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I conti in tasca ai Giochi Olimpici, ma chi li fa davvero? (2) PDF Stampa E-mail

Yuriko Koike non è sicuramente un nome familiare alla massa. Intuitivo (speriamo) che è giapponese. Yuriko Koike è, dallo scorso 31 luglio, la nuova governatrice della città di Tokyo. Dove, questo crediamo lo sappiano in parecchi, nel 2020 si celebrerà la XXXII edizione dei Giochi Olimpici dell'Era Moderna. La signora Koike è dunque arrivata da poco al vertice della amministrazione di una delle città più grandi del mondo (quasi 14 milioni di abitanti) e già questo è sufficiente per togliere il sonno a chiunque, ma adesso si sono aggiunti anche gli incubi notturni, incubi a cinque cerchi.

La signora Koike ha fatto rifare i conti e ha scoperto che, rispetto al budget iniziale presentato nel 2013 al momento della "battaglia" per l'assegnazione dei Giochi (settembre, Buenos Aires), budget che ammontava a 7 miliardi e 300 milioni di dollari, secondo i nuovi conti sarebbe dell'ordine di 30 miliardi, quattro volte tanto. La signora Governatrice ha fatto subito sapere che così non va, che questi soldi non ci sono né a Tokyo né in Giappone. Quindi all'opera con le forbici, tagliare, tagliare, tagliare. Solo lo Stadio Olimpico nel progetto di una delle star mondiali dell'architettura, l'anglo-iracheno Zaha Hadid, aveva già raddoppiato i costi, Ci spiace, ha detto la Lady di ferro: se ne fa un'altro che costi meno.

Un amico giapponese che abbiamo interpellato è stato molto drastico: purtroppo la signora deve recuperare le ruberie dei precedenti amministratori, ci ha scritto. Dunque, tutto il mondo è paese, banale ma incontestabile.

Lasciamo la signora Koike ai suoi lavori di taglia-e-cuci, per segnalare che abbiamo letto uno studio preparato da tre ricercatori della SAID Business School della Università di Oxford. Lo studio, recentissimo, porta questo titolo: The Oxford Olympics Study 2016: Cost and Cost Overrun at the Games. Detto alla buona: costi e sovraccosti dei Giochi Olimpici. Data la serietà della organizzazione, che produce rigorosissime ricerche, la lettura di queste pagine, fa gelare il sangue. Lo studio è al momento ancora preliminare e le prime conclusioni vengono fatte circolare per ulteriori approfondimenti e discussioni fra accademici e ricercatori. Pertanto anche il testo non  può essere pubblicato o riprodotto parzialmente senza apposita autorizzazione.

Quello che impressiona sono le percentuali di sforamento dei budget: non ce n'è uno che abbia rispettato le previsioni. Viene così naturale una domanda, o più domande: ma chi li fa 'sti budget? degli ubriachi? degli incompetenti? ci sono degli imbroglioni? Se in una qualsiasi azienda succedesse lo stesso, qualcuno pagherebbe duramente. Invece nel dorato (oro di Bologna che vien rosso dalla vergogna, si diceva un tempo) mondo dello sport chi sfora le previsioni del 50, 90, 166 per cento (Montréal 1976, 720 per cento!!!!!!!!) viene innalzato agli onori massimi, decorato, promosso ad alti incarichi. Mentre invece andrebbe messo in galera e le chiavi buttate nel profondo di uno degli Oceani. Sperperano denari pubblici, della povera gente, che ai nostri giorni cresce a dismisura, e non succede niente. La Grecia ha pagato e ancora paga i Giochi del 2004, sfiorando la rivoluzione sociale: stipendi volatilizzati, assistenza medica precaria, trasporti più cari, si è sfiorato il default del Paese. Che succederà di Rio 2016? Non vogliamo neppure immaginarlo, con un Brasile che ha il PIL negativo al 4,5 per cento, secondo stime recenti: il peggior risultato dal 1996. Lontani i fasti del 2009-2010, con crescita vicina o superiore al 10 per cento.

Dalla ricerca della Oxford University si può trarre una prima conclusione, in sintonia con gli autori dello studio (Bent Flyvbjerg, Allison Stewart e Alexander Budzier): i Giochi Olimpici hanno mediamente il più elevato sforamento di budget di qualsiasi altro megaprogetto organizzativo mondiale. Da cui si deduce che economie fragili e con poca capacità di assorbire debiti di tale portata fanno meglio a non seguire le megalomanie di élite sportive che pensano solo alla loro vanagloria. E ognuno tragga le conclusioni che vuole.