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Sapete dire almeno cinque nomi di atleti italiani che si sono fregiati del titolo di campione d'Inghilterra in una prova di atletica? Non fate i furbetti andando a leggere i nomi che ha messo in bell'ordine qui sotto Augusto Frasca, del quale pubblichiamo la seconda parte della ricerca sui Campionati AAA. Ad impreziosire il lavoro del nostro vicepresidente, una ricca documentazione di immagini e di ritagli di giornale selezionati da Alberto Zanetti Lorenzetti. Le foto, dall'alto al basso: l'olandese Berger (primo a sinistra) vince le 100 yarde - 9.9 - ai Campionati del 1930, nello stadio di Stamford Bridge. Il primo a destra è l'italiano Edgardo Toetti, secondo. I sei italiani che presero parte alla edizione 1931, da sinistra, Luigi Facelli, Nando Vandelli, Edgardo Toetti, Giacomo Carlini, Arturo Maffei e Ugo Frigerio. Una foto che abbiamo ritrovato tante volte: due tenaci rivali ma anche due grandi amici, Lord Burghley e Luigi Facelli, protagonisti di tante belle gare sui 400 ostacoli. A fianco: un salto del fiorentino Danilo Innocenti, primo nell'asta con 3.81. Le due foto si riferiscono alla edizione 1933. Infine due giornali. Il primo, dalla «Gazzetta della domenica» del 17 luglio 1938, riferisce (inviato Luigi Ferrario) delle vittorie, ben sei, e piazzamenti degli italiani. E per chiudere, l'articolo che celebra l'ultimo successo di un italiano: anno 1967, Eddy Ottoz - in bombetta, scherza il titolo - vinse le 120 yarde ostacoli in 14.0 precedendo Alan Pascoe. Quel secondo successo londinese (l'autore si riferisce a Ugo Frigerio, n.d.r.) fu preceduto da due affermazioni di Luigi Facelli, 1929 e 1931, e di Alberto Dominiutti nel 1930. Patriarca dell'atletica italiana per longevità, tra i pilastri letterari della prima disciplina olimpica, nel 1933 Facelli tornò ancora una volta nella tana del leone. La belva era David George Brownlow Burghley, olimpionico sugli ostacoli bassi ad Amsterdam. Celebri, allora come adesso, ad eccezione degli ignoranti, le sfide tra il modesto soffiatore di vetri di Aqui Terme e il marchese di Exeter, futuro presidente della Federazione internazionale, dimostrando in buona sostanza come su un giro di pista in terra battuta e dieci ostacoli di mezzo tutti gli uomini possano in teoria essere uguali. Undici volte, tra Londra e il resto di gare in giro per il mondo, lord e operaio si scontrarono: sei volte s'affermò infine l'italiano. Saremmo storicamente temerari se ai tre successi di Facelli, e ai due di Frigerio, non segnalassimo in particolare la vittoria nel 1938 di Arturo Maffei e il primato dei campionati soffiato a Luz Long, protagonisti, entrambi, nella leggendaria finale olimpica di Berlino del 1936 in compagnia di Jesse Ovens, Naoto Tajima e Wilhelm Leichum. Quel 1938 fu stagione in cui gli azzurri, con sei affermazioni, fecero della capitale britannica terra bruciata. Spettacolare, la doppietta nella staffetta 4x100, con lotta in famiglia tra i milanesi del G. S. Baracca, Elio Ragni, Tullio Gonnelli, Ezio Bertoletti, Orazio Mariani, dinanzi ai separati in casa dell'Oberdan Pro Patria, Edoardo Daelli, Gianni Caldana, Angelo Ferrario, Edgardo Toetti: vale a dire, ricomponendo gli incroci e chiudendo il cerchio, i quattro reduci del massimo risultato italiano nella specialità prima del piccolo grande miracolo di Tokyo 2021, vale a dire il secondo posto segnato ai Giochi di Berlino da Mariani, Caldana, Ragni e Gonnelli, ineguagliata lux aeterna alle spalle degli statunitensi, i neri Owens e Metcalfe e i bianchi Draper e Wykoff. Salvo errori ed omissioni, disponibili secondo correttezza a riaprire l'elenco, ecco di seguito la ricostruzione, dal 1922 al 1967, dei successi azzurri nella tana britannica, un elenco archiviato dall'agonismo spinto e dall'insuperata aristocrazia dei Morale e degli Ottoz, in un'atletica che sapeva contemporaneamente vincere e divertirsi.
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