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Omaggio a Beppe Fischetto, Rita Bottiglieri e Pierluigi Fiorella, tre persone oneste PDF Stampa E-mail

Rita Bottiglieri, Giuseppe Fischetto, Pierluigi Fiorella. Segnatevi questi tre nomi, mandateli a memoria perché sono quelli di persone per bene. Ce ne fossero in questo mondaccio che ci circonda. Compreso quello sportivo, che è sempre più maleodorante: figuri che rubano, che nascondono soldi nei paradisi fiscali, che imbrogliano, o che coprono imbrogli di altri, che vendono candidature in Paesi improbabili dove il denaro è l’ultimo dei problemi, oppure fanno mercimonio in proprio di biglietti delle grandi manifestazioni in combutta con mafie e gangster, addirittura gente ricercata dall’Interpol o che fa parte di «ambìti» elenchi di malfattori ricercati dal FBI.

Ebbene, tutti costoro passano quasi del tutto inosservati; siamo certi che molti di quelli che leggeranno queste righe si chiederanno di chi stiamo parlando, non ne hanno mai saputo nulla. S’informassero un po’ meglio. Mentre invece di Rita Bottiglieri, Giuseppe Fischetto, Pierluigi Fiorella molti hanno sentito parlare e straparlare, si sono formati opinioni distorte, hanno giudicato senza sapere, grazie alla gogna montata da una cricca clerico – giornalistica - sportiva che cercava solo notorietà, nascondendosi dietro «nobili propositi».

Sei anni e mezzo sulla graticola, vilipesi, offesi nell’onore, nella professione, fatti passare per impostori. Ecco: la professione. Beppe, Rita e Pierluigi hanno sempre fatto il loro «mestiere» con passione, rigore, con una intransigenza spesso superiore a quella richiesta. Beppe Fischetto, in particolare, che ha studiato i problemi del doping esaminando, comparando milioni di dati: per sapere, per affrontare un problema, per trovare l’antidoto efficace. Qualcuno di noi dell’A.S.A.I. che ha avuto – la fortuna, sì, la fortuna – di avere contatti continuativi con lui, ne conosce la rettitudine e il rigore che lo ha sempre animato. E vale, ovviamente, per Rita e Pierluigi, che hanno speso le loro vite nello sport, fin da ragazzini, e ne conoscono ogni risvolto.

Crediamo che molti sappiano perché parliamo di loro oggi, abbiamo atteso che la polvere decantasse. La kafkiana vicenda riguarda un giovanotto che è addirittura campione olimpico, una vicenda che dura dal 31 luglio 2012, e che lo portò a una squalifica per pratiche dopanti (provate) di tre anni e mezzo. Senza ombre di dubbio. Poi un seguito più intricato, nel quale son entrati troppi personaggi che cercavano…cosa cercavano? Lo san solo loro. Per noi han fatto il danno del giovanotto e hanno messo a repentaglio la onorabilità di persone oneste. Questi individui possono dire altrettanto di sé stessi?

Martedì, dopo sei anni e mezzo, a Beppe, Rita e Pierluigi è stata restituita, almeno parzialmente, la serenità. Due eventi nella stessa giornata. La mattina, da Losanna, il Tribunale Federale svizzero ha rigettato il ricorso presentato dal «cerchio magico» che sta attorno al giovanotto circa la sua seconda positività (che ha portato a una squalifica di otto anni, decisione del 2016, poco prima dei Giochi Olimpici di Rio). Poco dopo, è rimbalzata da Bolzano la sentenza di assoluzione emessa dalla Corte d’Appello di quella città per Beppe Rita e Pierluigi, sentenza che ribalta quella emessa in primo grado: assoluzione piena, perché il fatto non sussiste.

Ci saranno seguiti? Temiamo di sì, visto il pervicace, ossessivo agitarsi di chi sta attorno al giovanotto. Qualcuno l’ha definita «l’ultima disperata spiaggia». S’arrangino.

Noi siamo felici che tre brave persone abbiano ritrovato un po’ di sorriso, e che possano andare a testa alta. Noi, qui, in questa piccola conventicola che si sforza di voler bene all’atletica «nonostante», non avevamo bisogno della sentenza della Corte d’Appello di Bolzano: abbiamo sempre saputo che Rita, Beppe e Pierluigi erano oneste persone. Francamente, ci risultava troppo difficile credere che erano in combutta con la mafia russa (anche questa fu tirata in ballo, insieme ad altri fantasiosi complotti) per distruggere un povero ragazzo altoatesino.

E poi siamo onorati che Rita e Beppe siano soci dell’Archivio Storico dell’Atletica Italiana «Bruno Bonomelli». Adesso aspettiamo anche Pierluigi fra di noi! In loro onore innalziamo vessilli e canti, concluderebbe Gioanbrerafucarlo. E, scopiazzando, lo facciamo anche noi.