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Edmondo Ballotta e Giulio Chiesa, duello per quasi un decennio a colpi di pertica Print
Friday, 30 December 2022 00:00

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Queste due foto si collocano nell'anno 1954 e ai Campionati italiani assoluti allo Stadio Comunale di Firenze: quella a sinistra documenta il salto di metri 4,26, che valse a Edmondo Ballotta il nuovo primato italiano e il secondo titolo nazionale (a destra con la maglia tricolore). Sono riprese dal libro di C.E. Baldini «Storia dell'atletica leggera piacentina»

Alcune annotazioni imprecise ricevute sul nostro spazio Facebook ci suggeriscono di tornare su un argomento cui abbiamo dato spazio recentemente: il salto con l’asta in Italia negli anni ’50, protagonisti Edmondo Ballotta e Giulio Chiesa. Chiariamo: ‘sto Facebook – del quale parecchi di noi non sono propriamente dei tifosi mentre qualcuno sembra non poterne più far a meno – diventa spesso una palestra nella quale chiunque si ritiene autorizzato ad entrare liberamente senza chiedere permesso, raccontando – non richiesto – le sue storielle, confidando solo sulla sua non sempre lucida memoria, parlando di sé stesso. A noi piace sentir raccontare episodi dei tempi andati da chi ne è stato protagonista: le testimonianze sono una parte fondamentale del nostro modesto lavoro. E ringraziamo chi – potremmo fare qualche nome – ci fa avere dettagli, fotografie, ricordi. La caratteristica per noi è che devono essere precisi, altrimenti se noi li pubblicassimo acriticamente, verremmo meno allo scopo che ci siamo dati quasi ventinove anni fa nel mettere in piedi questo Archivio storico dell’atletica italiana. Nessuno se ne abbia a male se, d’ora in poi, rimuoveremo dallo spazio cosiddetto «social» commenti e annotazioni non corretti o poco attinenti agli argomenti da noi trattati.

Abbiamo impiegato parte dei giorni natalizi – anche per sfuggire al non sgradevole «supplizio» della tavola – in qualche ricerca sull’atleta piacentino Edmondo Ballotta, collegandolo a quanto abbiamo riportato sul primo 4,20 di Giulio Chiesa (1951). Ballotta era originario di Caorso, non lontano da Piacenza, direzione Cremona, località che qualcuno ricorderà per la costruzione, anni ’70, di una centrale nucleare nella quale fu inghiottita una voragine di miliardi pubblici per poi abbandonarla, anni ’90, a seguito dell’esito di un referendum fra i cittadini: non è mai entrata in funzione, ma ancor oggi se ne possono «ammirare» le fatiscenti strutture. «Mondo», come lo chiamavano tutti, veniva da stirpe sportiva, ultimogenito di una famiglia di atleti: suo padre Alfredo aveva detenuto i primati piacentini degli 800, 1500 e 5000 metri nel 1908-1909; il fratello Luigi nel 1941 quello dei 200 metri con 23”2; l’altro, Carlo, tenne il record dell’asta con 3,20, dal 1939 al 1942, prima che entrasse in scena Edmondo. Il quale, proprio nel 1942, allora ragazzino di 12 anni, saltò 2,60, vincendo la fase provinciale del Gran Premio dei Giovani.

Saltiamo a piè pari tutti gli anni intermedi, perché è del 1954 che vogliamo occuparci, anno nel quale Edmondo ritornò a gareggiare per una società di Piacenza: il G.S. Calzaturificio Diana, sovvenzionato dal cav. Aldo Albonetti, che l’anno prima aveva già fatto rientrare, da Bologna, il campione olimpico Pino Dordoni. Ballotta aveva militato nella Stella Azzurra Parma, solido club atletico. L’annuncio del ritorno a casa dell’astista venne data dal quotidiano «Libertà» nella edizione del 14 febbraio; due giorni dopo la stessa notizia apparve anche sul bolognese «Stadio». Il 5 marzo, sempre il giornale piacentino, pubblicò un colonnino con una fotina di Edmondo e di suo padre Alfredo, imbacuccati per il freddo, nello stabilimento di legnami di proprietà della famiglia: lì dentro erano state costruite attrezzature per consentire all’atleta di allenarsi, un impianto indoor casalingo ante litteram insomma. Nella stessa notizia si diceva anche che Edmondo era “stato affidato alle attenzioni tecniche dell’allenatore federale Calvesi di Brescia”. Ancor più carina la notiziola che il foglio rosa (la carta veniva prodotta nella Cartiera di Toscolano, sul lago di Garda) pubblicò il 14 marzo sotto il curioso titolo «Corri-doio»:” Edmondo Ballotta, il simpatico astista piacentino, è stato visto in questi giorni in allenamento al «Rigamonti» di Brescia, attorniato da una squadra di aspiranti ai quattro metri. E fin qui nulla di strano. Ciò che invece ha colpito una comitiva di studenti milanesi in gita, affacciatasi alla porta dello stadio, è stato «l’ambiente» nel quale il lavoro del saltatore si svolgeva. Poco discosto dai ritti stava infatti accasciato un gruppo di ragazzi in tuta e, mentre alcuni ritmavano il tempo, di un fox, uno, identificato poi per il fratello minore di Tonino Siddi, suonava la chitarra, mentre un altro cantava. Intanto l’allenatore correggeva l’astista. Il tutto faceva molto Volodalen: non vi erano muschio né uccelletti, ma musica allegra che ricreava lo spirito e distendeva i nervi. Non è stato accertato se la scena osservata faccia parte del normale metodo di allenamento bresciano. È dato invece per sicuro che Ballotta è piuttosto grasso e che l’allenatore gli somministra una buona dose di cultura fisica e di progressivi di velocità”. Per quelli a digiuno di atletica chiariamo che Volodalen era, ed è, una località svedese, resa famosa per i metodi di allenamento praticati nella natura da un ex tuffatore, Gösta Olander, che assistette alcune generazioni di fondisti – atletica e sci di fondo – che dominarono la scena internazionale negli anni ’40 – ’50 – ‘60 e anche dopo, e dove si allenarono anche parecchi italiani, Franco Arese e Franco Fava, per citarne due.

Nella città della Leonessa, Ballotta fece il debutto stagionale, il 4 aprile: 4 metri, “nettamente superati – scrisse la «rosea» - facevano prevedere il valicamento dei 4,12, non vi è riuscito per un soffio…”. Edmondo tornò in pedana nella sua Piacenza per la seconda edizione del Trofeo Diana (19 aprile, lunedì di Pasqua): 3,60, 3,80, ancora 4 metri, tutti alla prima prova; rinunciò ai 4,10 per tentare direttamente 4,22 del nuovo primato nazionale, “che fallì tuttavia di pochissimo” scrisse Gian Maria Dossena sulla «Gazzetta». E Renato Morino gli fece eco su «Tuttosport»” …è in forma, non ancora al massimo, certo, ma già in grado di ambire a qualcosa di notevole…l’appuntamento con il record è solo rimandato”.

Ed eccoci al primo faccia a faccia dell’anno: Giulio e Edmondo si trovarono il 16 maggio a Modena, riunione nazionale per il Trofeo Arata: impattarono, primo il finanziere, 4 metri per entrambi, due ore in pedana con un freddo boia. Sette giorni dopo, il 23, allo stadio Comunale di Bologna, fase regionale del Campionato di società, Ballotta “si è confermato in brillantissime condizioni superando agevolmente i metri 4,10 e fallendo di pochissimo il record italiano a 4,22. Alla seconda prova aveva ormai completamente superato l’asticella e soltanto l’avambraccio la sfiorava nella fase discendente”.

Visto il suo stato di forma, Ballotta – con un bel gruppo di altri azzurri – venne mandato dalla F.I.D.A.L. alla importante riunione, con molti dei migliori europei, organizzata dalla Federazione francese allo stadio di Colombes, era il 30 maggio. «Tuttosport» spedì allo Stadio Olimpico del 1924 il suo inviato Renato Morino, il quale, in un lungo articolo che iniziava «di spalla» (in alto a destra, nel gergo giornalistico) in prima pagina, riferì anzitutto del nuovo primato del mondo di Emil Zatopek sui cinquemila metri, l’unico record del grande cecoslovacco su questa distanza: 13’57”2, che aggiornava il precedente (anno 1942) dello svedese Gunder Hägg, un «cliente» di quel Volodalen di cui abbiamo detto. Queste le parole del giornalista torinese dedicate a Ballotta:” …il miglior azzurro è stato Ballotta…il piacentino ha finalmente raggiunto quel traguardo che da due anni «Tuttosport» gli aveva pronosticato: i metri 4,20 nell’asta, eguagliando così il primato nazionale di Chiesa. Ballotta è in forma come mai è stato, tanto che non esitiamo a dire che prima della fine dell’anno raggiungerà i metri 4,30. Ben guidato da Calvesi, Ballotta ha condotto una gara tatticamente giusta iniziando a saltare i metri 3,80 (superati alla prima prova) e rinunciando ai 3,95. Superando, poi, i 4 metri alla prima prova alla pari col cecoslovacco Krejkar. Ballotta si è trovato al comando della gara ai 4,10, che egli superò di slancio al primo tentativo. A questo punto Krejkar era eliminato e non rimaneva a contendere il titolo all’azzurro che il negro Sillon, che avendo superato i 4 metri solo alla seconda prova, si trovava in svantaggio per numero di falli. Anche i metri 4,15 Ballotta li superò alla prima prova e Sillon solo alla terza. Ai 4,20 l’azzurro superò la misura al secondo tentativo e Sillon al terzo; poi entrambi, visibilmente stanchi, tentarono invano di andare oltre. Ballotta risultò così nettamente primo”. Victor Sillon fu un atleta di grande prestigio in Francia dal 1948 al 1960. Era originario della Martinica, territorio francese dell’Oltremare, quindi più che negro, come scrisse Morino, era morettino; nacque a Fort-de-France nel 1927. Dopo una prima esperienza a Bordeaux, vestì sempre i colori del prestigioso Racing Club de France, fondato nel 1882, maglia a strisce orizzontali bianche e azzurre, primo vincitore del campionato francese di rugby (1892, arbitro Pierre de Coubertin). Victor era atleta talentuoso, con primati personali di 15”4 sui 110 ostacoli, 1,90 in alto, 14,66 nel triplo, e concluse la sua carriera di astista con 4,41. Prese parte a tre edizioni dei Giochi Olimpici (1948-56-60), fu quarto ai Campionati d’Europa del 1950, fece parte della Nazionale dei «galletti» 54 volte. È mancato giusto un anno fa (14 dicembre) all’età di 93 anni.

Questo invece il commento di Pasquale Stassano, redattore capo del bollettino quindicinale della nostra Federazione:” Valga l’esempio di Ballotta giunto ai 4,20 del primato italiano con una successione di salti che hanno messo in risalto la generosità dell’atleta impegnato nel suo orgoglio sino al limite della forza e della volontà. Ballotta non si è lasciato impressionare dal francese Sillon, primatista di Francia e quotatissimo astista di valore mondiale, ed ha saputo reagire alla sfortuna che lo ha privato di una prima prova valida ai 4,20 con una «grinta» che è uno dei segni di riconoscimento dei grandi campioni”.

Il 6 giugno Ballotta tornò in pedana a Parma, fase regionale del Campionato di società: 4 metri; il 17 a Carpi: 3,80, come il modenese Carlo Rinaldi. Il 21 partecipò ad una manifestazione benefico-sportiva a Piacenza (si veda la nota nella tabella dei primati, n.d.r.) e confermò il 4,20 di Parigi, ma si trattò di una esibizione e quindi il risultato non fu valido per l’omologazione. Competizioni a raffica: il 27 a Milano, semifinale del CdS, un altro 4,10, davanti a Mario Romeo, primatista negli anni ’40 e ’50 fino all’avvento di Chiesa. Finale (10 luglio) sempre del CdS allo Stadio Olimpico romano: Ballotta “ha sorvolato facilmente i 4,10, ha lasciato Chiesa a 4 metri; non è riuscito per un soffio, a sera, a superare i 4,22…ma non poteva fare meglio, reduce com’era da tre giorni consecutivi di esami all’università…”. Trionfo dell’atletica piacentina: sulla copertina del settimanale «Sport Illustrato» del 15 luglio Pino Dordoni ed Edmondo Ballotta, insieme con Armando Filiput, si dividono lo spazio. Lo stesso settimanale del 22 luglio per la serie «Campioni dello Sport» dedica a «Mondo» l’intera copertina e sulla foto spicca il verde della maglia del Calzaturificio Diana Piacenza. Era un gran momento per Aldo Albonetti, Antenore Negri, Giovanni Veneziani, Mario Vermi, i giornalisti Vincenzo Bertolini e Gaetano Cravedi, gli atleti avevano tifosi al seguito come adesso le squadre di calcio, fatte le debite proporzioni.

La «compagnia degli acrobati» si trasferì a Torino (25 luglio) per il triangolare Italia-Svizzera-Austria: stavolta fu Chiesa che lasciò dietro Ballotta, 4,15 a 4,10. Il 1° agosto, all’Arena di Milano, nacque la Coppa dell’Industria per iniziativa di cinque grandi aziende nazionali (Fiat e Lancia Torino, Redaelli e Pirelli Milano, Lanerossi Schio) e del Calzaturificio Diana Piacenza, che colosso non era ma aveva alcuni campioni da mettere in vetrina. E fu proprio un piacentino a onorare la nuova manifestazione: Edmondo Ballotta appunto. Cosa successe lo lasciamo al racconto di Gian Maria Dossena sulla «Gazzetta dello Sport». “Ai 3,90, dopo la scomparsa di Scaglia, Ballotta si trovò solo in gara. Mise l’asticella a 4,05, e passò al primo salto. Mise a 4,15, e dopo aver fallito il primo tentativo (trascinando l’asticciola, largamente superata, con le mani) effettuò un chiaro passaggio al secondo. Allora suo padre in tribuna e Sandro Calvesi in campo cominciarono a trepidare. Il padre di Ballotta spasimava come lo può un padre che segue il figlio campione nella ricerca di un record; Calvesi come un allenatore che ben conosca le capacità dell’allievo e ne attenda conferma. 4,21: un centimetro sopra il primato italiano dell’asta, che lo stesso Ballotta, unitamente a Chiesa, deteneva. La prima prova fallì. Ebbe successo la seconda, per quanto l’asticella traballasse nel dubbio. Record. Poi i soliti abbracci tra il giubilo e la commozione. Edmondo Ballotta ha dunque valicato, sia pur di un centimetro, i 4,20. Ma è fuor di dubbio che egli vale i 4,30, e mancò di pochissimo i 4,24, ai quali fu vicinissimo al secondo tentativo, fallito unicamente per mancanza di convinzione e trovandosi ormai privo di carica dopo il risultato acquisito. Il piacentino difetta ancora di velocità, anche se ha migliorato notevolmente. Per cui esaurisce la spinta anzitempo, e pur valicando l’asticella si trova ad abbatterla per mancanza di inerzia nel volo. Rispetto allo scorso anno, sotto le cure assidue di Calvesi, ha aumentato di 4 metri la rincorsa, mantenendo lo stesso numero di passi. Dopo la gara di Torino contro Austria e Svizzera, ha allungato di 13 centimetri l’impugnatura (che ancora è bassa, tuttavia), ma potendo svolgere due soli allenamenti. Tenne pertanto, ieri, una via di mezzo tra la vecchia e la nuova. E se ne videro i frutti. Un leggero vento contrario, ai 4,24, lo consigliò a ritornare al precedente metodo”. La seconda parte di questo documentato articolo sembra…scritto da Sandro Calvesi! Ovvio, questi dettagli tecnici solo un allenatore può conoscerli. Quel giorno «Mondo» stabilì due primati personali: quello dell’asta ma anche quello…nel lancio del peso: quinto con 11,73! La Coppa dell’Industria fu vinta dal Gruppo Sportivo Pirelli (che ebbe in campo Consolini e Taddia) su quello della Fiat, il Diana Piacenza finì al sesto posto (sui 5000 terzo fu il non giovanissimo – 38 anni – ma inossidabile cremonese Giuseppe Italia).

E qui noi ci fermiamo, non perché la stagione 1954 sia finita, anzi. Ci furono i Campionati d’Europa a Berna (Ballotta dodicesimo con 4,10, Chiesa non superò la qualificazione alla finale) e l’acuto a fine stagione: 4,26 ai Campionati d’Italia, primato e seconda maglia tricolore. Poi iniziò l’Era Chiesa come potete verificare dalla progressione del primato. Fino a quel maledetto 1956 che tanta amarezza riservò a Edmondo Ballotta e a tutto lo sport piacentino. La prossima volta racconteremo la parte di questa amara vicenda, come noi la conosciamo.

La progressione del primato da Mario Romeo (1942) a Pietro Scaglia (1962)

4,17 Mario Romeo  Zurigo, 23.8.1942
4,20 Giulio Chiesa Roma, 23.9.1951
4,20 Edmondo Ballotta Parigi, 30.5.1954
4,20 Edmondo Ballotta Piacenza, 21.6.1954 (esibizione)*
4,21 Edmondo Ballotta Milano, 1.8.1954
4,26 Edmondo Ballotta Firenze, 3.10.1954
4,28 Giulio Chiesa Thonon-les-Bains, 29.5.1955
4,30 Giulio Chiesa Roma, 4.6.1955
4,31 Giulio Chiesa Budapest, 20.8.1956
4,35 Giulio Chiesa Roma, 7.10.1956
4,35 Edmondo Ballotta Piacenza, 21.10.1956
4,38 Pietro Scaglia Cuneo, 29.7.1962

(*) Dal quotidiano di Piacenza «Libertà» del 22.6.1954:” …simpatica manifestazione ideata e attuata dai Vigili urbani…gesto benefico in favore dell’infortunato del lavoro sig. Maloberti cui sarà possibile ora acquistare un apparecchio ortopedico di protesi”.

 Edmondo Ballotta e Giulio Chiesa a confronto

Numero primati nazionali:

Chiesa 5 / Ballotta 4

Titoli nazionali vinti:

Chiesa 3 (1951-1953-1959)

Ballotta 6 (1952-1954-1955-1956-1957-1958)

Presenze in Nazionale:

Chiesa 19, negli anni compresi fra il 1950 e il 1960, incluse una partecipazione ai Giochi Olimpici (1956) e una ai Campionati d’Europa (1954)

Ballotta 18, negli anni compresi fra il 1949 e il 1958, incluse due partecipazioni ai Campionati d’Europa (1954 e 1958)

Last Updated on Friday, 30 December 2022 17:10