Home News Homepage Omaggio a Giuliano Gelmi: anno 1955, bella stagione con tante soddisfazioni (4)
Message
  • EU e-Privacy Directive

    This website uses cookies to manage authentication, navigation, and other functions. By using our website, you agree that we can place these types of cookies on your device.

    View e-Privacy Directive Documents

Omaggio a Giuliano Gelmi: anno 1955, bella stagione con tante soddisfazioni (4) PDF Print E-mail

Quarta puntata di un racconto che, iniziato con la carriera di un solo atleta, Giuliano Gelmi, si è sviluppato in maniera più ampia focalizzando eventi e protagonisti delle discipline di mezzofondo di una intera stagione, il 1955. Che può anche essere considerata come il momento di svolta per quelle discipline, 800 e 1500 metri in particolare, che erano rimaste al palo. Nel '55 qualcosa si mosse, poco in realtà, ma si intravvidero spiragli di miglioramento e nuovi atleti: Scavo, Baraldi, Rizzo, Coliva, Spinozzi, Gandini, Ambu, Perrone, Volpi, ed altri. Non tutti assursero a notorietà, ma ebbero oneste carriere. Questo stiamo cercando di raccontare in queste puntate. E saremmo grati a quanti hanno documenti, foto, risultati, biografie, di arricchire questo lavoro e che vorranno farci partecipi della loro documentazione.

Le foto qui sotto lasciano parecchio a desiderare quanto a qualità, ma son riprese da due quotidiani dell'epoca, anno 1955. A sinistra, la partenza dei 400 metri allo stadio comunale di Piacenza, durante il Trofeo Diana. In primo piano il belga Roger Moens, alle sue spalle Luciano Mengoni, gardesano nato a Riva. L'immagine è ripresa dal quotidiano piacentino «Libertà»

Nell'altra, siamo a Bologna, in notturna: finita la gara sulle 880 yarde, Roger Moens posa con Giuliano Gelmi e con «il biondo Barbanti della Virtus», scrisse Renato Dotti sulle colonne di «Stadio», da cui la foto è ripresa. Barbanti aveva fatto il passo per i primi 400 metri, poi si era involato Moens. Per chi fosse di memoria corta ricordiamo che  Renato Dotti fu ottimo saltatore in alto negli anni '30: nel 1938 stabilì il primato nazionale con 1.92

alt alt

Giuliano Gelmi non si risparmiava: il 4 settembre, allo Stadio Comunale di Trento, terza edizione del «Trofeo Caduti Trentini», corse un normale 1500 in 4’03”2, per lasciarsi alle spalle Tagliapietra (4’05”0) e Fontanella (4’05”9). Quattro giorni dopo, giovedì 8 settembre, fu ancora protagonista, stavolta a Bologna, nella miglior gara dell’anno sugli 800 metri. E fu la migliore anche per la presenza del neoprimatista mondiale della distanza, il belga Roger Moens, che, il 3 agosto, sulla pista del venerato Stadio Bislett di Oslo, tempio deputato alle grandi prestazioni atletiche, aveva corso in 1’45”7, spostando all’indietro di una riga il precedente primato che era stato un mito dell’atletica, e del suo autore, il tedesco Rudolf «Rudi» Harbig: 1’46”6, all’Arena di Milano il 15 luglio 1939, incontro Italia-Germania, secondo Mario Lanzi, con quel 1’49”0, che fu un macigno per parecchie generazioni di corridori italici.

A Oslo, non solo Moens scese sotto il precedente primato ma anche il norvegese Audun Boysen (1’45”9). Da lui ci si attendeva il record, sostenuto dal tifo scatenato dei suoi connazionali. Boysen già deteneva un primato del mondo, quello dei mille metri; era stato il primo corridore a scendere sotto 2’20”0, esattamente 2’19”5, un anno prima, e verso la fine d’agosto del 1955, a Göteborg, fece ancora meglio: 2’19”0. Tempo eguagliato, tre settimane dopo, dal magiaro István Rózsavölgyi , a Tata, il 21 settembre dello stesso anno.

Vi proponiamo la lettura del commento di Gian Maria Dossena, inviato della «Gazzetta dello Sport» a Bologna:” Roger Moens entrò nello stadio e strinse molte mani, accennando a compìti inchini, scoprendo la fila di denti superiori, lunga, curva e pronunciata da roditore. Lo sparo che diede il via alla gara delle 880 yarde, suggellato da un lampo azzurro e breve là sulla curva scura, non scavata dai ventagli gialli dei fari, colse quasi di sorpresa le 4-5000 persone presenti. Il giovane bolognese Barbanti si incaricò di fare da lepre; si trascinò Moens, e alla campana prese la via del prato, lasciando al primatista mondiale una eredità di una diecina di metri di vantaggio; sullo stesso ritmo, Moens continuò per l’ultimo giro, la falcata sciolta, non tesa, economica, rapida e pur sempre possente. Così finì le 880 yarde in 1’48”6, cioè il sesto tempo mondiale assoluto, passando gli 800, per la settima volta in vita sua, sotto l’1’48”0”. L’idea di mettere la distanza in yarde è chiaro indizio che gli organizzatori felsinei speravano che il belga stabilisse la miglior prestazione mondiale, che qualche mese prima era stata fissata, a Berkley, da un giovanotto statunitense del Missouri, Lonnie Spurrier, in 1’47”5. Dossena scrisse di quella gara:” Dietro, Scavo tenne bellamente la distanza, e con tanta accortezza da non lasciarsi tentare da avventure impossibili: così resistette all’incalzare di Gelmi prima e di Spinozzi poi. E terminò in 1’53”2, vale a dire passando (e i tempi sono ufficiali) gli 800 in 1’52”5, migliorando di ben due secondi netti il primato suo personale e stagionale. Eccellenti (per noi) di conseguenza i tempi di Spinozzi, Gelmi, Barili e Porciatti”. Detto di Moens e Scavo, ecco gli altri tempi 880y/800m: Spinozzi 1’54”0/1’53”0, Gelmi 1’55”0/1’54”2, Barili 1’55”6/1’54”6, Porciatti 1’55”6/1’54”9; tempi agli 800m solamente: Coliva 1’57”6, Cesare Dordoni 1’57”9.

Qualche riga anche dal bollettino settimanale della Federazione (scriba quasi sicuramente Pasquale Stassano, capo redattore a quel tempo, il quale era presente a Bologna):” C’era Moens, primatista mondiale, e c’era l’atmosfera adatta nella tiepida e umida serata bolognese: così in una gara linearmente condotta dall’ottimo Scavo (alla giusta distanza dal belga impegnato su un ritmo da 1’48”0) cinque atleti sono scesi sotto l’1’55”0…La soddisfazione migliore per Scavo, 19 anni, che ha trovato in Italia la gara giusta, dopo aver gareggiato per venti giorni in Finlandia: 1’52”5 che è la quinta prestazione italiana di tutti i tempi. Dopo Lanzi, Beccali, Lunghi e Donnini, ed alla pari con Dorascenzi…Gli è finito vicino Spinozzi, 21enne, che ha saggiamente saputo trasferire sulla doppia distanza le sue qualità di velocista d’allungo (48”9 nei 400, 22”5 nei 200)…Gelmi ha visto premiare la sua serietà e la sua passione…Barili raccoglie i frutti, a 24 anni, della prima stagione ch’egli ha dedicato seriamente all’atletica…Porciatti ha stupito…Coliva, che fino ai 700 metri era con i primi, ha ceduto sul rettilineo, più per scoraggiamento che per una «cotta» effettiva…Batti e ribatti qualcosa è entrato nella testa dei nostri mezzofondisti”.

A Piacenza il Trofeo Diana sembrava dovesse essere un «doppio» diurno della riunione di Bologna ma (…) assai pochi atleti, anche se di buon valore…”. Peccato, il Trofeo Diana – che aveva scelto come data iniziale l’11 aprile per la sua seconda edizione – aveva dovuto essere rinviato per le solite lungaggini federali. Una nota, giustamente stizzita, apparve sulle pagine di «Libertà», lo storico (1883) quotidiano cittadino:” Il Gruppo Sportivo Diana non ne ha colpa. Aveva chiesto in un primo tempo la data dell’11 aprile poi ha modificato la proposta chiedendo il 25 aprile. La F.I.D.A.L. se l’è presa comoda, troppo comoda, e soltanto pochi giorni fa ha emanato un comunicato non muovendo la data dell’11. Il Diana si è irrigidito e, rinunciando decisamente all’organizzazione del lunedì di Pasqua, ha rinnovato la richiesta per il 25 aprile o per il 1° maggio. La F.I.D.A.L. centrale non ha ancora fatto conoscere le sue decisioni…”. Non successe nulla e così si rinviò tutto a settembre, con esito modesto, a danno degli organizzatori. Ma il commento federale buttò la croce addosso a loro: “…il Trofeo Diana ha visto pochi atleti di valore in campo e non ha troppo brillato…e questo è imputabile alla data scelta per la manifestazione, concomitante con gli esami autunnali di riparazione…”. Come si fosse trattato di una manifestazione studentesca…

Domenica 11 settembre, allo stadio comunale di Barriera Genova, l’attenzione è quasi tutta riservata a Moens, la cui partecipazione era stata valorizzata dall’ottimo lavoro di presentazione dei giornalisti sportivi del quotidiano cittadino: Vincenzo Bertolini, il decano della stampa locale (era stato mezzofondista nel primo decennio del ‘900, primatista piacentino dei 10 mila con 36’15” nel 1909 e dei 1500 in 4’28”2 nel 1910), e Gaetano Cravedi. Questi scrisse di Moens, che optò per correre un tranquillo 400, comunque con buon tempo (47”9, aveva 47”3 di primato personale):” La prestazione del primatista del mondo degli 800 metri sulla distanza dei 400 metri è stata davvero superba. Questo atleta un po’ ingobbito, dagli occhi strabici sotto le spesse lenti, dai capelli biondo-sporchi e dalla eccezionale misura del piede (porta il 46 di scarpe), quando è su una pista si trasforma: diventa una macchina. Anche ieri ha dimostrato palesemente quello che vale. Partito in quarta corsia a fianco del pratese (tesserato per la Etruria Prato ma nato a Riva del Garda, n.d.r.) Mengoni, ha avuto un inizio molto lento. Mengoni in breve gli ha «rubato» una decina di metri. In duecento metri lo svantaggio era annullato, ai duecentocinquanta Moens si affiancava a Mengoni e dopo brevissima lotta lo superava; in curva era già primo, lanciatissimo. Sulla dirittura d’arrivo portava il suo vantaggio a oltre dieci metri. Il tempo, 47 e 9, è il nuovo primato della pista piacentina. Uno scrosciante applauso ha salutato la vittoria dell’asso belga; un mormorio di ammirazione ha accompagnato l’annuncio del tempo ottenuto”.

Assente Moens, Gelmi s’impose nel doppio giro di pista: 1’56”4, per mettere in fila il cremonese Ambrogio Barili 1’57”0, il modenese Giorgio Bonaccini 1’59”2, e il sempreverde Armando Filiput 1’59”3; quinto il romano - di nascita ma tesserato per il G.S. Vittorio Veneto - Pietro Piutti 2 minuti netti, buon corridore di 1500 fra i 4’04” – 4’05”0.

Fecero contorno ad un Trofeo Diana sottotono, alcuni Campionati nazionali per così dire minori: decathlon per Seconda e per Terza Serie e 3000 metri siepi per le stesse categorie. C’è una notazione che non vogliamo trascurare: nel decathlon gareggiò – se ricordiamo bene fu la prima volta – Franco Sar, della Monteponi Iglesias; vinse il titolo per i Terza Serie con 4307 punti. L’indimenticabile Franco Sar, grande persona, tecnico, allenatore, dirigente. A proposito di «grandi» in tutti i sensi: nello stesso giorno, 11 settembre, a Milano, Campionati regionali, capito bene? Campionati regionali, quelli della Lombardia, chi partecipò? Il campione olimpico ’48 poi argento ’52 poi campione europeo ‘46 ’50 e ’54 poi primatista mondiale, di nome Adolfo Consolini: lanciò il peso a 13.78, secondo al bergamasco Renato Marcandelli, e poi vinse il disco con un lancio di 54.32. Volete un terzo «grande»? Marcantonio Begni, bresciano di Palazzolo sull’Oglio, vinse il titolo sui 10 chilometri di marcia, la disciplina per la quale spese la vita. Com’era bella l’atletica dei campioni olimpici ai Campionati lombardi, com’era bella l'atletica…allora…

Il 15 settembre venne inaugurata la nuova pista del Centro Sportivo Pirelli. Bei tempi quei tempi quando le aziende industriali pensavano anche a costruire piste di atletica! La «Gazzetta dello Sport», con un pezzo siglato f.p. (Felice Palasciano) dedicò un titolo a due colonne al commento e ai risultati che furono tutt’altro che male: Luigi Gnocchi e Sergio D’Asnasch confermarono i loro limiti stagionali sui 100 (10”6 e 10”8), “la nuova pista dimostratasi scorrevolissima” elogiò il Felice. Nuova sfida ravvicinata Baraldi – Gelmi sui 1500, riportiamo il commento:” Alquanto trattenuta all’inizio la gara avrebbe potuto (forse…) regalare alla pista Pirelli un’altra prestazione di gran rilievo. Comunque ravvivata ai 1000 metri dal duello Baraldi-Gelmi ha permesso al primo di confermare il diritto di numero uno italiano sulla distanza ed al secondo di migliorare il suo primato stagionale. Con il 3’58”6 fatto registrare Gelmi è passato meritatamente al secondo posto della graduatoria nazionale della stagione”. I due dioscuri del club padrone di casa, Teseo Taddia e Adolfo Consolini, troppo superiori al resto del parterre, non faticarono ad aggiudicarsi le loro prove di lancio, “un po’ meno in corda Consolini” (51.75) annotò il redattore. Due bergamaschi, uno di Ponteranica, l’altro di Seriate, stettero gomito a gomito sui 5000 metri fino alla fine: il minuscolo Rino Lavelli, pirellino pure lui, ebbe la meglio su Luigi Pelliccioli, tempi nella normalità medio-bassa sul filo di 15’45”. L’articolo si chiude con ossequiosa citazione di direttori, vicedirettori e dirigenti dell’azienda.

(4 - segue)