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Il maestro Giacomo Fumis erede di Draghicchio irredentista costretto all'esilio a Brescia PDF Print E-mail

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Poco tempo fa demmo notizia della partecipazione dei nostri soci Sergio Giuntini e Alberto Zanetti Lorenzetti al convegno della S.I.S.S., la società italiana degli storici dello sport. Abbiamo già pubblicato in questo nostro spazio l'interessante saggio di Giuntini su Paola Pigni. Oggi diamo voce al nostro segretario Alberto Zanetti Lorenzetti, che ci presenta un personaggio forse non molto conosciuto ma che a Brescia lasciò segni indelebili nello sport di inizio secolo scorso: Giacomo Fumis. Ci fa anche molto piacere rimembrare che la ricerca di oggi parte da molto lontano: Alberto fu coautore del libro del Centenario della Società Ginnastica Forza e Costanza di Brescia. Era il 1986. Come potete verificare, chi fa ricerca per davvero, non smette mai, anche indagando su argomenti già trattati. Ma le pieghe della storia spesso si nascondono ai nostri occhi. Come ci ha brevemente accennato Alberto il saggio presentato a Bologna gli ha consentito di portare alla luce nuovi dettagli sui Giochi della Olimpiade di Stoccolma 1912.

Averne di Zanetti Lorenzetti e di Sergio Giuntini, magari con l'aggiunta di un Marco Martini. Pala, piccone e microscopio, le parole d'ordine del nostro vicepresidente. Alberto è un socio di quest'ultimo club di "speleologi sportivi", di quelli che si impolverano e scavano sodo. Aggrappatevi ai baffi di Giacomo Fumis, intanto, e fate un viaggio sul tappeto volante del passato.

 

Il legame fra le numerose società sportive di matrice italiana nate nel territorio giuliano-dalmata e l’irredentismo costituisce uno dei temi più interessanti delle vicende politico-sportive a cavallo fra il XIX ed il XX secolo. Troviamo testimonianza del ruolo di questi sodalizi attraverso le testimonianze di Oscar Randi, che nel libro “Antonio Bajamonti, il mirabile podestà di Spalato” scrisse: “Le società sportive erano organizzate tutte con scopi politici; i capi se ne servivano come fossero degli ambienti privati, per fare delle dichiarazioni di radicalismo, che non sarebbero state opportune in altre sedi, a carattere ufficiale”, di Giuseppe Paolina, promotore della Società Triestina di Ginnastica, che vedeva nel primo sodalizio sportivo giuliano lo strumento per far crescere la gioventù di ogni classe “sana e robusta a vantaggio di sé e della patria che da valenti figli ama essere sorretta e difesa” e di Aldo Boiti, che all’indomani della riunificazione della Venezia Tridentina e della Venezia Giulia all’Italia sull’Almanacco dello Sport affermò: “Durante il dominio austriaco le società sportive triestine hanno avuto una funzione preponderantemente politica nel preparare lo spirito della gioventù, nella creazione di quello stato d’animo che doveva condurre alla liberazione delle terre irredente”.

Inevitabile quindi trovare numerosi personaggi fra i dirigenti, tecnici ed atleti che pagarono in prima persona l’adesione agli ideali irredentistici. Ne citiamo alcuni: il parentino Gregorio Draghicchio che fu incarcerato a Trieste per sei mesi, Nazario Sauro, socio della Libertas Capodistria che durante il primo conflitto mondiale fu catturato e giustiziato dagli austriaci, Francesco Rismondo, atleta e dirigente del Club Ciclistico Veloce di Spalato, caduto a Gorizia, Ettore Uicich fondatore del Club Intrepido di Pisino, morto sul campo di battaglia sul Podgora, ed Egidio Grego, valente nuotatore della Forza e Valore di  Parenzo deceduto in un duello aereo nei cieli sopra la foce del Piave, fino ad arrivare ai 67 soci della Società Ginnastica Triestina caduti nella Grande Guerra.

 

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