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Antiche carte, antichi amori, moderni ricordi: la prima edizione del trofeo "San Rocchino" a Brescia PDF Stampa E-mail

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Non c'è niente di più coinvolgente che consultare vecchio materiale, siano giornali e riviste del passato, oppure opuscoli, appunti, quaderni di persone che li hanno collezionati nell'arco della loro vita, in sintonia con i loro interessi precisi, nel nostro caso lo sport. Due nostri soci hanno avuto la fortuna di essere indicati dagli eredi come custodi del materiale di Bruno Bonomelli, meglio, della montagna di materiale da lui collezionato: libri, giornali, ritagli, riviste, programmi di gare, risultati delle gare cui presenziava. Uno spaccato di 40-50 anni del nostro sport: un vero tesoro per l'appassionato. Chissà quanto tempo ci vorrà ancora per avere una situazione più ordinata di questo "tesoro" cartaceo bonomelliano. Di tanto in tanto esce qualcosa....come nel caso che adesso vi proponiamo, ma per ogni pezzo di carta ci sarebbe da scrivere. Per ingrandire le vetuste immagini,fate un click sulla pagina che vi interessa.

Un foglio, bianco e volta, sbiadito dal tempo, ma ancora fruibile, che porta una data: 13 ottobre 1973. Foglio impresso a ciclostile, la tecnologia dell'epoca che già sembrava fantascienza: matricole su cui si poteva disegnare, come in questo caso per la pagina di pubblicità del Liquorificio Voltolini, di Cortine di Nave, località attaccata alla periferia nord di Brescia. E con una apposita matrice si poteva stampare, ed ecco il messaggio: Vini e Liquori da tutto il mondo - Cassette natalizie. "La ditta Voltolini ha il piacere di presentare l'elenco dei partenti del Trofeo Abeni Gran Premio C.S.B.C. (sta per Club Sportivo Bar Caldera) e a fine gara l'ordine di arrivo della corsa", tutto scritto a mano e con lettere maiuscole.

L'ordine d'arrivo (54 partiti, 46 arrivati di cui tre fuori tempo massimo, otto ritirati) è quello della prima edizione di una corsa podistica che ebbe una vita non lunghissima ma molta, e meritata fama nazionale e internazionale: il "San Rocchino", dal nome del quartiere di Brescia da dove partiva e dove arrivava. Esattamente Piazzale Spedali Civili, davanti al Bar Caldera, ritrovo - non il solo - degli organizzatori. Dodici i chilometri da percorre in pieno centro cittadino, con la doppia ascesa del Castello di Brescia, il Cidneo, una altura che svetta sul nucleo storico della città. Il gruppo aveva precedenti organizzativi in campo ciclistico, con una gara che aveva raccolto grandi nomi del pedale e molto successo. Poi, dal pedale al pedone, ma con uguale passione, grinta, e risultati.

Il primo vincitore viene dal Trentino, fu un atleta di grandissimo talento: Aldo Tomasini. Quell'anno, ancora molto giovane, proveniente dal vivaio della Quercia Rovereto passa ai Carabinieri Bologna. Quarto alla "Cinque Mulini" e primo degli italiani dopo lo statunitense Shorter, il britannico Foster e il finlandese Kantanen; secondo agli assoluti di corsa campestre, quinto alla prima edizione del Campionato mondiale sempre di cross a Waregem, in Belgio, nella categoria - un po' strana - chiamata "juniores", quinto sui 5 mila metri alle Universiadi a Mosca, e tanto altro ancora. La settimana prima, il 7 ottobre, era finito secondo alle spalle di Giuseppe Ardizzone al "Giro di Rovereto". Quindi Brescia, per il Trofeo Abeni, allora gara interregionale, secondo vetuste diciture dell'epoca. Vince, ma deve fare i conti con l'idolo locale, quel Franco (in realtà Enzo, il suo vero nome) Volpi, forse l'uomo che, per chi scrive queste righe, ha incarnato l'allegria, la spensieratezza, del correre in libertà. Correva su qualsiasi terreno, detestava la pista, se correva in montagna si fermava a raccogliere funghi o asparagi selvatici, o frutti di bosco, e alla fine vinceva.

Dietro loro due, più staccati, molti dei migliori italiani dell'epoca: Conti, D'Agostino, Barattoni, l'eterno bergamasco Rino Lavelli, La Mantia. Entriamo in campo bresciano: ottavio Piero Tognoli, un talento rimasto incompiuto, ma davvero grandi doti di fondista; dietro un altro eclettico della corsa, Costantino Felter, che in seguito metterà bottega di targhe e trofei (esiste tuttora), e fu antesignano delle gare che una volta si definivano amatoriali: circa 40 anni fa diede vita ad una organizzazione che prese il nome di Hinterland Gardesano, dalla zona interessata. Un rullo compressore, abbiamo dato una occhiata al calendario 2017: saranno 92 le gare con il marchio HG. Lui, il Costantino, ci ha costruito sopra un bel castello. Troviamo poi il veneto Mario Binato, che poi ha speso la vita al seguito delle corse; un nome, bresciano, che dice qualcosa a noi, Vittorio Cocca, primo vincitore de "La Camináa" poi divenuta "Diecimiglia del Garda" (il prossimo agosto, domenica 6, la 44esima edizione), un tal Flavio Pelucchi, poi diventato industriale di gran successo del prêt-à-porter. Al 35esimo posto il nome che vi dice sicuramente qualcosa: Gianni Poli, allora 16enne, tesserato per l'Assindustria Atletica Brescia, la stessa società nella quale esercitava il suo talento di sprinter il nostro segretario Alberto Zanetti Lorenzetti. Era la società gestita dal professor Sandro Calvesi e da sua moglie Gabre, sotto l'egida della Associazione Industriale Bresciana, club che continuava la grande tradizione della gloriosa Atletica Brescia 1950. Gianni Poli, da Lumezzane, sarebbe passato dal Piazzale degli Spedali Civili 1973 al Central Park di New York 1986. Uno dei più eleganti maratoneti che ci sia capitato di veder correre. Davanti al Bar Caldera fu preceduto dal suo grande amico Angelino Fedrigo, 33esimo. Oggi Gianni, aiutato da alcuni dei suoi amici bresciani, mette in scena una corsa in un ambiente straordinario: la Cortina - Dobbiaco. E non solo quella.

La storia del "San Rocchino" venne raccontata anni dopo in un corposo libro: il giornalista Enrico Moreschi, cuore che girava allo stesso ritmo delle due ruote, raccontò i cinque anni di ciclismo; i venti anni di atletica furono scarabocchiati da altra penna.