniziò l’attività professionale. Nel 1939 riuscì ancora ad entrare, venticinquenne,  nella graduatoria nazionale sui 200 metri con l’ottavo tempo (22"3) per poi avviarsi definitivamente alla professione medica. Una carriera, quella di atleta, non lunga dunque ma ricca di soddisfazioni.

(prima parte - segue)