Messaggio
Franco Giongo: classico bolognese ciarliero e mattacchione, e un po' esibizionista Stampa
Mercoledì 04 Agosto 2021 17:00

Bentornato sulle nostre pagine Alberto Zanetti Lorenzetti, già autore di ricerche interessanti sull'atletica italiana degli esordi, parliamo di fine secolo XiX e primi venti anni del XX. Chiariamo: non era sparito lui, siamo stati noi di questa affollata redazione a tenere in freezer alcune sue ricerche. Che, statene certi, pubblicheremo. A seguire trovate la prima parte di una documentata ricostruzione dell sfide che Franco Giongo, miglior velocista nei primi due decenni del Novecento, affrontò con altri sia italiani sia stranieri. Sarebbe inutile dirlo, ma lo diciamo lo stesso: coloro che vogliono sapere quello che è successo agli albori del nostro sport, da un articolo così hanno solo da imparare.

alt

Campionati italiani 1914: Franco Giongo, a sinistra, e Emilio Lunghi, in un accanito testa a testa

 

Una carriera piena di sfide

di Alberto Zanetti Lorenzetti

Nella lunga storia dell’atletica leggera spesso l’attenzione è richiamata dalle sfide fra i campioni più rappresentativi. D’altronde, da sempre, la rivalità agonistica non solo ha una positiva funzione di stimolo al miglioramento delle prestazioni, ma è anche un ottimo veicolo di propaganda. Negli anni precedenti alla Grande Guerra l’atletica italiana aveva in Franco Giongo l’elemento migliore nel settore della velocità, mentre Emilio Lunghi era l’indiscusso dominatore del mezzofondo: si trattava di due dei pochi personaggi di valore internazionale espressi fino a quel momento dall’Italia. I due non esitarono a confrontarsi con avversari al di fuori dei confini nazionali, ma anche fra di loro. Giongo si esibì in mezza Europa ottenendo lusinghieri risultati sulle brevi distanze, mentre Lunghi, all’indomani dei Giochi di Londra, attraversò l’Atlantico per affinare le doti di mezzofondista. Date le caratteristiche dei personaggi, il terreno di confronto fra i due non poteva che avvenire principalmente sui 400 metri. Il genovese Lunghi ebbe fra il 1908 e il 1909 l’apice della carriera grazie alla medaglia d’argento olimpica degli 800 metri conquistata a Londra e ai brillanti risultati ottenuti l’anno seguente in Nord America, culminati con i primati mondiali degli 800 metri (uguagliato) e delle 880 yarde. Nelle stagioni successive perse un po’ di smalto, restando comunque uno dei nostri atleti di punta, tanto da poter partecipare all’Olimpiade di Stoccolma.

Scrivendo della poco brillante spedizione calcistica capeggiata da Vittorio Pozzo in terra di Svezia, Gianni Brera ebbe occasione di inquadrare il personaggio-Lunghi:“Pozzo spiegherà questa iattura con i dati logistici, come usa da sempre. Lamenterà anche le frequenti apparizioni fra i suoi bravi ragazzi di Emilio Lunghi, il più classico e sciagurato dei mezzofondisti azzurri. Il biondo Lunghi è un genovese di VillanterioÈ già stato secondo a Londra sugli 800 metri. I cronisti nordici lo hanno battezzato l’uomo-cavallo. Correva benissimo, si allenava male. Andava molto volentieri a donne, dalle quali era ricercatissimo, e incitava gli azzurri del calcio a imitarlo. Vittorio Pozzo ne era molto sdegnato. Emilio Lunghi vantava clamorosi successi sulle vichinghe e turbava, secondo Pozzo, i prodi azzurri, malamente deconcentrati da quel gaglioffo. Verrebbe da dirgli: cùntela giusta”.

Franco Giongo, classe 1891, è stato definito “classico bolognese ciarliero e mattacchione”, ma era anche personaggio che non si tirava indietro quando c’era da far polemica. Sugli avversari aveva un grosso vantaggio: gli studi in medicina gli permisero di far tesoro delle tecniche più avanzate dell’allenamento. Raggiunse i vertici della velocità italiana in brevissimo tempo. Nel 1909 era a Milano, dove frequentava il Liceo Manzoni. Iniziò la stagione vincendo i 100 metri del Campionato studentesco meneghino con un modesto 12”2/5, ma ben presto i riscontri del cronometro cambiarono. Dopo essere arrivato al secondo posto ai Campionati regionali lombardi in maggio, preceduto da Giovanni Gama, il 4 luglio a Valenza venne nuovamente battuto sui 100 metri, ma dal novarese Guido Brignone, campione nazionale della distanza. Il 25 luglio a Brescia in Campo Fiera – area non lontana dall’impianto dedicato a Sandro Calvesi, luogo dove Sara Simeoni divenne primatista mondiale di salto in alto, e ancora oggi impraticabile dopo anni di attesa d’esser bonificato dai veleni riversati da una vicina industria – era in programma una gara sui 100 metri che furono ridotti a 95 per le pessime condizioni del terreno negli ultimi metri del rettilineo. Giongo corse in 10”4/5, lasciando Brignone a mezzo metro. Il risultato era tanto clamoroso che venne organizzata la rivincita a fine agosto in una riunione internazionale all’Arena, ma il piemontese marcò visita e Giongo dovette confrontarsi con il campione lombardo Gama, battendolo sui 100 metri in 11”2/5. La settimana successiva a Pallanza eguagliò il primato nazionale correndo in 11” netti ed entrò a pieno titolo nel ristretto numero dei migliori velocisti nazionali. Nelle gare d’attesa dell’arrivo della maratona tricolore all’Arena, il 19 settembre non solo vinse i 100 metri, ma dimostrò di essere anche un buon quattrocentista battendo il torinese Roberto Bacolla.

Il 1910 iniziò con una gara impegnativa: il 2 gennaio a Lido d’Albaro si presentò alla partenza dei 400 metri, indossando la casacca dell’Athletic Club di Torino. Giunse terzo, battuto da Emilio Lunghi e Massimo Cartesegna. Troppo presto per sfidare il genovese su quella distanza che però lo vide maturare rapidamente, tanto che all’inizio maggio a Genova, vinse i Campionati nazionali individuali della Federazione Ginnastica. Per la seconda volta, era il 19 maggio, Giongo e Lunghi si affrontarono, ma sui100 metri. Sulla breve distanza – palcoscenico Piazza d’Armi di Ferrara – fu il genovese a dover soccombere, rimediando un distacco di due metri al traguardo. Da quel momento Giongo iniziò a rivolgere le sue attenzioni all’estero andando a cogliere qualche successo in gare ad handicap in Inghilterra, ma soprattutto vincendo con il tempo di 23” netti il Prix Ravaut a Parigi. Nell’intervallo fra le due trasferte estere vinse ai Campionati italiani i 100 e 400 metri, oltre alla staffetta 4x400 yarde conclusa con tanto di primato nazionale, ma al Velodromo Milanese rimediò una sonora sconfitta nella sfida con l’anziano campione Umberto Barozzi sui 240 metri. Aveva concesso dieci metri di vantaggio al “vecchietto” eporediese. Troppi.

Il confronto fra i due campioni riprese il 12 marzo 1911, a Milano. Al campo dell’Unione Sportiva Milanese Giongo vinse i 100 metri in 11” netti e mise in discussione il predominio di Lunghi sui 400, correndo in 52”3/5. Si mise in testa fin dall’inizio e Lunghi, vistosi battuto, rallentò nel finale concludendo in 54”3/5, per poi andare a vincere la gara dei 400 ostacoli. Un nuovo confronto avvenne a Firenze, il 21 maggio, all’ippodromo della Mulina. Il genovese tagliò primo il traguardo in 54”1/5 distanziando Giongo di 6 metri, ma la sfida al rivale sul suo terreno, i 100 metri, lo portò a rimediare una sconfitta, venendo staccato di due metri. 11”2/5 per il vincitore. Giongo, sfoggiando la sua caratteristica tuta-pigiama, iniziò a gareggiare in mezza Europa: Dublino, Londra, Bruxelles e Marsiglia. Rientrato in Italia fu autore di una doppietta – 100 e 400 metri – ai tricolori di Roma, dove Lunghi saggiamente si impegnò su altre distanze, vincendo i 1000 metri e lasciando abbastanza platealmente la vittoria a Cartesegna nella gara delle siepi, allora lunga 1200 metri. Nei 400 Giongo fu protagonista di una controversa vicenda: dopo aver aderito alla energica polemica dei più forti atleti contro i giudici, culminata con la decisione di boicottare la finale, si presentò alla partenza tra mille discussioni e l’irritazione dei compagni di squadra, cosa che gli diede una facile vittoria, ma pregiudicò lo scontato successo nella staffetta del miglio.

(parte prima - segue)

Ultimo aggiornamento Giovedì 05 Agosto 2021 06:43