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Storia di un elzeviro, ce la racconta Augusto Frasca, ascoltando l'Adagio di Albinoni PDF Print E-mail

 

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Chissà se qualcuno dei nostri utenti, pochi o tanti che siano i misteriosi "contatti", avrà dedicato un ritaglio di tempo, normalmente sprecato sui "social" (o meglio "a-social"), per leggere Giovanni Arpino, di cui abbiamo riprodotto uno scritto datato 1976, nel numero speciale del mensile "Atletica" dopo i Giochi della XXI Olimpiade. Parliamo di Giovanni Arpino, capito bene?, uno scrittore vero, non di qualche imbrattacarte come noi. Nel presentare quell'elzeviro vi dicemmo che c'era un nostro socio che era stato pronubo di quel contributo per una delle due riviste tutte dedicate al nostro sport - oh, ab illo tempore - usando amicizia e stima reciproca e vicinanza fisica nella tribuna stampa dello Stadio Olimpico canadese (vedasi foto a corredo). Augusto Frasca fu uno degli intrepidi fondatori di questa combriccola cui fu dato nome di Archivio Storico ecc. ecc. ecc. Frasca, chi era costui? Non vi parliamo della persona ma del ruolo, e allora leggete:

Comunicato n.162 del 18 dicembre 1969, sulla riunione del Consiglio Federale del 14 dicembre, e tra gli argomenti...

Ufficio Stampa - Il Dr. Pasquale Stassano ha pregato il Presidente di esimerlo, causa i suoi incarichi ed aumentati impegni nell'ambito del Comitato d'Europa della I.A.A.F., dall'incarico di Capo dell'Ufficio Stampa. Il Presidente ha ringraziato, a nome di tutto il Consiglio Federale, il dott Stassano per il ventennale lavoro svolto in questo settore. L'incarico di Capo Ufficio Stampa è stato affidato al Sig. Augusto Frasca.

E lì rimase, "come roccia che non vacilla" (Libro dei Salmi), nella buona e nella cattiva sorte, fino al giugno del 1989. Ma non vogliamo raccontarvi la vita di "Augustarello", come parecchi dei giornalisti italici lo apostrofava, semmai ci penserà lui stesso in una corposa autobiografia futura. Di Frasca, Arpino e di quel testo di 41 anni fa abbiamo preso impegno a riferirvi. E per farlo, abbiamo chiesto conforto proprio all'amico abruzzese,  che in quella terra solcata da profonde ferite ha le sue solide radici, alla sua memoria, al suo archivio. Ecco cosa ne è venuto fuori.

Conobbi Giovanni Arpino

...a Torino, in occasione delle Universiadi del 1970. Lo rividi l'anno successivo, in una livida serata invernale, a Venezia, lui alle prese con le selezioni del premio Campiello, io catturato sentimentalmente da una deliziosa ma poco arrendevole figura femminile. Dinanzi ad un paio di whisky, salatissimi, all'Harry's Bar, Arpino mi regalò copia del suo ultimo romanzo, Randagio è l'eroe. Nella solitudine notturna di una stanza d'albergo, coinvolto dall'intensità del racconto, dalla qualità della scrittura e dal particolare stato d'animo, ne portai velocemente a termine la lettura. La mattina successiva, nell'isola di San Giorgio, ne feci omaggio alla mia accompagnatrice, mai immaginando che da quella lettura sarebbe nata nel giro di poche ore una radicale quanto inattesa trasformazione del nostro rapporto. Incontrai Arpino successivamente, in più occasioni, frequentandolo in particolare durante l'Olimpiade di Montreal del 1976, fianco a fianco in tribuna stampa nei lunghi giorni del programma atletico. Gli raccontai la vicenda veneziana, e di come la lettura del suo romanzo ne avesse felicemente favorito la conclusione. Gli chiesi, inoltre, di scrivere qualcosa per i lettori di Atletica. Cosa che fece puntualmente, con un meraviglioso saggio. Un mese dopo ricevetti il seguente messaggio:     

Caro Frasca, vedo il numero di "Atletica" e ti ringrazio per il rilievo dato alla mia cosuccia canadese. Con maggior calma avrei potuto far meglio, naturalmente. Ho visto Luca Argentieri, mio figlioccio, durante un rapido passaggio a Roma per il pallone maledetto. M'ha detto come tu l'abbia appoggiato. E te ne sono gratissimo. Spero che possa venir fuori dalle panie. Ne ho parlato anche a Giorgio Tosatti: chissà. Bisogna pur far qualcosa per questi ragazzi d'oggi: proprio i migliori rischiano lo sbando. Per quanto ancora farai, hai già tutta la mia riconoscenza. E magari riuscirò ancora ad esserti paraninfo letterario. Ricordati che a ottobre esce un mio libricino (Einaudi) che potrà servire da chiavistello. Un abbraccio da Giovanni Arpino. 30 settembre 1976.

Scorcio della tribuna stampa allo Stadio Olimpico di Montréal 1976: in piedi Elio Papponetti; in prima fila, a sinistra Vanni Lòriga, e Salvatore Massara; a salire, cominciando sempre da destra, Giovanni Arpino, Augusto Frasca, Giulio Signori, Bruno Perucca; in terza fila, Mario Gherarducci; in quarta Gianni Melidoni, Luigi Vespignani, Franco Colombo; in quinta, Elio Trifari, Gianni Brera, Marco Cassani, Dante Merlo, Donato Martucci (Capo Ufficio Stampa del C.O.N.I.) e Fiammetta Scimonelli (che gli sarebbe succeduta) - Archivio Augusto Frasca