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Piccolo suggerimento: non dimenticatevi che la correttezza non è un optional Print

Alcuni utenti ci hanno segnalato nelle ultime ore di aver letto su altri siti articoli da noi pubblicati, in particolare quello che si riferisce ad una piccola, parziale storiella senza eccessive pretese, del primato nazionale dei 3000 metri uomini. Le segnalazioni sottolineavano una certa mancanza di correttezza nel riprendere testi senza indicarne, almeno, la fonte. Ringraziamo chi ci ha inviato queste segnalazioni, che ci offrono l'occasione per alcune puntualizzazioni.

Non ci disturba che altri riprendano, anche integralmente, nostri scritti. Anzi. Significa che sono buoni materiali e che chi collabora con noi conosce la materia (atletica italiana, soprattutto, ma non solo). Il limite è quello di sempre: la correttezza. Noi non chiediamo autorizzazioni preventive per  accordare la pubblicazione dei nostri articoli, ma invitiamo, adesso, con fermezza a indicare la fonte e il nostro indirizzo e mail. Da anni ormai i giornali usano la formula "Riproduzione riservata" per tutti gli articoli pubblicati. Fra i nostri soci parecchi hanno esercitato, o esercitano, la professione di giornalista. Citare le fonti è sempre stato un obbligo morale e legale non un optional. Nella confusa palude della informazione (informazione?) che corre sul filo del web e dei cosiddetti social si scambia per libertà l'abuso, si considera del tutto normale il navigare alla ricerca di qualcosa da copiare, spesso senza fare neppure lo sforzo di riscrivere gli stessi contenuti in maniera diversa.

Ha scritto Ferruccio de Bortoli, direttore del "Corriere della Sera" e del "Sole-24 Ore", nel primo capitolo del suo recentissimo libro "Poteri forti (o quasi)":"...trovo desolante questa proletarizzazione insulsa della professione, quest'epica dell'universalità della rete che trasforma i redattori in minatori del web, peraltro destinati ad essere sostituiti non in piccola parte (succede già) da disciplinati algoritmi".

Noi abbiamo soci che si sono consumati il fondoschiena sulle  spesso scomode sedie delle biblioteche, per sfogliare migliaia di pagine, per ricercare, confrontare, studiare, approfondire. Meritano rispetto. Non abbiamo l'abitudine di firmare i nostri articoli, talvolta li presentiamo ringraziando gli autori. Non chiediamo niente di più che il dovuto, sacrosanto rispetto. Chi ha orecchie per intender...

E già che ci siamo. Spesso (ormai troppo sovente) qualcuno ci chiede di pubblicare ricerche, oppure chiede a noi di farne per conto di questo o quell'altro. Noi non siamo un autobus su cui si sale senza pagare il biglietto. L'Archivio Storico dell'Atletica Italiana "Bruno Bonomelli" è una piccola confraternita di amici che condividono (linguaggio mututato dai social network) comuni passioni. Associazione indipendente che non ha mai ricevuto un centesimo di lira (al tempo) o di Euro dalle squattrinate (poverette!) organizzazioni sportive di qualsiasi livello, nazionale, regionale, provinciale, zonale, che hanno sempre, Dio sa come mai, problemi di bilancio. Abbiamo preso una decisione irremovibile che si articola in pochi chiari punti:

- non pubblicheremo sul sito A.S.A.I. contributi storici, statistici, di attualità, che non siano elaborati da soci in regola con la quota annuale;

- non faremo nessuna ricerca per conto altrui, se chi ce lo chiede non è socio del nostro Archivio, con regolare pagamento della quota annuale;

- non pubblicheremo segnalazioni di libri di cui non ci venga inviata almeno una copia per recensione (questo punto è in vigore da tempo)

Ricordiamo che la quota annuale di adesione al nostro Archivio è ferma da molti anni (diciamo pure: sempre) a 50 Euro, una miseria. Il costo del caffè in un bar onesto, per 50 giorni in un anno.