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"Mando stanotte a te e a tutti i tuoi Atleti il segno della mia ammirazione..." Stampa

 

Gardone Gardone
Gardone

Nelle foto: un "ginnasiarca", come li definiva Gabriele D'Annunzio, impegnato in un volteggio alla sbarra sotto l'attento sguardo del maestro Giorgio Zampori davanti alla palazzina del Casinò di Gardone Riviera. A destra in alto: sempre nel giardino del Casinò i protagonisti del ritiro in preparazione dei Giochi Olimpici del 1928. Sotto: componenti della squadra italiana ricevuti da Augusto Turati (al centro con le braccia incrociate), all'epoca segretario del Partito Nazionale Fascista.

 

"...Dopo qualche problema per il reperimento della sede del ritiro, risolto d'autorità da Turati, gli atleti si recarono a Gardone Riviera, alloggiati all'Hotel Bellevue, allenandosi al Casinò Municipale, messo a loro disposizione. La vicinanza fra la sede di allenamento dei ginnasti e il Vittoriale, diede occasione perfino a Gabriele D'Annunzio di uscire dal suo dorato eremo e di far visita ai "ginnasiarchi", come li definiva lui. Il 21 luglio, il Vate è al Casinò e segue un allenamento. Al termine un incaricato del Poeta consegnò al maestro Zampori, "mastro Giorgio" per D'Annunzio, varie bottiglie di vino generoso e un "panrozzo" della terra d'Abruzzo..." insieme a un messaggio firmato Gabriele D'Annunzio, principe di Montenevoso.

Queste righe si possono leggere alle pagine 113 e 114 del libro "Società Ginnastica Bresciana Forza e Costanza 1886 - 1986", edito a Brescia in occasione dei 100 anni dalla fondazione del sodalizio sportivo che teneva bottega nella centralissima via Cavallotti. Le abbiamo rispolverate in occasione della presentazione del progetto "Sognando Olympia 2017" che si è tenuto questa mattina in una sala dell' ex Casinò di Gardone Riviera, ora sede del Consorzio Lago di Garda Lombardia. Torneremo sull'evento con la cronaca nei prossimi giorni. Solo un piccolo risvolto di attualità: al termine della partecipata e seguita presentazione, Ottavio Castellini, a nome dei promotori del progetto, ha consegnato al direttore del Consorzio, Marco Girardi, una grande riproduzione della fotografia che ritrae un ginnasta impegnato alla sbarra, nel giardino del Casinò, sede della preparazione degli atleti selezionati per i Giochi Olimpici di Amsterdam 1928. La stessa foto è qui proposta.

Insieme alle foto, riproduciamo, qui di seguito, il testo scritto da Sergio Giuntini, uno dei più apprezzati storici dello sport italiano, autore di decine di libri e articoli, e socio del nostro Archivio Storico. Il brano è tratto dal libro che Giuntini ha dedicato alla figura di D'Annunzio in rapporto con lo sport. Lo ringraziamo per averci autorizzato alla pubblicazione del suo scritto.

 

"Mastro Giorgio munito di casta bacchetta" e la raccomandazione per i "ginnasti volonterosi"

 Corsa, lancio del disco, pentathlon, pancrazio, alcune delle principali competizioni olimpiche dell'antichità, risuonano in queste reminiscenza dannunziane che riscattano gli appunti piuttosto deludenti del 1895. E di Olimpiadi, moderne stavolta, tornò a occuparsi negli anni Venti del nuovo secolo. Nel 1923 coniò un motto, giocando con il termine latino Fortitudo, per la Federazione Atletica Italiana, l'organismo che curava lo sviluppo di lotta e sollevamento pesi. "Fortitudo acuitur ingenio.Fortitudo arcum intendit. Fortitudo adoler indefessa (Aguzzato è dall'ingegno il vigore. Il vigore tende l'arco. Unisce l'animo il vigore. Indefesso il vigore s'accresce)".

E nel 1928 si allontanò dal suo "Vittoriale" per assistere ai lavori di preparazione collegiale che la nazionale di ginnastica stava svolgendo nella vicina Gardone Riviera - D'Annunzio preferiva chiamarla "Città di Benaco" - in vista dei Giochi di Amsterdam. Con il diretto interessamento del segretario del Partito Nazionale Fascisdta, il bresciano Augusto Turati, gli atleti "azzurri" furono alloggiati all'"Hotel Bellevue" e si allenavano presso il Casinò municipale di Gardone. A condurre le sedute preparatorie era stato chiamato Giorgio Zampori (campione olimpico nel concorso individuale all'Olimpiade del 1920 e a squadre in quelle di Anversa e Parigi), e dopo aver ricevuto una visita del giornalista Orio Vergani, il 21 luglio 1928 fu la volta di D'Annunzio. Egli assistette all' allenamento e al suo termine fece avere a Mario Lertora (oro a squadre ai Giochi Olimpici del 1924) una foto con dedica ("Il suo compagno ginnico" Gabriele D'Annunzio) e a Zampori, da lui ribattezzato "Mastro Giorgio munito di casta bacchetta" (1), questo testo:

"Cari compagni, ho avuto tanta gioia nell'arte vostra, potente come la mia (non vi scandalizzate della mia immodestia) che sarei contento di spartire con voi la mensa. Ma la regola del mio digiuno mi vieta questo fraterno accordo tra pane e sale. Ecco il panrozzo della terra d'Abruzzo ed ecco il vino generoso. Ed ecco il mio vivo cuore che serberà il ricordo della gratitudine".

A Zampori con un messaggio beneaugurante, D'Annunzio riscriss il 24 luglio 1928. Sulla sua carta intestata che portava per motto il fiumano Ardisco non ordisco, vergò le seguenti frasi:

"Mando stanotte a te e a tutti i tuoi Atleti il segno della mia ammirazione e della mia riconoscenza. Salutatemi la grande e nobile Amsterdam. E - come già mi avete promesso - andate in pellegrinaggio rituale a inchinarvi dinanzi alla Ronda di Notte e ai "Sindici della Corporazione de' mercanti drappieri". L'eterna Bellezza presiede anche ai giochi ginnici, più potente di Aethlios ne' nostri riti. Lasciami un indirizzo sicuro del soggiorno ad Amsterdam. Abbraccio nel Maestro tutti gli alunni. Ut validius. Ut velocius".

Ad Amsterdam i ginnasti (Mario Lertora, Vittorio Lucchetti, Giuseppe Lupi, Ferdinando Mandrini, Romeo Neri, Giuseppe Paris, Ezio Rosselli, Mario Tambini) di "Mastro Giorgio" disattesero le aspettative, classificandosi sesti. Il più valido fu il riminese Neri, secondo alla sbarra e quarto nell'individuale e agli anelli. Decisamente meglio fecero le "azzurre", ossia le "Piccole Italiane" di Pavia, che vinsero la medaglia d'argento nel concorso collettivo. Ma quella squadra femminile aveva condotto il suo collegiale conclusivo sull'altro lago, a Pallanza, troppo lontno dal Vate e dai suoi messaggi olimpici. La eco di quei giorni di preparazione a Gardone pare tuttavia riaffacciarsi indirettamente, tramite una lettera di raccomandazione pro Antongini, definitovi "l'atleta che sdegna di mostrare i suoi bicipiti", inviata il 20 maggio 1929 da D'Annunzio ad un alto gerarca fascista di governo. In essa scriveva:

"Caro compagno, io ebbi già l'occasione di chiederti una indulgenza, non consentita dalla Regola, in favore di due ginnasti volonterosi che si dolevano di essere esclusi dalla grande Gara. Erano ottimi entrambi: e si credevan segnati dalla Vittoria. La mia domanda fu da te respinta. Evoco questa disavventura per darti oggi il modo di fare ammenda".

La data della missiva abbastanza prossima agli ultimi Giochi del 1928, la "grande Gara" che non può alludere ad altro che all'Olimpiade, i due "ginnasti volonterosi", sono tutti elementi che rinviano a quell'estate gardesana. D'Annunzio, dunque, si era preso davvero a cuore le sorti degli allievi di Zampori: talmente tanto da ricorrere sino a una delle più discutibili forme di "amichevole" interessamento in uso nella società italiana.

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(1) - Nota del redattore - La dedica dice esattamente " Al sommo ginnasiarca Giorgio Zampori munito - secondo l'Antico - di casta bacchetta - Gabriele d'Annunzio". Ripresa da una foto dell'Archivio Zampori.

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I testi, le foto e le notizie che corredano questo articolo sono riprodotti dalle seguenti pubblicazioni:

Sergio Giuntini - Gabriele D'Annunzio - L'inimitabile atleta -Sport e super - omismo - Bradipolibri www.bradipolibri.it - 2012

Ottavio Castellini, Alberto Zanetti Lorenzetti - Società Ginnastica Bresciana Forza e Costanza 1886 - 1986 - F.Apollonio & C. - Brescia - 1986 www.apollonio.it