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A.S.A.I. rende omaggio a una signora novantenne: il cross dei «Cinque Mulini» Stampa

I soci dell'Archivio Storico dell'Atletica Italiana "Bruno Bonomelli" hanno deciso di rendere omaggio ai novant'anni del cross dei «Cinque Mulini», che si corre ininterrottamente dal 1933 dentro fuori e attorno alla cittadina di San Vittore Olona. Ininterrottamente? Sì, non è mai stata «saltata» neppure una edizione nei tragici anni della barbarie della Seconda Guerra Mondiale, con in più l'oppressione nazi-fascista di queste operose terre lombarde. Dentro, fuori e attorno? Sì, nove decenni hanno prodotto i loro effetti, spesso devastanti, sul territorio: il cemento ha sfregiato campi, cascinali, cortili di campagna, mulini, residui che si ammirano nelle oleografie dei tempi che furono. I tracciati son cambiati per adeguarsi alle mutate situazioni urbanistiche. Una specie di braccio di ferro. Fortunatamente, correre si corre ancora, anche se con molto meno fascino di un tempo. Ma la «Cinque Mulini» è sempre lì, come la torre del Sommo Poeta, ricordate?

"Vien dietro a me, e lascia dir le genti: sta come torre ferma, che non crolla già mai la cima per soffiar di venti; ché sempre l'omo in cui pensier rampolla sovra pensier, da sé dilunga il segno, perché la foga l'un de l'altro insolla". (Purgatorio, Canto V)

Son soffiati venti di guerra, son soffiate crisi economiche, sono esondate le acque dell'Olona, ma la «Cinque Mulini» arriverà domenica alla 90esima edizione. Come rendere omaggio, ci siam detti, a questa bellissima corsa campestre, che per tanti anni fu simbolo unico di questa affascinante disciplina, poi la concorrenza è cresciuta forse proprio per merito loro, quelli della «Sportiva» (1906 la nascita). Abbiamo trovato la risposta nel nostro DNA: noi ci occupiamo dell'atletica d'una volta (e non tutti lo capiscono), come certe osterie un tempo di campagna adesso anche di città, e allora diamo spazio alla «Cinque Mulini» d'una volta. Visto che possiamo permettercelo, grazie al materiale di cui alcuni nostri soci dispongono.

Questa prima puntata la dedichiamo ad un collage di foto delle edizioni degli Anni '40-50. Queste foto hanno una storia. Appartennero alla collezione personale di Giuseppe Italia, cremonese, gran corridore di cross e su strada, una carriera interminabile come atleta e poi bravo allenatore senza tirasela tanto ma andando al concreto. Giuseppe aveva un sodale bresciano, che è stato l'unico, vero, inimitabile cantore della corsa campestre alle nostre latitudini: Bruno Bonomelli, il nostro Maestro. Il raccoglitore (rosso, non è un caso...) delle fotografie di Italia finì nella ricca, vasta, unica raccolta di documenti del maestro di Rovato. Oggi, grazie a fortunato passaggio, fan parte della biblioteca-museo di un nostro socio, che ha deciso di metterle in mostra in occasione del compleanno del cross sanvittorese. Ma non è l'unico materiale che potrete ammirare da qui a domenica. Seguiteci, se volete.

Anni Quaranta: la «Cinque Mulini» sfida anche le bombe

La prima foto qui sotto ci offre i volti dei primi tre classificati della edizione 1943: da sinistra, il cremonese Giuseppe Italia (terzo); al centro Salvatore Costantino, maratoneta napoletano; quindi Osvaldo Marconi, romano, anche lui spesso impegnato nella maratona. Si noti una curiosità: tutti e tre gli atleti son tesserati per lo stesso gruppo sportivo di tre città diverse: Costantino, Vigili del Fuoco Napoli; Osvaldo Marconi, Vigili del Fuoco Roma; Giuseppe Italia, Vigili del Fuoco Cremona.

La foto centrale è, a nostro giudizio, di una bellezza unica. Edizione del 1950, la gara è terminata, ha vinto Giuseppe Italia su Luigi Pellicioli. I due corridori si stringono attorno all'uomo che, con altri, nel 1933 inventò questo cross: Giovanni Malerba.  Alla sua destra Italia, a sinistra Pellicioli, bergamasco nato a Seriate. Attorno l'entusiasmo della gente di San Vittore Olona, giovani e meno giovani. La corsa, il cross era -  dovrebbe essere - la festa della gente, sempre.

Ultine due foto in basso. In quella a sinistra, 19 marzo 1944: Giuseppe Italia tampina Giuseppe Beviaqua all'entrata di un mulino, su cui spicca un dipinto religioso. Se guardate attentamente la foto, potrete notare la differenza di struttura fisica fra l'esile ligure e in nerboruto cremonese: osservate le dimensione delle loro gambe.

A destra, edizione del 1950: Luigi Pellicioli (di fronte) e Giuseppe Italia si scambiano un bacio alla maniera dei compagni comunisti sovietici.

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