Message
Dany Eynard, di lui si può davvero dire: una vita dedicata all'atletica e a Bergamo Print
Friday, 07 May 2021 09:11

alt

alt

alt

 

Abbiamo ricevuto poco fa dal nostro socio Paolo Marabini:

L’atletica bergamasca è in lutto. All’età di 90 anni ci ha lasciato Dany Eynard, uno dei padri fondatori dell’Atletica Bergamo ’59, ma soprattutto un personaggio che ha speso almeno 70 anni della sua intensa esistenza a favore dell’atletica leggera, in varie vesti: prima atleta, poi allenatore, quindi giudice, ma soprattutto dirigente, ruolo che è culminato con i 29 anni di gloriosa presidenza della stessa società cittadina, di cui era poi diventato presidente onorario quando, nell’aprile 2012, aveva ceduto il testimone al suo “delfino” Dante Acerbis.

Nato il 23 giugno 1930, “Dany” era cresciuto in una famiglia di sportivi artefici delle prime fortune anche di altre discipline. Lo zio Arnaldo fu uno dei fondatori della Federazione Italiana Pallavolo, mentre il padre Giancarlo un pioniere proprio dell’atletica leggera a Bergamo. E fu quindi automatico per il figlio raccoglierne l’eredità. Così, dopo gli anni da atleta - con particolare attitudine per il salto in alto e per gli ostacoli (si vedano le foto he corredano questo ricordo, n.d.r.), nonostante all’età di 15 anni avesse perso la mano sinistra a causa di un tragico incidente – indossò tutti gli altri vestiti.

C’era anche lui il 9 febbraio 1959 quando alla Borsa Merci, nell’allora sede del comitato provinciale del Coni, agli ordini del primo presidente Giuseppe Tombini si accese la fiammella di quella che sarebbe poi diventata una delle società modello dell’atletica italiana, capace di fare incetta di titoli italiani e maglie azzurre come poche altre e di cavalcare un ventennio ai vertici dell’attività giovanile. E c’era di nuovo lui quando, sul finire del 1982, dopo l’improvvisa uscita dai ranghi societari del presidente Mauro Capponi, l’Atletica Bergamo si ritrovò vicina a sparire. Insieme a Giulio Mazza, a Bice Marabini, ad Antonio Grasseni a Giuseppe Mostosi e a un giovane Dante Acerbis, oltre che a un manipolo di giovani allenatori, Eynard raccolse entusiasmo, idee e qualche indispensabile assegno, portando in salvo la società e raccogliendo subito le prime soddisfazioni sul campo. Poche settimane dopo, in seguito alla morte di Mazza, si ritrovò suo malgrado alla presidenza. Ruolo a cui non ambiva, ma che ricoprì appunto per quasi un trentennio, con la sua proverbiale signorilità.

Dalla sua aveva una grande passione e una spiccata conoscenza tecnica derivante anche dai suoi brillanti trascorsi come allenatore, in un’epoca in cui quel tipo di figura non era così diffusa e professionale come oggi. Poi a livello dirigenziale ha ricoperto anche ruoli federali, prediligendo però sempre il lavoro sul territorio, quando peraltro avrebbe potuto aspirare anche a cariche nazionali. Il tutto in parallelo con la sua attività professionale di architetto, specializzato soprattutto nella realizzazione di impianti sportivi. Il fiore all’occhiello resta a tutt’oggi il Palazzetto dello Sport di Bergamo, di cui fu progettista insieme al padre Giancarlo. Ma nella maggior parte degli impianti sorti in provincia – e non solo – nell’ultimo mezzo secolo c’è stata la sua matita.

Con Dany Eynard non ci lascia solo una parte importante dello sport bergamasco. Se ne va soprattutto un gentiluomo: mai una parola fuori posto, mai toni accesi, l’equilibrio e il buon senso come modalità abituali. E in questo momento, se mi è consentito un riferimento personale, mi tengo stretto il privilegio di aver condiviso con lui tanti momenti. E di aver assorbito più di una lezione.

Last Updated on Monday, 10 May 2021 15:15