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Cento anni fa, un giorno di luglio, Stadio Stamford Bridge, presente Re George V PDF Print E-mail

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Due documenti notevoli con soggetto Ugo Frigerio. La copertina a lui dedicata, disegnata dal famoso Achille Beltrame, su «La Domenica del Corriere» della settimana 9-16 luglio 1922, celebrando il successo allo stadio di Copenhagen. Accanto, un disegno di un altro altrettanto famoso caricaturista: «Carlin», al secolo Carlo Bergoglio, giornalista, diresse anche il quotidiano «Tuttosport». La cartolina con la caricatura di Frigerio è datata 1925. I due documenti appartengono a una collezione privata


Riceviamo e volentieri pubblichiamo.

"Ho letto con interesse la rinfrescatina di memoria che Augusto Frasca e Alberto Zanetti Lorenzetti ci hanno regalato ricordando i nomi degli atleti italiani che, fra il 1922 e il 1967, hanno partecipato e vinto i Campionati d' Inghilterra. Mi vien da chiedermi quanti realmente erano in grado, così a scottadito, di elencare qualche nome...e speriamo che qualcun altro, oltre a me, li abbia letti almeno adesso.

"Mi si è aperta una pagina di ricordi, ed ho rivisto la copertina di un bel libro che acquistai in una affollata libreria londinese nei pressi di Piccadilly Circus. Era il penultimo giorno del 1981. Entrai per cercare pubblicazioni di atletica o di Giochi Olimpici: vidi subito il dorso rosso che annunciava «The Official Centenary History of the Amateur Athletic Association». Lo aveva pubblicato la Guinness Superlatives Limited, costava 7 sterline e 95 pence. L'autore era uno dei migliori studiosi (o detto studiosi, sai quelli che si consumano il fondo dei pantaloni, e non solo il tessuto, sulle sedie delle biblioteche sfogliando consumate pagine di giornali antichi e prendendo appunti), il suo nome Peter Lovesey. Il quale, oltre a scrivere di storia dell'atletica, aveva avuto successo come autore di una novella olimpica (Goldengirl, su cui fu girato un film) e poi di libri gialli, che furono poi utilizzati per una serie televisiva, oltre a fargli avere importanti riconoscimenti. Non era la prima volta che nella letteratura atletica inglese si trattava il tema dei Campionati AAA. Già nel 1932, in occasione dei cinquanta anni della prima edizione, Harold Abrahams (proprio lui, il campione olimpico dei 100 metri a Parigi 1924) insieme a Bruce Kerr diedero alle stampe «AAA Championships 1880-1931». Abrahams fece il bis nel 1961 con «Fifty Years of AAA Championships». Un' altra opera fondamentale per approfondire la conoscenza dei primi cinquanta anni della Amateur Atletic Association, fu scritta (1930), per volere della stessa, da Herbert Foster Pash con il titolo «Fifty Years of Progress 1880 - 1930». Mel Watman, altro pilastro della letteratura atletica British, rapito da grave malattia nel settembre dello scorso anno,  diede alle stampe (editore SportsBooks Limited) due volumi «The Official History of the AAA», uno per gli uomini (2011) e uno per le donne (2012). E in tante altre opere di autori inglesi ci sono ampie informazioni dei loro campionati.

"Accennata superficialmente la bibliografia, vorrei soffermarmi su quella prima edizione degli AAA Champs trattata da Frasca, quella del 1922, perchè a quanto ho letto fu speciale. Scrisse Lovesey (pagina 66):"Public interest the twenties pratically guaranteed a Saturday gate of 25000 at Stamford Bridge, with 30000 non unusual. In 1922, HM King George V, the AAA's Patron since 1910, attended, and the profit on the Championships topped £ 1000 for the first time". Capito tutto, vero? C'era il Re d'Inghilterra, 25000 spettatori, e alla fine un guadagno di mille sterline di quell'epoca, ed eran soldoni. Anche Frigerio lo annotò nel suo libro:"...non ricordo d'aver visto uno stadio così gremito di spettatori come quello di Londra". Watman ribadisce (pagina 45):"Graced by the presence of the AAA's Patron, King George V, and attended by a record crowd of more than 25,00, this proved to be one of the most memorable of Championships meetings. It featured the English debut of the great Finnish runner, Paavo Nurmi, who won both the 4 miles (19:52.2) and steeplechase (11:11.2), but the undoubted star of the show was Polytechnic Harries' Harry Edwards. A tall and stylish sprinter from British Guiana, he trilled the spectators with a unique treble, winning the 100y (10.0), 220y (22.0) and 440y (50.4) all within the space of one hour on a heavy track! As one besotted observer put it:"For smoothness, pace and poetry of motion it can never have bee equalled, surely". Harold Abrahams was smitten too. "He was one of the most impressive sprinter I have ever seen," he remarked...and later took the highly practical and productive step of invitting Edward's coach, the ubiquitous Sam Mussabini, to advice him". Edward era stato bronzo olimpico sia sui 100 (verdetto che secondo il photofinish fu errato) sia sui 200. E pensare che Edward aveva perduto forse i suoi anni migliori causa la prima Guerra Mondiale: all'epoca era studente in Germania, i tedeschi lo internarono in un campo fino alla fine delle ostilità.

"Giornata memorabile dunque, nella quale ebbe la sua parte anche Ugo Frigerio, che tutti in Europa volevano invitare. Il «happy-earthed Ugo», il cuor contento, come lo chiamavano affettuosamente gli inglesi sui loro giornali, era arrivato a Londra da Copenhagen dove aveva suscitato l'entusiasmo degli sportivi danesi. Quel giorno sulla pista di Stamford Bridge non mancavano i campioni olimpici di Anversa 1920. Citati Frigerio e Nurmi (tre ori e un argento), proseguiamo con il finnico Vilho Tuulos (primo nel triplo), il suo connazionale Frans Wilhelm Porhola (oro nel peso), Hannes Kolehmainen (campione di maratona).

"Resta da far luce su un piccolo mistero: ci fu solo Frigerio quel giorno, oppure c'era anche l'ostacolista Adolfo Contoli, bolognese, classe 1898, gran fisico,? La «Gazzetta» ne parlò con dettagli e lo mise pure nel sottotitolo. Marco Martini (pagina 307 del suo imponente lavoro) scrisse invece:" La stampa italiana lo dà presente, ma quella britannica non lo menziona affatto". In questo momento non ho la risposta, ma la cercherò. Contoli aveva corso a Copenhagen (secondo), quindi era con Frigerio: che abbiano viaggiato insieme a Londra? In effetti, la «Gazzetta» non pare molto precisa: per l'asta, per esempio, attribuisce la vittoria a un atleta che nella lista ufficiale dei Campionati non c'è. Questa gara fu vinta dal norvegese Hoff, che fu anche primatista del mondo, ma anche recordman dei 500 metri e finalista olimpico sugli 800! E purtroppo collaboratore convinto dei nazisti durante la loro occupazione della Norvegia.