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Preistoria del campo a través e dei troteros nella Spagna medioevale (Parte prima) PDF Print E-mail

 

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Riproduzione della prima pagina del giornale "El Globo" su cui spicca il disegno della figura di Mariano Bielsa soprannominato "Chistavín", el andarìn de Berbegal, del quale narrasi che si misurò con Achille Bargossi nella Plaza de Toros di Zaragoza e lo superò. Nell'altra foto, i componenti della squadra dei podisti dell'Atlético di Madrid con il trofeo conquistato in quella che viene considerata la prima "carrera pedestre" a Madrid nel 1905.

Crediamo sia nostro dovere sgomberare subito possibili fantozziani equivoci (omaggio al grande Paolo Villaggio) per coloro che scarseggiano di fondamenti della lingua castellana: nell'idioma di Alonso Quijana,  el ingenioso hidalgo don Quijote de la Mancha, "campo a través" non significa che i campi si sono messi di traverso. È l'omologo della nostra "corsa campestre", quella nota come "cross country" in quella accozzaglia di popoli celtici chiamati Britanni, oggi meglio identificati come "quelli della Brexit". Non occorre una fantasia particolarmente immagifica per figurarsi che la corsa o la camminata attraverso i campi era del tutto normale nella antichità, ma anche nell' Era Moderna: fino a 100 - 150 anni fa dove erano le strade come noi le intendiamo oggi? Tratturi, sentieri, nel migliore dei casi, attraverso i campi, appunto. Lo dice la Genesi:" Dio disse: Le acque che sono sotto il cielo si raccolgano in un unico luogo e appaia l'asciutto. E così avvenne. Dio chiamò l'asciutto terra...nessun cespuglio campestre era sulla terra, nessuna erba campestre era spuntata...". Piano piano fece l'uomo, piantò un giardino in Eden, e poi, un bel giorno, l'uomo si mise prima a rubare mele poi a camminare e a correre (o sarà avvenuto l'inverso?), e correre nella natura e nei prati e nei boschi pare sia sempre piaciuto. Dal diletto alla attività organizzata, a dar retta a Bruno Bonomelli il primo cross dell'umanità fu quello organizzato sotto le mura di Troia nel 1189 a. C., con una sfida fra Aiace Oileo, Odisseo e Antiloco, figlio di Nestore. L'Oileo stava prevalendo quando ci mise lo zampino la dea Atena invocata in soccorso da Odisseo, la quale dea dispettosa fece inciampare Aiace su un ostacolo naturale...sterco di buoi!  Più bucolico di così...Quindi, senza bisogno di scomodare la Eurospotech del nostro amico Gino Bassi e le sue sofisticate diavolerie informatiche, questo l'ordine d'arrivo, scalpellato sulla pietra viva da Omero: primo Odisseo, secondo Aiace e terzo Antiloco. Nessun keniano o africano...altri tempi.

La corsa attraverso i campi non ha mai suscitato amorosi afflati nei dirigenti, ovunque e a qualsiasi livello, e ancor più alle italiche latitudini. Negli ultimi anni poi ci pare di vedere uno speciale accanimento nel volersi togliere dai piedi 'sta rottura, freddo, fango, sempre i soliti africani che vincono: che palle! E nella Hispania? Lo abbiamo scoperto dilettandoci a sfogliare e a leggere alcune parti di due bei libri il cui autore è Ignacio Mansilla Calzo  che ha approfondito la conoscenza degli antenati del campo a través e compilato una storia del campionato di Spagna. Il secondo libro è lo sviluppo del primo: nel 2007 si pubblicò "Historia del campo a través en España" e nove anni dopo "100 años de campo a través en España - 1916 - 2016". Abbiamo chiesto all'autore il permesso di pubblicare in queste nostre umili pagine un paio di capitoli, i primi, della sua seconda fatica compilatoria. Permesso accordato, e si ringrazia. Da anni abbiamo tentato di instaurare un rapporto di collaborazione fra l' Associazione degli storici e statistici spagnoli e la nostra A.S.A.I. Siamo sinceri: non è successo molto, anzi, diciamola tutta, niente. Purtroppo, ognuno cura il proprio orticello, e si sente appagato. A noi piacerebbe invece molto di più allargare i nostri orizzonti (non di gloria) e stabilire relazioni fra la nostra storia atletica e quella degli altri, una specie di Comunità europea del piste e pedane. Per l'amor di Dio! Non bestemmiamo. Per ora dilettiamoci a leggere la bella ricerca di Ignacio, in castellano, con un po' di attenzione e pazienza si legge senza grandi sforzi. L'uso di idiomi diversi è sempre stato un pallino di questo sito. E poi di che vi lamentate? Non vi facciamo neppure pagare le lezioni di lingua spagnola!

Nei prossimi giorni vi offriremo la seconda parte di questa ricerca.

 

Si bien el 6 de febrero de 1916 marca el pistoletazo de salida para el pos2terior desarrollo del campo a través en nuestro país con la disputa en Madrid del primer Campeonato de España de la especialidad, encontramos antecedentes anteriores de la práctica de esta disciplina o al menos de la carrera a pie, algunos de ellos remontándose incluso a la Edad Media. Es lo que podríamos denominar la “prehistoria” del campo a través en España.

Para acercarnos a esta cuestión tenemos que tener en cuenta que la distinción entre carreras campo a través y en ruta en los orígenes de nuestro deporte no estaba tan bien definida como puede estar en la actualidad debido a una serie de circunstancias. Una de ellas era la ausencia de superficies asfaltadas en la mayor parte del país y otra la precariedad a la que se enfrentaban aquellos pioneros de nuestro deporte, que hacía que utilizaran cualquier superficie para su práctica, como el piso de circuitos urbanos, carreteras asfaltadas o empedradas. Podríamos decir por tanto que ambas especialidades (la ruta y el campo a través) tendrían un origen común en lo que se ha dado en denominar tradicionalmente “pedestrismo”, que tan de moda pusieron los anglosajones en los siglos XVIII y XIX y que también llegó hasta nuestras fronteras en manifestaciones que se encuadraban dentro del programa de las tradicionales fiestas populares que abundaban a lo largo de toda la geografía española. En algunas zonas de España como Valencia, Aragón, Cataluña o el País Vasco hemos encontrado información ampliamente documentada de estas carreras.

Por ejemplo, en varios puntos del territorio español uno de los precedentes más remotos es el de los conocidos “troters”, “troteros” o “trotaconventos”, que eran personajes que cubrían largas distancias en la Edad Media para repartir correo y mensajes corriendo. A finales del siglo XIII tenemos noticias del establecimiento en la Capilla de Marcús de la cofradía de correos de Barcelona, con troteros que realizaban este servicio, siendo la primera organización postal que existió en Europa. Sus salarios se establecían en función de las distancias a recorrer, los días que tardaban o por la prontitud en el servicio prestado. Igualmente, en Aragón el rey Pedro El Ceremonioso en el siglo XIV tenía nada menos que 80 a su cargo para este menester. Estos personajes llevaban las cartas en unas carteras llamadas “busties” y llegaban a recorrer largas distancias. Con el tiempo, forman sus propias asociaciones. Entre ellas, tres alcanzaron, en los reinos hispanos, en el siglo XV, especial profesionalidad en sus tareas mensajeras. Se trata de los correos del reino de Valencia, el Hoste de Correos de Zaragoza, y la citada Cofradía de Correos de Barcelona. Estos personajes también dieron origen a leyendas orales y sus andazas aparecían en textos de la época como en “El Libro del Buen Amor”, escrito por Juan Ruiz, el Arcipreste de Hita, en el siglo XIV. Allí, en uno de los versos se dice “Yo l' dixe: Trotaconventos, ruégote, mi amiga que lieves esta carta ante que yo gelo diga: E si en la rrespuesta non te dexiere nemiga, puede ser que de la fabla otro fecho se ssyga”. En otro también podemos leer lo siguiente: “Estando en mi casa con don Jueves Lardero, troxo á mí dos cartas un lygero trotero. Desirvos hé las nuevas: servos a tardinero, ca las cartas leydas dilas al menssajero...”. Incluso se conoce el nombre de algunos de estos personajes como Pedro Vázquez de Saavedra, trotero mayor de Sevilla.

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