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Dalla dittatura di Angiolo Profeti a quella di Silvano Meconi, sempre Toscana fu Stampa

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Quello che segue è il risultato del combinarsi di alcuni «pezzi» di un piccolo puzzle atletico. Giovedì scorso abbiamo pubblicato sul nostro spazio Facebook la copertina dell'opuscolo che celebrava i primi quarant'anni della società A.S.S.I. Giglio Rosso di Firenze. Dominava quella copertina la foto di un lancio di Silvano Meconi (nato a Cortona il 28 ottobre 1931, morto a Firenze il 22 settembre 2005). Su questo si è innestato Carmelo «Meo» Rado, con qualche suo ricordo. Un redattore A.S.A.I ha dovuto garbatamente aggiustare qualche dettaglio, non per far le pulci a Rado, per carità, ma per obbligo di ruolo (siamo o non siamo l'Archivio Storico dell'Atletica Italiana? Dobbiamo essere esatti...). Il tutto ha attizzato la curiosità di un nostro socio che si è subito avventurato nei ricordi del lancio del peso di circa settant'anni fa, metà degli anni '50.

Simpaticamente, ci ha inviato un messaggio che inizia così:" Non sono un nostalgico delle dittature, per carità, aborro qualsiasi dittatura...Mi sono ispirato al titolo che apparve il 29 marzo 1955 nelle pagine di «Sport Italia» sulle quali Bruno Bonomelli pubblicava le sue puntuali e documentate indagini sull'atletica nazionale, non chiacchiere imbellettate. Quel titolo era stato formulato così «Profeti, il dittatore del peso»...". Angiolo, per tutti Angiolone, Profeti, toscano di Castelfiorentino, aveva davvero dominato la specialità degli «uomini catapulta» per un ventina d'anni: a fine stagione 1937, poco più che diciannovenne, era il capolista nazionale con 14.06. Nel 1955 emerse un altro toscano, Meconi appunto. Scrisse Bonomelli:" C'è chi assicura che entro l'anno il primato italiano del getto del peso sarà portato oltre i sedici metri...Chi afferma questo punta in particolar modo su due giovani atleti che nel 1954 hanno fatto notevolissimi progressi. Si allude evidentemente al ventiquattrenne fiorentino Meconi, in un certo senso allievo proprio di Profeti, ed al ventiduenne milanese Monguzzi. I due giovani lanciatori hanno fatto quest'inverno frequenti apparizioni al centro atletico di Chiavari, e di loro si dice un gran bene. Staremo a vedere se veramente il lancio del peso ha trovato anche da noi la sua definitiva sistemazione stilistica con conseguenze misurabili". Monguzzi, di Monza, aveva chiuso il 1954 con 14.81, secondo, vicinissimo a Profeti; Meconi era quarto con 14.49.

Meconi si mise subito in evidenza: ai primi di aprile nel fiorentino Stadio Militare a Campo Marte avvicinò il suo primato, 14.26; Monguzzi rispose da Milano: 14.50; Meconi allungò a 14.70, a Livorno, e poi firmò il suo primo 15 metri esatti a Carrara. Un giornale titolò «Meconi è arrivato al Rubicone (dei 15 m.)». Anche Monguzzi andò oltre: 15.07 a Bellagio il 19 maggio. Dieci giorni dopo, Firenze, ancora Stadio Militare, 15.31 per il toscano, primato stagionale italiano. Il 5 giugno, alla Civica Arena milanese, fiammata d'orgoglio del vecchio Profeti (classe 1918), che mise tutti sull'attenti: 15.04, secondo Meconi 14.84, quarto Monguzzi 14.13. " Credo - scrive il nostro investigatore - che questa sia l'ultima sconfitta subita da Meconi per mano di un atleta italiano. Poi ci vorranno undici anni, fino al 1966 perchè qualcuno ci riesca...". Appaghiamo subito la curiosità: chi fu l'italico «giustiziere» di Meconi nel 1966? Un ragazzone veneto, Flavio Asta, non ancora ventenne, il 9 giugno, a Milano, sopravvanzò il toscano, che un mese dopo, proprio a Firenze, perse anche il titolo italiano per...braccio di Michele Sorrenti.

Come insegna la storia del mondo, tutte le dittature, prima o poi, muoiono. E fu così anche per quella di Profeti. Il 19 giugno, a Bologna, durante la finale del Campionato di società, Meconi spostò in avanti di 39 centimetri e mezzo (non vi sembri strano, era così) il primato nazionale (da 15.425 a 15.82) che il suo conterraneo aveva ottenuto in giugno del 1952, a Milano. Questo fu il primo primato di Meconi dei quindici ottenuti fra il 1955 e il 1960, nove volte in Italia e sei all'estero. Il primo «+ 16» nella cronologia del getto del peso nel nostro movimento atletico arrivò il 10 luglio, nel contesto di un ridotto Grecia - Italia, ad Atene: Meconi fece atterrare la ferrea sfera a 16.05, distanziando il greco Tsakanikas, che si prese la rivincita sfilandogli la medaglia d'argento ai Giochi del Mediterraneo a Barcellona (15.49 per il greco, 15.35 per il toscano).

Quattro giorni dopo, il 14 luglio, Bonomelli scrisse sulla pagina sportiva de «L'Unità»:" Silvano Meconi ha per la seconda volta nella stessa stagione superato il primato italiano del peso. Val la pena di ricordare che ad Atene anche Angiolo Profeti stabilì un nuovo primato della specialità. Fu il 15 ottobre 1950, ed il 15.42 ottenuto allora dal toscano rappresentò una tappa importante nella cronaca dell'atletica leggera italiana. Perchè migliorava un primato detenuto dallo stesso Profeti fin dal 1939. Si sottolineò allora come il Profeti di 32 anni aveva superato il Profeti di 21 anni. Meconi viene da molto lontano. Nel 1950, a diciannove anni, ....(Bonomelli segue i progressi metrici anno per anno, n.d.r.)...La svolta decisiva per il fiorentino era rappresentata dalla vita militare. In una selezione per i campionati internazionali militari, il 18 luglio 1954, egli arrivava di slancio ai m. 13.50. Sfiorava in seguito i 14 metri ai campionati di Seconda Serie, mentre ai campionati assoluti metteva alla frusta il consocio Profeti lanciando a 14.49....Un inverno passato a controllare lo stile sotto la buona guida di Bononcini ed infine le successive esplosioni del 1955....ed infine  il 16.05 di Atene. Che non sarà certo un punto d'arrivo. Lunga è ancora la strada per arrivare alla fama mondiale, ma Meconi, che non ha ancora 24 anni , ci può certamente arrivare".

Il severo commentatore bresciano concluse:" Il primato di Meconi dimostra tre cose: 1) l'atleta non deve demoralizzarsi agli inizi della carriera atletica se i primi risultati sembrano essere insoddisfacenti; 2) la storiella della mancanza di bistecche in Italia negli ultimi quattro secoli è stata inventata da coloro che non avevano pazienza e costanza; da coloro, cioè, che vogliono comperare qualcosa la mattina per rivendere subito al pomeriggio e che vogliono giustificare così la loro inutilità in un mondo inteso socialmente; 3) in atletica lo studio accurato delle tecniche degli altri è alla base di ogni progresso; coloro che vogliono ignorare ciò che si fa al di là delle Alpi, in nome di un malinteso patriottismo, dimostrano invece di non aver coscienza scientifica e di essere semplicemente degli xenofobi".

Lauro Bononcini lo accompagnò in Finlandia - era d'agosto - insieme ad altri atleti su cui la Federazione puntava: il miglior risultato fu un 15.77. Vinse poi varie gare sul patrio suol: la Notturna di Bologna, un' altra gara ad Imola, fino al primo titolo nazionale, sulla pedana della Civica Arena di Milano: fra lui e gli altri un abisso. Nota di colore, direbbe un giornalista: in quella gara da lui vinta, all'undicesimo posto troviamo Carmelo Rado con 11.77. Stesse presenze anche il giorno dopo per la gara di disco: quarto Rado 44.42, decimo Meconi 40.96. In verità, le strade di Meconi e di Rado si erano già intersecate il 19 giugno a Bologna, ma sulla pedana del disco: ottavo Meconi 41.47, nono Rado 39.52, decimo Profeti 39.34, undicesimo Franco Sar 37.47. Semplice curiosità...per quelli curiosi.

Ultimo atto: nella bella città universitaria di Friburgo, il confronto Germania - Italia finì con uno sberlone per noi (127 a 74). Ma Silvanone ce la mise tutta e avanzò di altri 46 centimetri fino a 16.51; perse dal germanico Dieter Urbach che ebbe un solo lancio migliore del suo: 16.65. Si prenderà la rivincita a Roma, il 4 novembre: 16.13 contro 15.85. Nel finale di stagione Meconi ottenne una serie di buoni risultati, a conferma di una acquisita sicurezza su misure di qualità. Nella stagione 1955 gettò il peso diciannove volte oltre i 14.65, su 23 gare disputate (oltre a 12 di disco).

La dittatatura del Gran Ducato di Toscana sul getto del peso nell'atletica italiana non finisce qui...verranno i Marco Montelatici, gli Alessandro Andrei. Altre storie, di modernariato.