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Gesualdo Penna, poderoso centista, futuro medico: uno scritto di Bruno Bonomelli PDF Stampa E-mail

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Giurin-giurello, sappiate che non abbiamo copiato il titolo da un articolo di Bruno Bonomelli del 1949 sul velocista calabrese Gesualdo Penna, di cui abbiamo scritto qualcosa recentemente, titolando «Mastro Don Gesualdo…ecc ecc». Confessiamo però che, peccando di scarsa fantasia, ci è venuto di riflesso chiamare l’atleta con riferimento al suo nome di battesimo come il protagonista del famoso romanzo di Giovanni Verga. Il suo Gesualdo di cognome faceva Motta. Noi siamo stati un po’ banali, lo ammettiamo. Pazienza, non vinceremo il Nobel della letteratura, d’altra parte neppure lo scrittore siciliano lo vinse. Facciamocene una ragione.

La invalsa abitudine di sfogliare vecchie carte per cercare di dare un senso a questo sito ci ha fatto inciampare in un ritaglio di giornale con questo titolo «Don Gesualdo laureando in medicina poderoso centista in continuo progresso». Soggetto dell’articolo il velocista di Reggio Calabria, autore quel tal Bruno Bonomelli cui noi ci ispiriamo, giornale «Sport Italia» numero 28 del 12 luglio 1949. Lo riproduciamo tal quale, apprezzando la verve dell’autore che scriveva chiaro, lineare e con un tocco di ironia. Aggiungiamo solo a proposito della misurazione del vento cui fa cenno Bonomelli che di nefandezze su questo tema, in atletica, ne sono state commesse tante, troppe, in tutte le epoche. Anche oggi che pare tutto supertecnologico.

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Con la facile vittoria conquistata dagli azzurri a Zurigo (non dimenticando che la Svizzera ha una popolazione inferiore alla Lombardia) possiamo considerare chiuso il primo periodo di attività atletica in Italia. Logico quindi che si esaminino ora i risultati che ne sono scaturiti per trarre qualche prima conclusione.

“Nella velocità è apparso quest’anno sull’orizzonte atletico il calabrese Gesualdo Penna, laureando in medicina. Già in aprile egli era stato accreditato di un 10”9, che però aveva lasciato molto scettici. Non che egli fosse uno sconosciuto, ché nel 1948 il futuro medico aveva già corso la distanza nello stesso tempo; ma gli è che nel settore delle corse di scatto le meteore sono assai frequenti. Si sapeva poi che Don Gesualdo, come viene scherzosamente chiamato dagli amici, non era costante nella preparazione, tanto è vero che avendo iniziato a correre nel 1942, aveva poi abbandonato lo sport, facendo una timida riapparizione nel 1947 (11”4). Si attendeva dunque una conferma: essa venne e a Firenze lo studente reggino si fregiava non solo del titolo universitario, ma altresì faceva fermare le lancette del cronometro sul 10”7. I tecnici tentennarono, e pretesero una nuova prova e questa volta in quella Milano che ha fama di avere mossieri e cronometristi cattivissimi. E sull’Arena il 12 giugno si appuntarono gli occhi di tutti.

“Nuovo sbalordimento generale: gli inesorabili sentenziarono 10”5. Ma c’era il vento, si disse, e non si tennero in gran conto le sette partenze false ed il fatto he fra i battuti, ed al terzo posto per giunta, c’era quel Perucconi che dopotutto ha un primato personale di 10”6 ed è più giovane di un anno (Penna è nato a Reggio Calabria il 2-5-1924).

“A proposito poi del vento, ci sia dato osservare che non riusciamo a capire il perché in Italia i tempi delle corse in rettilineo non siano suffragati dal bollettino sulla velocità vento, così come prescrive il regolamento internazionale. Se putacaso Penna avesse corso la distanza in 10”4, come si sarebbe potuto non omologare l’uguagliamento del primato di Mariani senza dimostrare che il vento aveva una velocità superiore ai km 7,200 orari? Bagnando forse l’indice colla saliva?

“Ma Penna non ascolta queste disquisizioni e a Bologna vince le prove veloci del campionato di II Serie (22”0-10”9). La via della nazionale gli si spalanca. Fa una corsettina a Messina, sostiene un paio di esami, ed una settimana dopo a Zurigo non si impressiona, lui laureando, di essere ridiventato matricola internazionale e si digerisce anche Montanari. Il nuovo asso ha una costituzione fisica poderosa (altezza m.1,77, peso kg 68, torace medio cm. 96) ed una potenza veramente esplosiva. Ma le sue attuali partenze non sono che un vorticoso mulinello di braccia e di gambe slanciate in tutte le direzioni, condite da zaffate di terra e di polvere rossa. Occorre quindi che la sua partenza venga disciplinata da precise norme stilistiche e questo è il compito che si assunto Oberweger e che verrà certamente portato a termine negli allenamenti collegiali a Perugia. Vedrete che a fine agosto ed ai primi di settembre, quando egli incontrerà gli americani a Torino, il primato di Mariani subirà un rude assalto. Anche se i maligni dicono che Gesualdo ha le gambe storte”.