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Luigi Ferrario e Alfredo Berra, quando di atletica scriveva chi davvero ne sapeva Print

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Curiosando alla ricerca di «reperti» d’altri tempi, ci siamo imbattuti in un ritaglio del «Corriere dello Sport» di sabato 26 settembre 1953. Archiviato quello che stavamo cercando, abbiamo allungato lo sguardo sul resto. Si riferiva, con ampi spazi, della prima giornata dei Campionati nazionali assoluti allo Stadio Olimpico. Esordio elegiaco di Luigi Ferrario:“Il cielo è un incanto, lo Stadio una meraviglia. L’accurato tappeto del prato fa spicco fra il cemento delle gradinate, il rosso delle corsie, il verde cupo dei sedili, dove potranno prendere posto le 90 mila persone delle quali è capace lo stadio”, «pezzo» di apertura della prima pagina del quotidiano, cinque colonne. Una vera e propria articolessa – come la definirebbero i nuovi filosofi del giornalismo che non c’è, quello delle 40 righe, meglio 38, tanto la gente non legge, ditela giusta: tanto i giornalisti non scrivono – che girava in sesta pagina ed era affiancata da un altro commento di un tale che sapeva cosa era l’atletica: Alfredo Berra. Luigi Ferrario aveva scritto di atletica per la «rosea» per molti anni, e della «Gazzetta» era stato anche direttore dal novembre 1944 al 23 aprile 1945, indicato dai gerarchi fascisti della Repubblica di Salò, che aveva espropriato la testata.

Scorriamo i risultati: toh, guarda chi c’è nei 100, prima batteria Tonino Siddi, con i colori della Brigata Calvesi (Atletica Brescia); in sesta, Carletto Vittori, da Ascoli Piceno, che, vincendo la finale il giorno dopo, confermerà il titolo dell'anno precedente. Che Siddi fosse l’imprevedibile che aveva sempre dimostrato, trovò conferma nel successo anche nella terza batteria dei 400, davanti al trentino Luigi «Gino» Jacob, terzo Filiput. Quest’ultimo corse anche la prima batteria dei 400 con ostacoli. Giuseppe Dordoni gli altri lo videro solo...di schiena; settimo il ventino (scriverebbe Camilleri) Abdon Pamich. Taddia, il bel Teseo dell'atletica italiana, prese a martellate il prato ma dovette tenere a bada il nomade Danilo Cereali che era vicino un paio di palmi; il pavese Alberto Guzzi fece un più che dignitoso, per i tempi, 14.75 nel triplo. Le finali femminili furono preda delle solite note, risultati tecnici per i quali l'aggettivo «modesti» suona ad elogio: Ester Palmesino (alto), Amelia Piccinini (peso) e Edera Cordiale (disco). In queste specialità di lancio fecero capolino i nomi di due atlete che, piano piano, domineranno per parecchi anni: la romana Paola Paternoster e la bergamasca Elivia Ricci, che andrà in sposa ad Edmondo Ballotta, piacentino di Caorso (dove esistono ancora le vestigia di una faraonica centrale nucleare dismessa), discendente di uno dei pionieri sportivi di quella città, il padre Alfredo, suo primo istruttore.

Sui due giri di pista, prima batteria: sesto, Ivo Palleri, di Pescara, spaziava su tutte le distanze del mezzofondo, proprio nel 1953 fu campione nazionale sui 3000 metri siepi; negli anni ’90 fu eletto presidente del Comitato regionale abruzzese. Nella seconda ci son parecchi dei nostri «beniamini» (lo son tutti, in verità): secondo troviamo il ventenne milanese Alfredo Rizzo, al quinto il piacentino Walter Sichel, che ha dato la sua esistenza all’atletica della sua città, prima come atleta, poi come dirigente, allenatore, umile portatore d’acqua; ci fossero in Italia, oggi, qualche decina di Walter Sichel avremmo risolto parecchi problemi del nostro sport. Davanti al piacentino e dietro di lui, due atleti che si conobbero e si frequentarono, almeno sui campi del Piemonte: Enrico Dall’Anese e Giuliano Gelmi. Quarto Enrico, che così entrò in finale, quinto Walter, sesto Giuliano. Estroverso Dall’Anese (che era nato in Francia, a Metz, nel 1929) bazzicò parecchie società sportive piemontesi; altro tipo il bergamasco di nascita Gelmi, che iniziò la carriera a Torino: il primo era alla Libertas, l’altro alla Lancia. Il nostro socio biellese Bruno Cerutti, attento e preciso investigatore dell’atletica sabauda, ha messo insieme una schedina di Dall’Anese e la copia originale dei risultati dei Campionati provinciali 1956: infatti l’atleta quell’anno vestiva i colori dell’Unione Giovane Biella. Nella finale dei Campionati italiani, vinta dal milanese di Desio, Vittorio Maggioni, Dall’Anese chiuse al settimo posto. Se qualcuno, punto da curiosità, vuol saperne di più su di lui, lo rimandiamo ai due documenti elaborati del nostro socio Cerutti, basta far click sopra le carte e si possono tranquillamente leggere.