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Ma come era l'atletica quasi settant'anni fa? Asterischi riemersi dal 1952 (1) Stampa
Venerdì 09 Aprile 2021 07:37

La nostra redazione è stata tempestata di telefonate negli ultimi giorni, non siamo riusciti a tenerci dietro. Il tutto innestato da un paio di articoli che hanno preso l'abbrivio dalla recente scomparsa di Aldo Bonfadini, un bravo atleta - mezzofondista - che gravitò alla corte bresciana di Sandro Calvesi e della Atletica Brescia1950. Ovviamente le telefonate trasmettevano inflessioni di dialetto di quelle parti: Te ricordet? Te set desmentegat el gnaro...chel sì che l'era fort... Libera interpretazione molto approssimativa di dialetto bresciano che farà inorridire il nostro amico Egidio Bonomi scrittore di commedie e di libri nella lingua autoctona tanto cara ad Angelo Canossi «il poeta della brescianità». Il nostro diligente redattore si è appuntato un po' di queste sollecitazioni e adesso cercherà di trasferirle in qualche annotazione.

Campionati studenteschi - Parecchi i ricordi e tanti i rimpianti per questa che - adesso è il redattore che scrive - è stata, di gran lunga, la più bella manifestazione di sport giovanile che sia stata realizzata nel nostro Paese. I Campionati studenteschi nacquero nel 1950: il 21 ottobre il ministro Guido Gonella rese note le direttive per l'educazione fisico-sportiva per i giovani. Al tempo stesso il sottosegretario alla Pubblica Istruzione, sen. Carlo Vischia, inviò la Circolare  con le modalità dei programmi. I Campionati iniziarono nella primavera del 1951 con la corsa campestre. A Brescia vinse, lo abbiamo già ricordato, Augusto Paterlini. Altrove, dai ragazzini di quella nidiata che vinsero le loro prove ai Campionati provinciali, possiamo estrarre i nomi di Attilio Bravi, cuneese, salto in lungo; Guido De Murtas, bolognese, e Giovanni Ghiselli, novarese, velocisti che in due-tre stagioni sarebbero saliti ai vertici dello sprint italiano; a Pescara,  la campestre e i 1000 metri li vinse Ivo Palleri, che negli anni '90 sarà presidente del Comitato abruzzese della F.I.D.A.L.. Questo per dire di alcuni che hanno lasciato traccia nel nostro sport.

Le finali provinciali erano davvero eventi «globali»: spalti gremiti, tifo alle stelle, i ragazzi e le ragazze (che non gareggiavano ancora) organizzavano il supporto ai compagni impegnati. Era vero sport studentesco, e lì si costruì l'impalcatura dello sport italiano per almeno due decenni. Il 1952 ribadisce la felice scelta. Citazioni: De Murtas fa il bis sugli 80 metri a Bologna; Augusto Paterlini si riprende il titolo di cross; a Cremona, un ragazzino quindicenne salta 1,60 in alto, di nome fa Daniele Parolini, giocherà a calcio, rimarrà nella vulgata popolare come primo moroso di Mina, sì lei, quella di «Il cielo in una stanza» (opera di un altro grande, Gino Paoli), sarà per tre decenni giornalista al «Corriere della Sera»; Attilio Bravi si conferma; altro lunghista a Livorno, Luigi Ulivelli; e a Macerata? un tale di nome Romano Tordelli, poi tecnico di mezzofondo e fondo per tutta la vita: due successi, il cross e i 1000 metri; è Milano che ci offre la «chicca» di uno dei nomi più belli dell'atletica italiana di sempre: Alfredo Rizzo, anche lui stessa doppietta, sarà davvero un «King» del mezzofondo; Modena non sa ancora che un giorno il ragazzo che vinse le due prove di mezzofondo avrà la gioia e l'onore di aver allenato due campioni olimpici di maratona, il suo nome Luciano Gigliotti, i due olimpionici se non li sapete non siete degni di entrare in questo sito; il velocista Ghiselli a Novara si tien stretto il suo alloro di sprinter; a Roma, Enrico Spinozzi par essere buon lunghista ma negli anni a venire sceglierà la strada del mezzofondo; a Savona, con un normale 1,65, iscrive il suo nome Gianmario Roveraro, di Albenga, il primo italiano a superare i due metri; a Varese due nomi: Luigi Gnocchi, che si diletta di salto in alto, poi ottimo velocista, e un lunghista che aveva dei grandi mezzi, Valerio Colatore.

Le mani in tasca - Le proprie, non quelle degli altri. Sentite questa da un giornale bresciano, oggetto l'assemblea dell'Atletica Brescia:«...si iniziava la raccolta delle adesioni. Ciò che veramente piacque fu lo slancio degli atleti, Turcato ed Imbasciati in testa, nel depositare la quota annuale». La presenza degli atleti negli organi rappresentativi vien fatta passare come conquista «democratica» moderna. Beceri modernisti arrossite: nel Consiglio dell'Atletica Brescia 1952 era prevista la figura dei rappresentanti degli atleti, furono Gabre Gabric per le donne, Gino Paterlini per i maschi. C'era anche un giornalista in quel Consiglio: Elio Sangiorgi, responsabile della cronaca sportiva al «Giornale di Brescia», chi lo ha conosciuto ne conserva l'immagine di un gentleman.

Stampa e atletica - Parlando di giornalisti. Scavando nelle classifiche delle corse campestri  bresciane di quell'anno, abbiamo rintracciato un nome, noto sulla piazza: quello di Ubaldo Mutti. Agli inizi degli anni '60, Mutti, insieme ad altro giornalista locale, Giuseppe Valgoglio, diede alle stampe una serie di pubblicazioni sotto il titolo di «Collana Sportiva Bresciana» che avrebbe dovuto comprendere tutti gli sport. I volumetti uscirono come supplemento del periodico «L' Eco di Brescia», che fu pubblicato fra il dicembre 1960 e il giugno 1965, pubblicazione che dedicava parecchio spazio allo sport. Ne abbiamo rintracciati sul calcio, specialmente sulle storia delle amate «rondinelle», sul ciclismo,  e qualche altra disciplina. Abbiamo rintracciato articoli di atletica firmati da Die Nalli, che spese poi tutta la sua vita professionale al «Giornale di Brescia» come cronista di nera. Subito dopo la guerra partecipò con altri amici alla fondazione e redazione di «Brescia Sportiva», da ottobre 1945 a luglio 1947.

Finlandesi e torinesi - In una articolessa precedente ci eravamo salutati con lunghi lanci di dardo ad opera di ospiti finlandesi in terra bresciana (era d'ottobre). Altri finnici, senza copricapi cornuti per fortuna, avevano bighellonato in altre città d'Italia il mese avanti. A Torino 18 settembre, salto in lungo, una delle più belle gare disputate in Italia fino a quel momento per quantità di misure, per i valori di allora: vinse l'insegnante di educazione fisica Jorma Valtonen (7,12), poi in fila Ardizzone (6,98), Bravi (6,91, quattro giorni prima aveva saltato 7,14, miglior prestazione italiana dell'anno, aveva 16 anni...), Nai Oleari (6,90), e....Lui, Primo Nebiolo, allora CUS Torino, con 6.79, che resterà scolpito come suo primato personale per sempre. Dietro Colatorre, 6,62. Nebiolo ebbe la sua miglior stagione: 6,78 anche a Genova (29 giugno) dietro al ragazzino Bravi (6,91), e altre gare finite fra 6,60 e 6,70. Avete fatto caso ai baby atleti del Campionati studenteschi? Ma ce ne fu un altro quel giorno: Giovanni Ghiselli secondo solo al toscano Lucio Sangermano, 11" netti primato personale stagionale. Poi finnici a Roma, mentre noi esibiamo Chiesa (4,15 con l'asta), Consolini (53,54), Carlo Vittori terzo nei 100, tutti 11" netti, lui, Sangermano e Montanari.

Le «Popolari» della rosea Gazzetta -  Quando c'era qualcosa d'altro oltre al «Giro», alle paginate di golf e di vela per accontentare gli amici degli amici. Questa iniziativa fu per molti anni una fucina di futuri ottimi atleti. Curiosiamo in questo 1952. Quattro le discipline: 100 metri, salto in alto, Sfera d'argento (lancio del peso) e Giro del Campanile (corsa fra strada e campi di 2500 metri),  un po' di fantasia anche nelle denominazioni. Quattro semifinali: Milano, Padova, Firenze e Potenza. Luigi Gnocchi, tornato velocista, vinse i 100; i due fiorentini allo spasimo, 11"4, sia per Giampaolo Matteuzzi che per Piero Massai, del quale gia' si disse in una precedente stesura. Dovette attraversare il Tirreno il quarto del Giro del Campanile, veniva di Sardìnnia, era uno scricciolo: di nome faceva Antonio, di cognome Ambu. E sarà quarto anche a Milano nella finale (28 settembre), 'sto omarino riscriverà interi capitoli del fondismo italico dal cross alla maratona e su tutte le discipline lunghe della pista. Tutti lo conoscevano come «il tamburino sardo», non molto originale ma gli rimase incollato per tutta la carriera. Gnocchi, Matteuzzi e Massai, nell'ordine nello sprint: gerarchia di valori rispettata.

Se per caso pensate che non abbiamo più nulla da raccontarvi, vi sbagliate.

Ultimo aggiornamento Venerdì 09 Aprile 2021 20:37