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Olimpiadi della Grazia: un "Maggio Fiorentino" tutto dedicato alle donne sportive Stampa

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Le donne, nonostante la decisa avversione del Barone Pierre Fredy de Coubertin, erano state ammesse ai Giochi Olimpici nel 1928, ad Amsterdam, seppure con un programma molto ridotto, solo cinque discipline (100, 800 e staffetta 4 x 100 metri, salto in alto e lancio del disco). Lo spettacolo delle ragazze, stremate, al termine degli 800 metri fornirono rinvigoriti argomenti agli anti-femministi, tanto che il nuovo presidente del C.I.O., il belga Henri de Baillet - Latour, propugnò nuovamente l'idea di escludere le donne dai Giochi. Non se ne fece nulla, ma per vedere un'altra finale olimpica sugli 800 metri bisognerà attendere...Roma 1960! 

La prima grande competizione internazionale per le donne fu organizzata nel Principato di Monaco, dal 24 al 31 marzo 1921, e furono denominati "1er Jeux Féminins". Sempre nel Principato monegasco furono ripetuti anche nel 1922 e 1923.

Le signorine atletiche italiane ebbero il loro primo Campionato nazionale nel 1923, si cimentarono per la prima volta in un confronto internazionale (con le francesi) nel 1927, presero parte ai Giochi Olimpici 1928 con sei atlete e entrarono anche in finale con la staffetta 4 x 100.

Pubblichiamo oggi un lungo e documentato lavoro su una manifestazione internazionale che si svolse in Italia, nel 1931, a Firenze, cui fu dato un nome molto dannunziano: Olimpiadi della Grazia. Lo hanno redatto Gabriele Manfredini e Gustavo Pallicca.

N.d.r.: le didascalie delle foto qui sopra sono pubblicate nel PDF che il lettore trova cliccando su "Leggi tutto".


A qualsiasi settore della vita si guardi la donna nella sua lotta verso l’emancipazione ha spesso incontrato una decisa opposizione da parte del ceto maschile che non sempre ha visto di buon occhio la spinta progressista del gentil sesso.

In alcuni casi, e lo sport fu uno di questi, l’uomo mise in atto una vera e propria crociata anti-femminista, dietro la quale si nascondeva non tanto la paura di perdere una posizione predominante quanto il convincimento che la donna non fosse all’altezza di affrontare le fatiche che l’attività motoria  imponeva.

Lo stesso De Coubertin, che pure nei confronti dello sport ebbe una illuminata lungimiranza che portò alla creazione del movimento che ancora oggi affascina ogni quattro anni il mondo intero, osteggiò in maniera decisa e caparbia l’accesso delle donne ai giochi olimpici.

A cominciare dall’inizio del secolo scorso i movimenti delle donne che rivendicavano il loro diritto allo sport si fecero sempre più frequenti cominciando a interessare l’opinione pubblica e si moltiplicarono gli avvenimenti a carattere sportivo aventi le donne come protagoniste che venivano proposti a sostegno dell’azione rivendicativa messa in atto.

Il tiro con l’arco, il tennis e il nuoto furono i primi sport che fecero breccia nell’ostinata presunzione dell’uomo che rivendicava a sé il protagonismo nell’attività ludico sportiva.

Le ragazze statunitensi del celebre istituto femminile Vassar nei pressi di New York e le partecipanti alla corsa delle Midinettes a Parigi furono le prime che, in alcuni casi inconsciamente, introdussero l’atletica leggera nel panorama delle attività femminili confutando la tesi che voleva l’esercizio atletico dannoso per la grazia femminile.

Le iscritte al Vassar allestirono infatti a partire dal 1895 un complesso di gare che si disputavano in una sola giornata, denominata “Field day”, nella cittadina di Poughkeepsie, fondata dagli indiani d’America e situata a un’ora circa da New York: furono loro, quasi inconsapevolmente, che fondarono la moderna atletica femminile.

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