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1906: fra sassi mobili, saltando fossi e ruscelli, il primo «gross-country» fiorentino Stampa

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Organizzatori al lavoro per segnare il percorso di una corsa attraverso i campi: coriadoli, ritagli di carta, servivano egregiamente alla bisogna. Il primo a sinistra nell'altra foto, è Amleto Fanfani, della società «Sempre Avanti» considerato uno dei pionieri dell'atletica fiorentina; accanto a lui, Vasco Neri: dal fisico si intuisce, senza dubbio, che erano non solo podisti ma anche ginnasti.

 

Attraverso gli scritti di Aldo Capanni e Franco Cervellati dal loro volume «Storia dell’atletica a Firenze e nella sua provincia dalle origini al 1945» vi abbiamo raccontato come iniziò il «Giro di Firenze», datato giugno 1904, a conclusione del Concorso Ginnastico Nazionale. Ginnastica, a quei tempi, voleva anche dire alcune prove atletiche di salto e lancio, che solo più tardi sarebbero state codificate nelle nascenti federazioni di atletica leggera, F.I.S.A. prima e F.I.D.A.L. poi. A Firenze, la gara di salto in alto, scrivono gli autori, “fu una competizione molto spettacolare, con due spareggi per assegnare le migliori posizioni di classifica». E vi presero parte alcuni dei migliori atleti di quel tempo. Vinse Orio Pizio, classe 1880, il primo grande saltatore italiano, che dominava i concorsi già da parecchi anni, vestiva i colori della Forza e Coraggio Milano. Dovette spareggiare con un altro milanese, Giovanni Niccoli, della Mediolanum. Terzo un mitico atleta di quei tempi, Emilio Brambilla, pure della gloriosa Forza e Coraggio, che spaziava dalla velocità al salto in alto, dagli ostacoli al salto con l’asta (con la tecnica dell’arrampicata) al salto triplo. Brambilla sarà poi autore di un libro, «L’atletica Leggera», edito a Milano nel 1929, testo su cui si formarono alcune generazioni di allenatori italici. Al quinto posto un altro eclettico atleta, bolognese, classe 1875, Romeo Monari, ginnasta della Virtus Bologna, che viene considerato sia da Bruno Bonomelli che da Marco Martini (chi altri sennò?) il primo primatista italiano di salto triplo, secondo le confuse tecniche di allora (10,75 nel 1898).

Detto tutto questo, passiamo a raccontarvi un’altra storia fiorentina, stavolta…bucolica.

“I giornali del marzo 1906 si riempirono di comunicati che annunciavano lo svolgimento del primo «gross-country» toscano. La novità era tale, come si vede, che non si conosceva neppure l’esatta grafia di questa nuova corsa podistica in campagna, già in voga da tempo in Inghilterra e in Francia, ed approdata da un paio d’anni, con varie forme, in varie località dell’Italia del Nord. È senza dubbio significativo rileggere alcune delle frasi con cui veniva presentato ed annunciato l’avvenimento sulla stampa cittadina.

“Come nelle altre città…dove questa gara si è svolta con numerosi concorrenti e migliaia di spettatori, è da augurarsi che anche in Firenze questo primo gross-country toscano abbia esito splendido sì da scuotere i nostri ginnasti e podisti dall’apatia che li ha invasi, spingendoliad una vita sportiva più attiva.

“…infatti è meraviglioso l’effetto di vedere una falange di baldi giovani slanciarsi attraverso i boschi, saltare fossi e siepi e sormontare ogni sorta d’ostacoli per raggiungere nel più breve tempo possibile la sommità di una collina,…poiché serve a mettere in evidenza tutte le singole qualità dei concorrenti, anche di quelli che essendo mediocri podisti sono eccellenti saltatori.

“Il merito di mettere in uso anche il Toscana tali utilissime corse fu della Sempre Avanti. La società fiorentina raccolse qualche medaglia, una splendida tracolla d’onore voluta da un comitato di «patronesse» della manifestazione, e numerosi premi in natura messi a disposizione dai commercianti cittadini e messi in palio fra gli arrivati a scelta in base alla classifica conseguita: un metodo, novant’anni fa, probabilmente molto più vantaggioso sia per i partecipanti che per gli organizzatori rispetto ai «premi a sorteggio» che gli organizzatori delle gare dei nostri giorni riservano ai podisti attuali.

“Il regolamento della manifestazione stabiliva il ritrovo dei concorrenti alla Barriera del Pino per le ore 14,30 del 25 marzo; da qui, alle 15, i concorrenti, al passo, avrebbero seguito lo starter lungo il Viale Militare, il Campo di Marte e la via Settignanese fino alla Trattoria di Poggio Gherardo. Era già un bel riscaldamento! Qui lo starter avrebbe concesso ai concorrenti dieci minuti per applicarsi il numero di gara e poi avrebbe dato il via, lungo il percorso che saliva per i campi passando dinanzi alla chiesa di San Martino, per arrivare accanto al Castello di Vincigliata, discendere attraverso la pineta al Piano di Maiano, risalire per le Cave omonime e guadagnare la sommità del Monte Ceceri dove era posto l’arrivo.

“I concorrenti della gara «libera a tutti» potevano seguire il «passo che più fa loro piacere», non dovevano cercare di ostacolare gli altri podisti, e soprattutto dovevano «passare dinnanzi a tutti i controlli che verranno indicati, e gridare a questi il proprio numero». L’iscrizione costava 1 lira.

“Il maltempo portò ad un primo rinvio, poi la prova fu fissata definitivamente per domenica 1° aprile, qualunque fosse il tempo. Nello stesso giorno, fra l’altro, in cui il circa di Buffalo Bill si esibiva al Campo di Marte. Partirono 21 concorrenti, accompagnati da una gran folla che li attendeva già al punto di ritrovo.

“I concorrenti, guadagnato Poggio Gherardo per una fitta boscaglia, presentavansi al controllo del cancello di Vincigliata. Ridiscendevano quindi lungo un altro tratto di boscaglia attraversato da fossi e siepi finché giungevano nel sottostante piano delle cave di Maiano. Salirono poscia alle cave stesse su strada impossibile fra sassi mobili saltando fossi, ruscelli e girendo intorno alla collina poiché spesso si presentavano loro ostacoli imprevedibili.

“All’arrivo i primi tre si presentarono dopo 30 minuti, in gruppo; l’ordine di arrivo fu il seguente:

1. Giusti Antonio, della Sempre Avanti;

2. Alipes (soprannome di Giovacchino Bacciarini), della Sempre Avanti;

3. Barbieri Silvio, spazzino comunale di Firenze;

4. Bongi, della Sempre Avanti;

5. Fanfani Amleto, della Sempre Avanti;

6. Pacini, della Sempre Avanti.

“Quella prima campestre, quindi, fu quasi soltanto una gara sociale della società organizzatrice, con la sola intromissione di un netturbino!”.