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Vi ricordate quel ragazzino lungocrinito che non si smarriva in mezzo alle siepi? Print

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Questa foto è stata scattata dal nostro amico (e socio) Marco Peiano. Era un freddo pomeriggio di novembre del 2015, eravamo sul piccolo ma attraente porticciolo di Gargnano sul lago di Garda, un borgo che ha poco da invidiare a celebrate stazioni turistiche lacustri e marine. Alberto Juantorena Danger, l'atleta cubano che sarà ricordato in perpetuo per aver vinto 400 e 800 metri (Montreál 1976) nella stessa edizione dei Giochi Olimpici, era ospite di un suo amico italiano che da quelle parti osserva il tramonto della vita. Appassionati locali di podismo organizzarono una festicciola per il cubano e, come regalo, lo fecero correre! E con lui, che torreggiava su tutti, due smilzi italiani con importanti credenziali atletiche: Franco Fava - di cui parliamo più sotto - e Gianni Poli, da tutti ricordato come il vincitore della New York City Marathon. Attorno ai tre atleti olimpici (infatti tutti e tre hanno preso parte almeno a una edizione dei Giochi) poche decine di podisti orgogliosi di tanto onore. Avevano chiamato la corsa «Miglio Olimpico», in loro onore. Doveva avere un futuro, purtroppo morì ancora in fasce. Cogliamo questa occasione per inviare i nostri più affettuosi saluti ad Alberto che nelle ultime settimane ha sofferto di non lievi problemi di salute. Hasta la victoria siempre, Campeon! Per chi avesse scarsa memoria visiva, a sinistra nella foto Gianni Poli, al centro Alberto Juantorena, a destra Franco Fava

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Quel giorno ne mancavano due al suo ventesimo compleanno. Quel giorno era il 1° settembre 1972. Ora, anche il più somarello in aritmetica può rispondere alla domanda: quanti anni compie oggi, 3 settembre 2022, il nostro personaggio? Se lo diciamo facciamo fare bella figura a u' sceccu (asino in siciliano), allora vi snoccioliamo solamente il nome del nostro ex-giovanotto: Franco Fava. È stato uno degli atleti italiani più estroversi, ma concreti, dell'atletica italiana; ha aperto spiragli tecnici che fino ad allora erano stati ermeticamenti chiusi; ha sperimentato - e talvolta pagato - sulla sua pelle. Senza bisogno di fare sceneggiate - come capita ormai troppo di frequente - ha spaziato ovunque, capitano di ventura indomito ovunque si cimentasse. Sempre con i i più forti del mondo, non con Ciccillo Cagafusi. La corsa campestre era il suo regno, meglio uno dei suoi regni: indimenticabile il quarto posto al mondiale del 1977, che era un terzo, arrivato sui talloni di un tedescone solo per un banale inciampo. E quel diecimila in pista ai Word Games di Helsinki con tutti i più forti del mondo, con il keniano Samson Kimobwa (che poi incontrammo a Kapenguria, regione West Pokot, maestro di scuola, uomo mite, sorridente, che faceva correre i suoi bambini in quella terra a cavallo fra Kenya e Uganda dove le varie etnie si scannavano per un paio di vacche) al primato del mondo, Franco terzo in 27'42", primato italiano, era in 1977, quarantacinque anni fa...oggi sarebbe secondo nelle graduatorie nazionali...solo sei fondisti del nostro stivale han fatto meglio di lui nella epopea dei venticinque giri di pista. Studiate somarelli dell'era degli stupidi social, studiate, forse scrivereste meno minchiate.

E poi di tutto di più: Giochi Olimpici, Universiadi, Giochi del Mediterraneo, cross (una decina di volte fra i primi dieci ai mondiali), campionati italiani, maratona e maratonina, tutte le «classiche» italiane o le ha vinte o è stato protagonista, dalla Stramilano al Giro di Castelbuono, da Alà dei Sardi alla Cinque Mulini, dal Campaccio alla San Silvestre in Brasile. Elenco largamente incompleto, ma non è nostro obbiettivo fare l'elenco dei suoi successi e dei suoi piazzamenti. E sempre divertendosi, e studiando il mondo.

Ma di una gara ci pizzica interesse ricordare qualcosa di più: quella del 1° settembre 1972, cinquant'anni fa ai sanguinosi Giochi Olimpici di München. Non aveva ancora compiuto venti anni. Oggi sarebbe inquadrato in quella inutile categoria che chiamano U23, avrebbe vinto un po' di titoli nazionali in più. Primo turno dei 3000 metri siepi, quattro serie, 49 atleti iscritti di 29 Nazioni; i primi tre di ciascuna serie ammessi direttamente alla finale, nessun ripescaggio. Oggi sicuramente si correrebbero anche due semifinali, come sarebbe stato più equilibrato anche allora. Quindi le quattro serie diventarono uno scannatoio. L'autraliano Kerry O'Brien che deteneva il primato del mondo si fermò nella seconda serie. Fava corse nella quarta, vinta dal keniano Amos Biwott, il superlativo Kip Keino se l'era presa comoda nella prima. Biwott con 8'23"8 riscrisse il primato olimpico; dietro di lui la grande taglia del polacco Bronislaw Malinowski (morto nel 1981 in un incidente d'auto), terzo il cecolovacco Moravcic, rispettivamente quarto e quinto in finale, vinta dall'uomo delle Nandi Hills su Ben Jipko, terzo una renna finnica, Tapio Kantanen . Il ceco, nella serie, fu cronometrato in 8'33"4, con un ritardo di un secondo e sei decimi, quindi erano lì quasi appiccicati, il britannico Steve Hollings e il Franco Fava, da Roccasecca. Quasi un bambino...Il resto della sua vita è un bel romanzo, con altri capitoli da scrivere.

Da parte nostra, i migliori auguri. Dovuti, anche perchè Franco è socio dell'Archivio Storico dell'Atletica Italiana da molti anni.